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Cina: l’economia rallenta. Crollo record degli investimenti, produzione industriale frenata

Dati allarmanti da Pechino: crollano gli investimenti fissi (-1,7%) e la produzione industriale frena (+4,9%), mancando le stime. La domanda interna non riparte nonostante gli stimoli da 1 trilione.

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L’avvio del quarto trimestre 2025 non porta buone notizie da Pechino. I dati macroeconomici di ottobre segnalano un raffreddamento dell’attività economica più marcato del previsto, con due indicatori chiave che suonano come campanelli d’allarme: un crollo senza precedenti degli investimenti e una crescita della produzione industriale più lenta del previsto.

Mentre gli analisti si aspettavano una continuazione del (già moderato) slancio, i numeri pubblicati venerdì dall’Ufficio Nazionale di Statistica (NBS) dipingono un quadro di debolezza interna che gli stimoli governativi, per ora, non riescono a contrastare.

I dati nel dettaglio

Vediamo i numeri principali di ottobre 2025, che mostrano un chiaro “dissiparsi dello slancio”, come ha notato un capo economista di ANZ Bank:

  • Investimenti Fissi (Fixed-Asset Investment): Questo è il dato più preoccupante. Nei primi 10 mesi dell’anno, gli investimenti fissi si sono contratti del 1,7%, un calo record per questo periodo. L’analisi di Bloomberg Economics stima addirittura un tonfo del 12% nel solo mese di ottobre, segnando il quinto mese consecutivo di declino. Questo colpisce il cuore del modello di crescita cinese.

    Cina : investimenti in manifattura, infrastruttura , proprietà immobiliari e investimenti fissi

  • Produzione Industriale: Cresciuta “solo” del +4,9% rispetto all’anno precedente. Sebbene positivo, è l’aumento più contenuto dall’inizio dell’anno e manca le previsioni degli economisti (che erano al +5,5%). A frenare sono soprattutto il manifatturiero (+4,9% contro il +7,3% di settembre) e il settore minerario.

    Produzione industriale Cina

  • Vendite al Dettaglio: L’indicatore della domanda interna, la vera spina nel fianco di Pechino. Le vendite sono aumentate del +2,9%, rallentando per il quinto mese consecutivo. È la striscia di rallentamenti più lunga dal 2021.

  • Tasso di Disoccupazione: Una delle poche note meno negative, con il tasso urbano sceso leggermente al 5,1%.

Lo stimolo “lento” e la domanda che manca

Il problema è chiaro: la domanda interna cinese, sia per i consumi che per gli investimenti, è fiacca. Il crollo degli investimenti immobiliari continua a pesare, ma ora anche la spesa per le infrastrutture è quasi ferma e gli investimenti manifatturieri rallentano.

Eppure, il governo ha agito. Dalla fine di settembre è stato approvato 1 trilione di yuan (circa 140 miliardi di dollari) in stimoli per spingere le spese in conto capitale. Perché non funziona?

La risposta, come spesso accade, sta nella domanda di credito. I dati recenti hanno mostrato una crescita dei nuovi prestiti e del credito inferiore alle attese. In breve: lo Stato mette a disposizione liquidità (o la promette), ma le imprese e le famiglie non la chiedono, frenate da una fiducia debole.

Come ha notato un economista di Societe Generale, “le misure di stimolo del governo sono state lente ad alimentare l’economia”.

Pechino “risparmia munizioni”?

Il contesto esterno non aiuta. Le esportazioni cinesi hanno registrato una contrazione a sorpresa, rendendo l’economia ancora più vulnerabile al rallentamento della domanda interna. Sebbene la recente tregua commerciale con gli Stati Uniti (dopo l’accordo tra Trump e Xi in Corea del Sud) possa migliorare le prospettive per l’export, non risolve il problema strutturale.

L’NBS, nel suo comunicato, usa la solita cautela, parlando di “molteplici fattori instabili e incerti nell’ambiente esterno” e della necessità di “facilitare attivamente l’attuazione” delle politiche esistenti.

Tradotto: per ora, Pechino non sembra avere fretta di lanciare nuovi, massicci pacchetti di stimolo.

L’obiettivo di crescita del governo di “circa il 5%” per il 2025 sembra ancora a portata di mano (le previsioni attuali sono del 4,9%). La sensazione, come nota ING Bank, è che Pechino preferisca “probabilmente risparmiare munizioni per il prossimo anno” piuttosto che sparare tutti i colpi ora. Una strategia che funziona solo se l’economia, nel frattempo, non si raffredda troppo.

Domande e risposte

Qual è il problema principale dell’economia cinese in questo momento? Il problema principale è una grave debolezza della domanda interna. Gli investimenti fissi, storicamente un motore della crescita, sono in contrazione record (-1,7% da inizio anno). Contemporaneamente, i consumatori cinesi sono cauti: le vendite al dettaglio crescono (+2,9%) ma rallentano da cinque mesi. Anche con 1 trilione di yuan di stimoli approvati, la fiducia è così bassa che le imprese e le famiglie non chiedono prestiti, rendendo inefficaci le misure del governo.

La produzione industriale cinese è in crisi? Non è in crisi, ma sta frenando bruscamente. Una crescita del +4,9% è ancora una crescita, ma è la più bassa da inizio anno e inferiore alle attese. Questo rallentamento è dovuto in parte a fattori tecnici (come la festività della “Golden Week” in ottobre), ma riflette una minore attività sia nel manifatturiero che nell’estrattivo. Settori chiave come l’automotive crescono ancora molto (+16,8%), ma il quadro generale è di indebolimento della domanda, sia interna che esterna.

Cosa farà il governo cinese per risolvere la situazione? Per ora, il governo sembra voler attendere. Ha già approvato stimoli significativi (1 trilione di yuan) e ora si concentra sul “facilitare l’implementazione” di queste misure, sperando che inizino a dare frutti nei prossimi mesi. Gli analisti ritengono che Pechino non lancerà nuovi grandi stimoli perché l’obiettivo di crescita del 5% per il 2025 è ancora raggiungibile. In pratica, il governo sta “risparmiando munizioni” per il 2026, accettando un rallentamento nel breve termine

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