Analisi e studi
Cina: quattro grandi banche aumentano assieme il capitale. Regia dello Stato per evitare “Momenti Lehman”
Quattro grandi banche cinesi hanno lanciato una ricapitalizzazione complessiva per 72 miliardi di dollari. Una cifra enorme, per cui sono pronti già i fondi, e che serve a rafforzare il sistema creditizio in attesa dei dazi di Trump

In una mossa che segnala la crescente preoccupazione ai vertici del potere cinese per la tenuta del sistema economico e finanziario, quattro delle più grandi banche statali del Paese – Bank of China (BOC), Bank of Communications (BoCom), Postal Savings Bank of China (PSBC) e China Construction Bank (CCB) – hanno annunciato un maxi-aumento di capitale combinato per la cifra sbalorditiva di 520 miliardi di Renminbi (circa 72 miliardi di dollari USA).
La notizia, diffusa tramite comunicati alle borse valori, non lascia dubbi sulla regia dell’operazione: il Ministero delle Finanze di Pechino figurerà tra i principali sottoscrittori, confermando la natura statale e diretta dell’intervento.
Questa massiccia iniezione di liquidità, tutt’altro che ordinaria amministrazione, mira a rafforzare il cosiddetto “Core Tier 1 Capital” degli istituti coinvolti. Si tratta di un indicatore fondamentale della solidità patrimoniale che le autorità di regolamentazione utilizzano per monitorare e limitare l’eccessiva leva finanziaria.
In sostanza, Pechino sta irrobustendo le fondamenta delle sue principali banche, che complessivamente gestivano già capitali per circa 10.000 miliardi di Rmb (dati a giugno scorso), per preparararle ad affrontare le tempeste economiche che si addensano all’orizzonte.
Il Governo Cinese e il PCC: Stabilità Economica come Priorità Assoluta
Questa operazione non è un fulmine a ciel sereno, ma l’ennesima dimostrazione dell’attenzione spasmodica del Partito Comunista Cinese (PCC) e del governo centrale sulla stabilità economica, considerata pilastro fondamentale della legittimità politica.
Da settembre dello scorso anno, infatti, Pechino ha varato una serie di misure di sostegno volte a restaurare la fiducia in quella che è ancora, nonostante tutto, la seconda economia mondiale. Tagli ai tassi sui mutui, interventi per sostenere il mercato azionario (che infatti ha visto l’indice CSI 300 guadagnare oltre il 10% nell’ultimo anno dopo anni di declino), e ora questa imponente ricapitalizzazione bancaria: sono tutti tasselli di una strategia volta ad evitare che le difficoltà congiunturali si trasformino in una crisi sistemica.
Le preoccupazioni sono tangibili e molteplici. La Cina si trova a fronteggiare lo spettro della deflazione, con prezzi al consumo stagnanti o in calo, sintomo di una domanda interna pericolosamente debole. I consumi stentano a ripartire, ancora scottati dagli effetti della crisi immobiliare che imperversa ormai da quasi quattro anni. E proprio il settore immobiliare resta la spina nel fianco più dolorosa: i prezzi delle nuove case continuano a scendere (dati di febbraio) e gli investimenti nello sviluppo edilizio sono crollati del 10% rispetto all’anno precedente. Secondo stime dell’Ufficio Nazionale di Statistica risalenti al 2023, gli sviluppatori immobiliari cinesi avrebbero accumulato passività per l’incredibile cifra di 12.000 miliardi di Rmb. Un fardello enorme che minaccia di travolgere non solo il settore stesso, ma l’intera economia.
L’Intervento della PBOC (Indiretto) per Evitare Crisi Finanziarie
In questo contesto, le grandi banche statali si trovano sotto una pressione crescente. Da un lato, devono sostenere l’economia reale erogando credito, come richiesto dal governo per stimolare la crescita. Dall’altro, vedono i loro margini di profitto erodersi.
Il margine di interesse netto (NIM), un indicatore chiave della redditività bancaria, è sceso per molte di esse. Bank of China, ad esempio, ha visto il suo NIM calare all’1,4% lo scorso anno, dall’1,59% dell’anno precedente, mentre per Bank of Communications si è ridotto leggermente all’1,27%.
Sebbene l’attore principale in questa specifica operazione di ricapitalizzazione sia il Ministero delle Finanze, l’obiettivo strategico è chiaramente allineato con il mandato primario della People’s Bank of China (PBOC), la banca centrale cinese: prevenire una crisi finanziaria sistemica e garantire la stabilità. L’iniezione di capitale serve proprio a questo: dare alle banche maggior capacità di assorbire potenziali perdite derivanti dai crediti deteriorati (in particolare nel settore immobiliare) e, al contempo, metterle in condizione di continuare a finanziare l’economia senza incorrere in rischi eccessivi. È un intervento preventivo, orchestrato dal governo centrale con la benedizione implicita della PBOC, per evitare che le difficoltà del mattone contagino fatalmente il sistema creditizio.
La determinazione del governo è stata ribadita anche durante l’importante riunione politica tenutasi recentemente, dove è stato fissato un obiettivo di crescita del PIL del 5% per il 2025 – un target ambizioso date le circostanze – e dove si è dato il via libera all’emissione di 500 miliardi di Rmb in obbligazioni speciali destinate proprio a finanziare queste iniezioni di capitale nel settore bancario. Una strategia pianificata ai massimi livelli, che dimostra la consapevolezza della gravità della situazione.
Venti Contrari e Dubbi sulla Sostenibilità
A complicare ulteriormente il quadro si aggiungono le tensioni commerciali, in particolare con gli Stati Uniti.
Le esportazioni cinesi, che lo scorso anno avevano rappresentato un motore importante per la crescita mentre il mercato immobiliare interno affondava, si trovano ora a fronteggiare nuovi dazi imposti dall’amministrazione USA (il testo originale menziona un raddoppio recente, presumibilmente riferito a dinamiche precedenti all’attuale data).
Come sottolineato dagli analisti di S&P Global, le iniezioni di capitale serviranno anche a “incrementare la disponibilità di fondi per sostenere la crescita del Paese in presenza di venti contrari tariffari”, ricordando che le “megabanche giocano un ruolo importante nel sostenere le iniziative sociali ed economiche del governo tramite prestiti a settori promossi dalla politica”.
Resta da vedere se questa massiccia iniezione di fondi pubblici sarà sufficiente. È innegabile che il governo cinese e il PCC stiano mettendo in campo risorse enormi per evitare il collasso e mantenere la rotta della crescita. Tuttavia, il mercato immobiliare mostra pochi segni di ripresa reale e la fiducia di consumatori e imprese rimane fragile. L’intervento statale può certamente tamponare le falle e fornire liquidità, ma può sostituire una ripresa organica della domanda e della fiducia? È una cura efficace o solo un potente palliativo che rimanda la resa dei conti?
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.

You must be logged in to post a comment Login