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COME PREVISTO BORIS JOHNSON RISOLVE LA BREXIT SENZA IL PARLAMENTO

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Oltre un mese fa scrivemmo che Boris Johnson stava pensando di spiazzare l’opposizione Remainer ritardando il discorso della Regina, che di solito apre la sessione parlamentare, fino a metà ottobre, quando sarebbe stato troppo tardi per bloccare il processo.

Questo è esattamente quello che sta succedendo. Boris Johnson ha chiesto alla Regina di ritardare il suo discorso tenendolo il 14 ottobre e quindi non lasciando al Parlamento nessuno spazio per contrastare le decisioni del Governo sulla Brexit, che avverrà il 31 ottobre. Questo non significa automaticamente che ci sarà una Brexit senza accordo, ma semplicemente che Johnson potrà definire l’eventuale accordo senza interferenze o lacci dai remainer (detti nei giornali “Rimoaners” Ri-Muguagnatori), oppure potrebbe scegliere anche per nessun accordo. Ufficialmente Johnson ha chiesto il rinvio per avere il tempo di concludere una agenda legislativa complessa ed adeguata ed ha affermato che questa scelta di data non è legata all’hard brexit, ma la coincidenza è sotto gli occhi di tutti ed il Consiglio Privato della Regina, la cerchia dei suoi consiglieri, sta decidendo in merito.

La mossa ha causato letteralmente il panico sia nel Regno Unito, sia fuori. Jeremy Corbyn ha chiesto di incontrare la Reale Maestà per mostrare la contrarietà dei Labour da lui guidati, ed ha minacciato sia iniziative legislative sia un voto di sfiducia a Johnson, contando sul voto favorevole dei remainer conservatori. John Major, l’ex primo ministro conservatore, ha accusato di sopruso Johnson, salvo dimenticarsi che nel 1997 lui fece la stessa cosa per avere il tempo di mettere a tacere un caso di corruzione. In caso di sfiducia poi Johnson può chiedere elezioni anticipate e concludere una forma di accordo con il Brexit Party, portando ai già vincenti conservatori una maggioranza sufficiente a superare ogni opposizione.

Solitamente la Regina non si oppone alle richieste del primo ministro ed il suo discorso viene concordato con lui: in questo caso infatti agisce come sommo organo esecutivo e, nonostante il teorico potere che ancora potrebbe avere, non si distacca dalle indicazioni governative. Quindi la tattica di Johnson, per quanto complessa e fitta di insidie, potrebbe funzionare e sul continente europeo è scoppiato il panico. Senza la quinta colonna parlamentare tutte le possibili pressioni ed i ricatti di Bruxelles vengono a perdere effetto e sul tema Johnson è stato molto chiaro: “Sarò il Regno Unito e non l’Unione Europea ad avere l’ultima parola su accordo o non accordo”. L’estremista europeo Guy Verhofstadt ha affermato che, in caso di applicazione di questa tattica, l’Unione potrebbe interrompere le trattative commerciali, una minaccia equivalente a quella del marito che vuole evirarsi per far dispetto alla consorte tra l’altro già contraddetta dall’atteggiamento della Merkel che si è detta aperta a nuove trattative, anche nel timore di un peggiorare della situazione economica tedesca, già piuttosto critica. Johnson ha poi aggiunto che se non ci fosse accordo lui non verserà i 39 miliardi di sterline , 47 miliardi di euro, che costituirebbero il contributo finanziario inglese alla UE per il prossimo periodo finanziario. Presto sapremo le decisioni del Consiglio Privato circa la data del discorso, mai così atteso. AGGIORNAMENTO : LA REGINA HA ACCONSENTITO AL RINVIO

 


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