Analisi e studi
Cina: segnali economici contrastanti, fra inflazione in caduta ed export in crescita
La Cina manda dei sgnali economici contrastanti in questi primi giorni del 2024, con uno sviluppo della sua competitività internazionale, ma un raffreddamento dei prezzi interni che mostra una domanda interna ancora debole.
Export in crescita, ma il mondo rallenta
Le esportazioni dalla Cina sono cresciute del 2,3% su base annua, raggiungendo i 303,6 miliardi di dollari nel dicembre 2023, dopo il +0,5% del mese precedente e battendo le previsioni del mercato che prevedevano una crescita dell’1,7%.
Si è trattato del secondo mese consecutivo di aumento delle esportazioni, segno che il commercio globale sta iniziando a riprendersi. Tra i principali partner commerciali, le esportazioni sono diminuite verso il Giappone (-7,3%), la Corea del Sud (-3,1%), l’Australia (-12,4%), Taiwan (-3,0%), gli Stati Uniti (-6,9%), l’UE (-1,9%) e i paesi ASEAN (-6,1%). Per l’intero anno 2023, le esportazioni si sono ridotte del 4,6% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 3,38 trilioni di dollari, il primo calo dal 2016, invertendo la crescita del 7% registrata nel 2022, a causa dell’indebolimento della domanda globale.
Ecco il relativo grafico:
I due mesi di aumento vengono dopo sei mesi di forte decrescita, per cui sono un rimbalzo quasi attesso. Comunque la domanda globale rimane molto bassa e quindi non è detto che la crescita cinese possa essere trascinata dall’export come accadde in passato.
Terzo mese successivo di deflazione, domanda interna debole
I prezzi al consumo in Cina sono scesi dello 0,3% a/a nel mese di dicembre 2023, segnando il terzo mese consecutivo di calo, la striscia più lunga dall’ottobre 2009, quando pesava la grande crisi finanziaria.
I dati sono stati inferiori alle previsioni del mercato che prevedevano un calo dello 0,4% e si sono moderati rispetto al calo più forte degli ultimi 3 anni, pari allo 0,5%, registrato a novembre; i prezzi dei prodotti alimentari hanno registrato il calo più contenuto da settembre (-3,7% contro il -4,2% di novembre) grazie al calo dei prezzi della carne di maiale.
Nel frattempo, l’inflazione non alimentare è aumentata (0,5% vs 0,4%), in quanto i costi hanno continuato a crescere per l’abbigliamento (1,4% vs 1,3%), l’abitazione (0,3% vs 0,3%), la salute (1,4% vs 1,3%) e l’istruzione (1,8% vs 1,8%); mentre il calo dei prezzi dei trasporti si è leggermente attenuato (-2,2% vs -2,4%).
I prezzi al consumo core, che escludono i prezzi degli alimenti e dell’energia, sono aumentati dello 0,6% a/a a dicembre, come nei due mesi precedenti, mostrando una limitata, ma presente, dinamica salariale.
Per l’intero anno, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,2%. Su base mensile, l’IPC è aumentato dello 0,1%, segnando il primo aumento in tre mesi, ma al di sotto del consenso che prevedeva un aumento dello 0,2%.
Ecco il relativo grafico
Aggiungiamo l’informazione dei costi alla produzione, che segnano l’ennesimo mese successivo di calo:
La Cina ha, evidentemente, un problema di consumi interni che non sono ancora a un livello tale da portare a una stabilità dei prezzi e da guidare la crescita economica. Il governo ha preso diverse misure per sollevare questa domanda, ma, evidentemente, non hanno ancora avuto l’effetto sperato, anche perché la congiuntura internazionale non lo aiuta. Probabilmente vedremo in futuro altre forme di stimolo, anche se i problemi iniziano a essere un po’ troppo radicati per essere risolti con dei semplici stimoli monetari.
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