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Economia

Come il Giappone ha creato un impero mondiale basato sul Gas Naturale Liquefatto

Il Giappone sembrava destinato alla decadenza dopo Fukushima, invece, da quel disastro, ha posto le basi per creare un impero industriale e commerciale legato al GNL che ora domina globalmente

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Ogni sei ore, da qualche parte nel mondo, un carico di gas naturale liquefatto controllato da un’azienda giapponese lascia un porto. Queste navi cisterna, che gestiscono un quarto di tutte le spedizioni di GNL, sono solo la punta dell’impero del gas naturale nesso in piedi del Giappone.

Con il sostegno entusiasta del Governo, il complesso industriale e finanziario giapponese offre ora un pacchetto completo per i Paesi che desiderano sostituire le centrali elettriche a carbone, ormai obsolete e quasi non finanziabili, con il gas: Le sue società di ingegneria forniranno tecnologia e componenti, le sue società di servizi pubblici un po’ di carburante e le banche offriranno finanziamenti. Una visione lucida e di larga veduta che, ormai, sembra impossibile in un’Europa stordita dalle proprie manie.

La mappa mostra i viaggi di navi LNG controllati dalle società giapponesi come proprietario effettivo o parziale da marzo a maggio 2024. Fonte Bloomberg

Il sostegno del Giappone all’industria del gas naturale ha alimentato la rapida espansione del mercato del GNL da 250 miliardi di dollari nell’ultimo mezzo secolo. E mentre gli Stati Uniti e altri esportatori continuano a beneficiare di questa crescita, il Giappone, con poche riserve di gas proprie, si è reso indispensabile in ogni anello della catena di approvvigionamento.

“Il settore non potrebbe essere dove è senza il Giappone”, ha detto Peter Coleman, che ha guidato il principale esportatore australiano di LNG, Woodside Energy Group Ltd., fino al 2021. “Stavano cercando di diversificare in nuovi mercati e di portare nuovi mercati”.
Le principali aziende giapponesi hanno ottenuto almeno 14 miliardi di dollari di profitti dalle loro attività legate al gas nell’anno fiscale conclusosi a marzo, secondo i calcoli di Bloomberg, pari all’incirca ai profitti combinati dei principali produttori di elettronica di consumo del Paese.


Anche le principali banche commerciali giapponesi, le compagnie assicurative, le società di ingegneria e i produttori di acciaio traggono vantaggio dagli interessi nel settore del gas e dalle linee di business correlate, ma non è possibile stimare i contributi specifici ai profitti.

Come altri sostenitori del gas naturale, i leader politici e aziendali del Giappone sostengono che il combustibile svolge un ruolo cruciale nella lotta contro il cambiamento climatico. Essi affermano che il gas può sostituire il carbone, più inquinante, mentre le energie rinnovabili sono ancora in fase di sviluppo. Sulla base di questa convinzione, con abilità e impegno nipponico, hanno costruito un impero economico silenzioso che ora è uno dei domini del mondo dell’energia.

Tuttavia, gli ambientalisti avvertono che ci sono conseguenze a lungo termine: il gas potrebbe non essere solo un ponte verso l’energia pulita, ma diventare una presenza fissa come lo è stato il carbone. Inoltre, nuove osservazioni satellitari indicano che l’industria del gas emette molto più metano di quanto riportato, potenzialmente rappresentando una minaccia immediata per il clima maggiore di quella del carbone.

Fukushima, il disastro che ha fatto partire tutto

Il disastro nucleare di Fukushima, con il blocco di tutti i reattori, è stato alla base della nascita di un vero e proprio impero, e mostra la capacità del Giappone di convertire i disastri in momenti di forza. Con l’arresto di tutti i reattori nucleari le aziende nipponiche si erano trovate costretta a dipendere dal gas naturale liquefatto, di cui erano diventati grandi acquirenti.

Man mano che venivano riavviati alcuni reattori e che il Giappone riorganizzava il proprio settore energetico, queste società si sono trovate in mano da un lato un know how unico sulla realizzazione rapida di centrali a GNL, accompagnato da una capacità industriale sviluppata e da GNL che, in questo momento, era in eccesso.

Questa capacità industriale ha avuto un impego pratico in paesi orientali che avevano una forte domanda energetica forte derivante da un nascente sviluppo industriale. Queste aziende sono entrate in azione in aree come la Thailandia, il Vietnam, le Filippine, il Bangladesh e l’India, dove la domanda di energia era in aumento.

Inpianto eletrrico a GNL di Anegasaki

Produzione, fornitura, finanziamento

Il passaggio all’LNG o l’aggiunta di nuova capacità è molto costoso, e per ridurre i costi per le economie in difficoltà, il governo giapponese ha offerto finanziamenti per investimenti significativi in nuove forniture, terminali di importazione e altre infrastrutture.

In totale, le istituzioni pubbliche giapponesi hanno erogato quasi 40 miliardi di dollari in prestiti per impianti di esportazione di GNL dal 2012, secondo l’analisi del gruppo ambientalista Oil Change International. Il JBIC, il finanziatore pubblico giapponese, è stato uno dei maggiori finanziatori mondiali del gas dopo l’Accordo di Parigi del 2016; da marzo, ha prestato oltre 1 miliardo di dollari per sostenere un progetto di GNL in Australia, un giacimento di gas in Vietnam e turbine di produzione giapponese per un progetto di energia a gas in Messico.

Il JBIC sostiene progetti che contribuiscono alla sicurezza energetica del Giappone, all’Accordo di Parigi e agli obiettivi climatici globali, afferma Kato. E la sostituzione del carbone con il gas ridurrebbe le emissioni di CO2 per Paesi come l’India o l’Indonesia, come è avvenuto negli Stati Uniti negli ultimi due decenni. Questo pensiero ha permesso alle banche giapponesi di sostituirsi alle banche occidentali che non desiderano più finanziare progetti legaati al gas naturale.

Se accetti prestiti giapponesi, poi, ovvimente, sono le società di quel paese a realizzare le opere.  Questa politica di apertura ha permesso alla Japan Organization for Metals and Energy Security, di proprietà statale, di investire direttamente in progetti che non hanno nulla a che fare con l’approvvigionamento interno – un cambiamento radicale, considerando il suo lungo mandato di assicurare le risorse per il Giappone.

Per le aziende giapponesi, tutto questo è stato molto redditizio. Mitsubishi Heavy Industries produce una turbina a gas su tre e vuole guadagnare quote; prevede che le sue entrate aumenteranno nei prossimi tre anni fino alla cifra record di 5,7 trilioni di yen (35 miliardi di dollari), grazie all’aumento della domanda globale di energia. Mitsubishi Corp., una delle principali società commerciali, ricava più di un quinto dei suoi profitti per il 2023 dal settore del gas naturale. Mitsui OSK, già il più grande proprietario di navi LNG al mondo, punta ad aumentare la sua flotta del 50%; Nippon Steel, il più grande produttore di acciaio del Giappone, ha nuovi accordi per la fornitura di tubi. Tutta l’industria giapponese si è mobilitata attorno al GNL,

Sicurezza energetica e spinta all’esportazione?

Per garantire forniture abbondanti, le aziende nipponiche firmano contratti a lungo termine per una certa quantità di volume, spiega Masahiro Naka, vicedirettore della Divisione per lo Sviluppo delle Risorse Energetiche presso il Ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria. “Se non è necessario, allora devono venderlo ad altri Paesi”, ha detto. E incoraggiando l’adozione del GNL altrove nella regione, significa che ci saranno sempre acquirenti desiderosi.

Quando la Russia ha invaso l’Ucraina, i prezzi del gas globali da record sembravano convalidare la strategia. Non c’era abbastanza gas per tutti, e alcune nazioni – in particolare quelle in via di sviluppo – erano alle prese con la scarsità. Mentre il Gruppo dei Sette si impegnava a porre fine agli investimenti nei combustibili fossili, i negoziatori di Giappone e Germania hanno fatto pressione per ottenere una scappatoia per il gas.

E le aziende giapponesi stanno aumentando i loro investimenti all’estero. Jera Co., il principale produttore di energia elettrica della nazione, ha acquistato una partecipazione di 1,4 miliardi di dollari nell’ultimo progetto LNG australiano e ha firmato accordi di fornitura con un impianto statunitense di prossima realizzazione per spedizioni che probabilmente saranno vendute in Europa. Mitsui & Co. ha acquistato un giacimento di gas che alimenterà il Vietnam, un progetto di scisto negli Stati Uniti e ha ricevuto una quota nel nuovo impianto di esportazione di GNL degli Emirati Arabi Uniti.

Attualmente, il Giappone utilizza circa due terzi del GNL che acquista e rivende il terzo rimanente all’estero. Naka del METI ha dichiarato che il Giappone punta a ridurre le importazioni di circa il 15% entro il 2030 rispetto al livello dello scorso anno, anche se ciò dipende anche dalla nuova domanda di centri dati e da altre incertezze. I funzionari governativi e l’industria sostengono che il mantenimento delle forniture di GNL consente al Paese di rimanere flessibile. Inoltre, qualsiasi arretramento potrebbe favorire la Cina, che di recente è diventata il più grande acquirente di GNL al mondo. Per la prima volta quest’anno, gli importatori cinesi avranno più contratti di GNL a lungo termine del Giappone e stanno rapidamente espandendo le operazioni di trading. I cantieri navali della Cina continentale stanno accumulando ordini per nuove navi GNL. L’impero del GNL giapponese è talmente potente da poter aspirare a influenzare la Cina. 

Ora c’è un dibattito su quanto il gas naturale sia più pulito del carbone, ma la cosa appare di scarso interesse a Tokio, dove ormai un sistema ben oliato, basato sul gas naturale, gestisce, finanzia e assicura tutte le fasi del ciclo produttivo: dall’estrazione, al trasporto, alla distribuzione alla generazione elettrica. Il tutto con la grande capacità pratica che sempre hanno dimostrato i giapponesi, poco attratti dalle ideologie, se non quando sono a loro utili.


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