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Non solo Neuralink: la Cina lancia la sfida a Elon Musk. Uomo paralizzato torna a “vivere” con un chip nel cervello
Mentre Musk testa Neuralink, la Cina compie il miracolo: un uomo paralizzato gioca a scacchi con la mente. L’impianto è grande la metà. Scopri la tecnologia che sta scatenando la nuova corsa al futuro.

Quando si parla di interfacce cervello-computer (BCI), il pensiero corre quasi istantaneamente a Neuralink di Elon Musk, il progetto avveniristico che promette di fondere la mente umana con l’intelligenza artificiale. Ma l’orizzonte tecnologico è ben più vasto e competitivo di quanto si possa immaginare. Mentre il mondo osserva i progressi americani, dalla Cina arriva una notizia dirompente che sposta gli equilibri della corsa al futuro: un uomo, completamente privo degli arti da 13 anni, oggi può giocare a scacchi e a videogiochi di corse usando esclusivamente la forza del suo pensiero.
Questo non è un estratto da un romanzo di fantascienza, ma il risultato del primo trial clinico su un essere umano di una BCI (interfaccia cervello computer) invasiva in Cina. Un evento che segna un punto di svolta, trasformando una tecnologia confinata nei laboratori in un’applicazione clinica concreta e proiettando la Cina come secondo Paese al mondo, dopo gli Stati Uniti, a raggiungere questo stadio avanzato. La notizia è riportata dall’agenzia Nuova Cina.
Il dramma e il miracolo: una nuova speranza da Shanghai
La storia ha del miracoloso. Tredici anni fa, la vita del paziente è stata stravolta da un incidente con corrente ad alta tensione che gli ha causato la perdita di tutti e quattro gli arti. Una condizione di immobilità totale che sembrava senza speranza. A marzo 2025, un’equipe di scienziati del Center for Excellence in Brain Science and Intelligence Technology (CEBSIT) e di chirurghi dell’Huashan Hospital di Shanghai ha impiantato un dispositivo BCI nel suo cervello.
Da allora, l’impianto ha funzionato in modo stabile, senza infezioni o guasti. Il risultato? L’uomo è in grado di tradurre i suoi pensieri in comandi digitali, controllando un computer per attività complesse come una partita a scacchi. Un salto quantico non solo per lui, ma per milioni di persone affette da lesioni spinali complete, amputazioni o sclerosi laterale amiotrofica (SLA).
La tecnologia cinese: più piccola, più veloce
La vera notizia, in un’ottica di competizione tecnologica ed economica, risiede nei dettagli del dispositivo cinese. Secondo Zhao Zhengtuo, capo del team di ricerca, l’impianto ha un diametro di 26 mm e uno spessore inferiore a 6 mm – grande quanto una moneta e circa la metà delle dimensioni del prodotto sviluppato da Neuralink.
Ma non è solo una questione di dimensioni. Il sistema si basa su elettrodi neurali ultra-flessibili, sottili al punto da misurare appena l’1% del diametro di un capello umano. “Questo permette alle cellule cerebrali di percepire a malapena la loro presenza, minimizzando il danno al tessuto cerebrale,” spiega Zhao. Questi elettrodi riescono a catturare segnali neurali con una stabilità e una chiarezza senza precedenti.
L’intero processo, dalla lettura del segnale cerebrale alla sua decodifica in un comando, avviene in poche decine di millisecondi. Più veloce di un battito di ciglia. Per comprendere la portata di questa tecnologia invasiva, il team usa un’analogia efficace: “È come ascoltare una partita di calcio. Le BCI non invasive sono microfoni fuori dallo stadio: senti i boati ma non capisci l’azione. Quelle invasive sono microfoni addosso ai giocatori: senti ogni parola, capisci ogni dettaglio del gioco”.
La corsa al mercato e il futuro dell’interazione uomo-macchina
L’intervento chirurgico, eseguito con tecniche di microchirurgia e navigazione ad altissima precisione, è stato accurato al millimetro, riducendo i rischi e i tempi di recupero. Il team spera di poter lanciare il sistema sul mercato entro il 2028, una volta ottenute le approvazioni normative.
Il prossimo passo è già delineato: permettere al paziente di controllare un braccio robotico per afferrare oggetti, come una tazza, e in futuro comandare dispositivi complessi come cani robotici o robot umanoidi. L’obiettivo non è solo restituire la mobilità, ma espandere i confini della vita per chi è imprigionato nel proprio corpo.
La sfida a Neuralink è lanciata. Non si tratta più di un monologo tecnologico americano, ma di un dialogo – o forse di una competizione serrata – tra due superpotenze. Una gara che, al di là dei vincitori, promette di accelerare una rivoluzione che cambierà per sempre il significato di disabilità e il rapporto tra l’uomo e la macchina. Probabilmente nei prossimi dieci, venti anni cambieremo completamente il modo con cui interagiamo con la tecnologia.
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