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COLTIVAZIONI BIOLOGICHE? Molto più dannose per il cambiamento climatico

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Uno dei temi ricorrenti della “Green economy”, soprattutto nei paesi europei dove sono utilizzati sistemi di coltivazione intensiva. è che il passaggio da sistemi agricoli intensivi ad altri biologici, più rispettosi dell’ambiente, dovrebbe fornire una via di produzione alimentare coerente con il rispetto degli equilibri ambientali e migliore anche per combattere il cambiamento climatico. Siamo però sicuri che sia così?

Un articolo comparso sul sito del MIT techological review mette fortemente in dubbio questo assunto. In teoria una coltivazione ed un allevamento secondo le tecniche dell’agricoltura buiologica sarebbe in grado di ridurre le emissioni di CO2 del 5% per ogni capo di bestiamo e del 20% per ogni raccolto agricolo. Il problema è che il passaggio ad una produzione biologica verrebbe a tagliare la resa dei raccolti del 40%. Questo richiederebbe o un aumento delle importazioni di prodotti agricoli, oppure l’ampliamento notevole dei terreni coltivati. Ingrandire le aree destinate all’agricoltura o all’allevamento significherebbe infatti tagliare boschi con alberi ad alto fusto, i migliori deposito e sistema di assorbimento del corbonio atmosferico, e questo significherebbe un aumento complessivo delle emissioni di anidride carbonica del 21%.

Se poi consideriamo le singole componenti dell’ipotetica riduzione dell’emissione di CO2 dalla coltivazione biologica, se questa può essere reale per l’agricoltura, dove l’implementazione dette tecniche di rotazione delle coltivazioni e della fertilizzazione con ricavati dalle deiezioni animali può effettivamente portare ad un sensibile risparmio nell’emissione di anidride carbonica rispetto all’utilizzo di nitrati derivanti dall’industria chimica, al contrario per quanto riguarda l’allevamento l’utilizzo delle modalità di ingrassamento naturale verrebbero a significare un ciclo di vita del bestiame molto più lungo, ma questo vorrebbe dire anche maggiori emissioni di metano dagli animali stessi e quindi un bilancio in CO2 dubbio.

Quindi la scelta di un’agricoltura più sana dovrebbe essere fato solo per motivazioni di carattere salutistico, considerando che questo potrebbe addirittura convertirsi in  un danno per l’ambiente.

 


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