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COME LE ISTITUZIONE EUROPEE HANNO FINANZIATO LA TURCHIA DI ERDOGAN: i dati che ogni parlamentare europeo, Presidente compreso, dovrebbe conoscere

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Nel momento in cui si parla si sanzioni alla Turchia di Erdogan per l’invasione  della  Siria del Nord, è giusto chiedersi quali siano stati i rapporti economici fra l’Unione Europea, Banca Europea d’Investimenti e Repubblica Turca, per capire quanti soldi siano stati pagati da Bruxelles ad Ankara in questi anni, nonostante l’evidente involuzione autoritaria del percettore.  Lo facciamo altresì perchè alcuni autorevoli parlamentari europei, Presidente compreso,  in recenti interviste hanno dimostrato di non essere bene a conoscenza di questi flussi finanziari che, vi annunciamo, sono importanti.

Prima di tutto vediamo che la Turchia è stata finanziata dall’Unione europea attraverso vari canali:

  • i fondi IPA, cioè quei fondi che vengono trasferirti a paesi candidati all’entrata nell’Unione e pertanto denominati “Fondi di pre accesso”;
  • i finanziamenti della BEI, Banca Europea d’Investimento;
  • i contributi sotto forma di assistenza ai rifugiati in Turchia;
  • la partecipazione ad altre forme di finanziamento.

I fondi IPA sono contributi erogati a paesi che hanno fatto domanda di acceso l’Unione e dovrebbero facilitarne le trasformazioni economiche, infrastrutturali e giuridiche ritenute necessarie per l’accesso all’Unione. La Turchia ha fatto richiesta di entrata nella Comunità ed ha ricevuto quindi questo tipo di fondi, come si può vedere dalla successiva tabella:

La Turchia, attraverso i  programmi di preaccesso , IPA I ed IPA II, ha potuto veder allocate risorse pari a 10,6 miliardi di euro a proprio favore. Queste somme sono state per la maggior parte effettivamente  spese.  Ad esempio nel caso i IPA I , già concluso, sono stati spesi 2,54 miliardi di euro, mentre IPA II è ancora in corso e non abbiamo ancora dati conclusivi, anche se possiamo affermare che al 31 dicembre 2016 ne erano stati spesi oltre 2,1 miliardi.

Interessante, ed a suo modo ironico, anche studiare la finalizzazione dei fondi stessi. Infatti abbiamo un dato di allocazione tematica dei fondi per i fondi IPA  II che potete vedere nella successiva immagine:

L’Europa ha destinato 954 milioni di euro per la “Democrazia” in Turchia, e questo suona per lo meno ironico in un paese dove i giornalisti vengono arrestati, i quotidiani chiusi e perfino sui social media bisogna stare molto attenti a quello che si scrive, come dimostrano i recenti arresti per le critiche all’invasione della Siria. Allo stesso modo ha destinato 624 milioni al rafforzamento dei principi del diritto , in un paese dove si arrestano i deputati di opposizione.

Fra i vari partecipanti al programma IPA II la Turchia ha fatto la parte del leone

Per dare un’idea di massima il 40% dei fondi totali IPA II sono andati ad Ankara, a cui bisognerebbe aggiungere una fetta dei programmi riguardanti più stati. Per questi motivi  non sarebbe errato ritenere che almeno il 50% sia poi finito ai turchi.

A questi fondi già allocati e spesi bisogna aggiungere i fondi che saranno destinati con il Programma IPA III   e che verranno a pesare  sul periodo finanziario 2021-27. Questi finanziamenti  si annunciano in crescita rispetto ad IPA II del 1,1%, raggiungendo un valore di 12,9 miliardi di euro a prezzi del 2018. Se consideriamo come sono stati poi distribuiti i fondi di IPA II fra i vari stati c’è da attendersi che almeno 6-7 miliardi saranno allocati alla Turchia, tranne che non si intervenga per tempo. 

Come sono stati spesi questi soldi? La Corte dei Conti Europea aveva espresso delle perplessità sulla scarsa trasparenza delle procedure seguite dal governo turco, ed un’indagine del Parlamento Europeo conferma questi dubbi, parlando di una scarsità di dati trasparenti relativi a questi investimenti. Basterebbe vedere cosa è successo alla Democrazia turca, pur così ben finanziata, per capire come qualcosa non deve aver funzionato.

Passiamo ora a considerare la Banca Europea degli Investimenti, BEI. Questa istituzione ha erogato dal 2000 ben 28,9 miliardi di investimenti ad Ankara, di cui 385 milioni solo nel 2018. In questa immagine alcuni dati sia sugli impegni diretti (commitments) sia sulle garanzie concesse dal 2011 al 2015.

Queste risorse sono state investite in progetti infrastrutturali, acceleratori tecnologici  e  piani di risanamento immobiliare, come, ad esempio,  l’adeguamento antisismico degli immobili pubblici ad Istanbul. Sarebbe interessante vedere se progetti simili in Italia  ricevono la medesima attenzione.

Quindi abbiamo i Contributi per i Rifugiati in Turchia, quei famosi soldi concessi in fretta e furia nel 2015 per fermare il flusso di migranti balcanici di cui quasi nessuno voleva prendersi la responsabilità. Si tratta di 3 miliardi per il periodo 2016-17 e 3 miliardi per il periodo 2018-19, per un totale di 6 miliardi.

Infine abbiamo una serie di programmi minori di ricerca finanziati dalla UE ed a cui partecipa anche la Turchia, come ad esempio Horizon 2020, COSME o LIFE.

Con questo articolo speriamo di aver messo in luce quanto il regime di Erdogan, in passato, si sia avvantaggiato dai flussi finanziari provenienti dall’Unione Europea, e quanto questa sia responsabile per non aver vigilato sulla buona destinazione di queste risorse. In secondo luogo poi con questo rispondiamo incuriositi al presidente del Parlamento Europeo Sassoli che, in un convegno, parla di pochi soldi andata a “Programmi per la giustizia”, E no, signor presidente, lei è poco informato: i progetti legati alla “Rule of Law”; come si può vedere dalle precedenti tabelle, sono state solo una cifra minima del totale destinato alla Turchia con IPA II, cioè 625 milioni su 4454 destinati. Il problema è che , forse, il Presidente perde un po’ troppo tempo nella polemica politica ed ha un po’ poco tempo per informarsi sui dati del suo stesso Parlamento.

 

 

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