Economia
Cina: la lezione russa per sfuggire alle sanzioni occidentali
La Cina sta osservando come la Russia riesce a resistere economicamente alle pressioni occidentali per imparare. Però la sua situazione è completamente diversa
Nell’ombra del conflitto in Ucraina, la Cina sta conducendo un accurato studio di caso sulle strategie di resilienza economica della Russia, preparandosi a un possibile scenario di confronto con gli Stati Uniti in caso di un’invasione di Taiwan. Un gruppo interagenzie cinese, istituito nei mesi successivi all’invasione russa, sta analizzando metodicamente come Mosca ha resistito alle sanzioni occidentali, con l’obiettivo di trarre preziose lezioni per proteggere l’economia cinese. La notizia è stata riportata dal Wall Street Journal.
Un laboratorio geopolitico
Alexander Gabuev, direttore del Carnegie Russia Eurasia Center, descrive efficacemente la situazione: “Per i cinesi, la Russia è davvero un laboratorio sperimentale per capire come funzionano le sanzioni e come gestirle”. La Cina sa bene che qualsiasi azione militare a Taiwan scatenerebbe una risposta economica occidentale simile a quella contro la Russia, quindi la reazione russa a questo attacco economico diventa un caso di studio di primaria importanza.
Il gruppo di studio, guidato dal vice premier He Lifeng, sta esaminando diversi aspetti della resistenza economica russa. Non si tratta di preparazione diretta a un’invasione, ma di un’analisi strategica per fronteggiare lo “scenario estremo” di un potenziale conflitto.
Le strategie di resilienza russa
L’economia russa ha dimostrato un’inaspettata capacità di resistenza, grazie a diversi meccanismi:
- Reindirizzamento dei flussi commerciali verso partner non ostili
- Iniezione di stimoli fiscali per rilanciare l’industria
- Elusione dei controlli sulle esportazioni attraverso Paesi vicini
- Diversificazione delle riserve estere, diminuendo il peso delle valute occidentali
- Progressiva de-dollarizzazione dell’economia
La Cina sta studiando attentamente questi meccanismi, consapevole che la sua posizione economica globale è molto più significativa di quella russa. In un certo senso le mosse previste dai vertici BRICS vanno proprio in questa direzione.
Vulnerabilità e preparazione
Un aspetto cruciale emerso dall’esperienza russa è la vulnerabilità delle catene di approvvigionamento globali. Mosca ha scoperto drammaticamente questa debolezza quando le sanzioni hanno interrotto l’accesso a componenti occidentali, costringendo settori come quello automobilistico a produrre veicoli privi di dispositivi di sicurezza.
Per la Cina, questa è una lezione importante. Il Paese è profondamente integrato nelle catene di fornitura globali e potrebbe subire conseguenze economiche devastanti in caso di sanzioni su larga scala.
Questo ha mostrato a pPechino la necessità di trovare delle fonti di approvvigionamento alternative per i componenti che non possono essere acquistati dai paesi occidentali, oppure a inventare delle vie di contrabbando degli stessi, magari tramite triangolazioni attraverso paesi terzi, come avviene per molte merci che giungono in Russia dopo triangolazioni in paesi dell’Asia Centrale.
I numeri della potenziale crisi
Secondo un rapporto del Consiglio Atlantico e del Rhodium Group, sanzioni finanziarie occidentali potrebbero:
- Interrompere il sistema finanziario cinese
- Bloccare gli scambi commerciali
- Mettere a rischio 3.700 miliardi di dollari di attività e riserve bancarie all’estero
Quindi è necessario per Pechino predisporre delle mosse per minimizzare le ricadute negative di questi eventi.
Mosse preventive
Xi Jinping sta già adottando misure preventive. Nell’autunno 2023 ha effettuato una rara visita all’Amministrazione statale cinese dei cambi, concentrandosi su come salvaguardare le enormi riserve valutarie del Paese, pari a oltre 3.300 miliardi di dollari.
Il leader cinese ha inoltre dato istruzioni per:
- Promuovere il commercio con la Russia
- Approfondire i legami economici
- Diversificare le riserve dagli asset denominati in dollari
Si tratta di mosse prventive che saranno esenziali per minimizzare le ricadute di un’eventuale rottura dei rapporti con i paesi occidentali.
Il rapporto con la Russia
Le relazioni economiche tra Cina e Russia sono significative ma squilibrate. Nel 2023, il commercio bilaterale ha raggiunto 240 miliardi di dollari, con la Cina che rappresenta un terzo degli scambi commerciali russi. Tuttavia, la Russia costituisce una parte marginale del commercio cinese, e questo viene a mettere in dubbio il fatto che la strategia russa sia imitabile, in alcun modo, dalla Cina.
La Cina non è la Russia
Nel settembre 2024, la Cina ha esportato soprattutto verso Stati Uniti (47 miliardi di dollari), Hong Kong (29,1 miliardi di dollari), Vietnam (13,4 miliardi di dollari), Giappone (13,3 miliardi di dollari) e Corea del Sud (11,4 miliardi di dollari) e ha importato soprattutto da Taiwan (20,7 miliardi di dollari), Corea del Sud (15,8 miliardi di dollari), Stati Uniti (13,7 miliardi di dollari), Giappone (13,2 miliardi di dollari) e Australia (10,8 miliardi di dollari).
Se la Russia ha potuto contare su un partner industriale come la Cina per staccarsi, almeno parzialmente, dalla dipendenza dall’Occidente, non c’è un’altra Cina a cui Pechino possa, potenzialmente, collegarsi. Questo viene a porre dei dubbi sull’efficacia di qualsiasi strategia che imiti quella russa. Pechino dovrà inventarsi qualcosa di diverso.
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.
You must be logged in to post a comment Login