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Difesa

Crisi Taiwan: la Cina “spia” l’esercitazione Han Kuang 41 con 60 aerei e 10 navi

La Cina intensifica la pressione su Taiwan: 60 aerei e 10 navi spiano l’esercitazione Han Kuang 41, simulazione di difesa contro Pechino. Rischio conflitto e reazioni internazionali.

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Il 17 luglio, le forze armate cinesi hanno iniziato  una significativa operazione di monitoraggio attorno a Taiwan, inviando quasi 60 aerei e 10 navi per raccogliere informazioni sulle tattiche militari taiwanesi, impegnate nell’esercitazione Han Kuang 41.

Il Ministero della Difesa Nazionale di Taiwan ha rilevato queste attività alle 6 del mattino, segnalando che 45 dei 58 velivoli hanno superato la linea mediana e sono entrati nelle Zone di Identificazione di Difesa Aerea (ADIZ) di Taiwan.

Manovre provocatorie e sorveglianza aerea

Ore prima, un aereo da ricognizione cinese Y-8 era stato avvistato a 5.000 metri vicino all’isola remota di Dongsha, una “seria provocazione alla sicurezza nazionale di Taiwan”. Queste manovre militari cinesi sono ormai una routine, con Pechino che impiega quotidianamente aerei e navi per sondare le difese dell’isola, incrementando costantemente frequenza e portata delle operazioni.

 

Dal 2022, la Cina ha intensificato la pressione, inviando flotte di caccia, bombardieri e aerei da ricognizione. Nell’ottobre 2024, un record di 153 aerei è stato osservato durante l’esercitazione cinese “Joint Sword-2024B“, e a novembre 41 aerei hanno nuovamente superato la linea mediana dello Stretto di Taiwan. Questi incidenti non sono isolati; nel 2023 e 2024, le autorità taiwanesi hanno regolarmente segnalato gruppi di 20-60 aerei che violavano l’ADIZ. Le azioni cinesi durante le esercitazioni Han Kuang di Taiwan sono particolarmente degne di nota, utilizzate per raccogliere informazioni e esercitare pressione psicologica.

Chengdu J10C uno dei mezzi cinesi coinvolti

Han Kuang 41: la risposta di Taiwan

L’esercitazione Han Kuang 41, dal 9 al 18 luglio, è la più ambiziosa di Taiwan, progettata per simulare scenari di conflitto reali e difendersi da sbarchi anfibi, attacchi aerei, cyberattacchi e tattiche di “zona grigia” cinesi. Include simulazioni di un’invasione su vasta scala, con un’enfasi particolare sul 2027, anno legato a importanti traguardi strategici per la Cina, come il centenario dell’Esercito Popolare di Liberazione e il potenziale quarto mandato di Xi Jinping.

 

L’esercitazione ha simulato la difesa di porti e spiagge chiave contro assalti anfibi e attacchi aerei, con le forze taiwanesi che hanno praticato la dispersione di beni militari e l’uso di sistemi di difesa aerea. Sono state incluse simulazioni di cyberattacchi e campagne di disinformazione, ponendo enfasi sulla protezione delle infrastrutture critiche e sul contrasto alle operazioni psicologiche.

Anche le provocazioni della “zona grigia” cinese, come le azioni della guardia costiera, sono state ricreate per testare le risposte a tensioni al di sotto di una guerra aperta. La mobilitazione ha coinvolto oltre 22.000 riservisti, un numero record rispetto ai circa 150.000 militari attivi di Taiwan.

L’esercitazione ha coperto l’intera isola, incluse le isole Penghu, Kinmen e Matsu, utilizzando armamenti avanzati come i sistemi HIMARS e i missili di difesa aerea Tien Chien II, evidenziando l’impegno di Taiwan nella modernizzazione della difesa.

Tien Chien II

Reazioni internazionali

La comunità internazionale ha reagito alle provocazioni cinesi. Gli Stati Uniti, storico alleato di Taiwan, hanno condannato le manovre cinesi come “illegittime” e “irresponsabili” tramite il Dipartimento di Stato il 5 luglio 2025, esortando la Cina ad evitare azioni che minacciano la pace nello Stretto di Taiwan. Gli USA hanno riaffermato il loro impegno a sostenere Taiwan contro le pressioni militari, economiche e diplomatiche di Pechino.

Il Giappone, la cui sicurezza è strettamente legata alla stabilità regionale, ha espresso preoccupazione ancora maggiore. Nel suo rapporto annuale sulla difesa, pubblicato il 15 luglio 2025, il Ministero della Difesa giapponese ha definito l’aumento dell’attività militare cinese come “la più grande sfida strategica”, notando un triplicarsi dei transiti navali cinesi vicino alla costa sud-occidentale del Giappone.

L’Unione Europea, pur non avendo rilasciato una dichiarazione specifica sull’esercitazione Han Kuang 41, ha espresso in precedenza preoccupazione per la stabilità nello Stretto di Taiwan.

A marzo 2025, i diplomatici del G7, inclusi i paesi europei, hanno condannato le “azioni illegali, provocatorie, coercitive e pericolose” della Cina nella regione, segnalando una preoccupazione condivisa. Anche l’Australia ha espresso preoccupazione per l’attività militare cinese, ma ha dichiarato che non si impegnerebbe in anticipo ad inviare truppe in caso di conflitto.

Queste reazioni internazionali evidenziano il delicato equilibrio che le potenze globali cercano di mantenere nello Stretto di Taiwan, privilegiando un approccio diplomatico per preservare la pace.

Molti danno ormai per scontato uno scontro per il controllo di Taiwan. Se mai accadrà non sarà una passeggiata militare, ma una dura campagna che arriverà a coinvolgere anche la Cina continentale, con ricadute tutt’altro che prevedibili.


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