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Cina, la “grande pulizia” nelle forze armate continua: saltano altri tre generali
Xi Jinping non ferma le purghe: espulsi tre vertici militari, inclusi il capo della giustizia militare e il responsabile dell’addestramento.

La scure della campagna anticorruzione di Xi Jinping continua a calare con inesorabile regolarità sui vertici del potere militare cinese. Non c’è tregua per i gradi più alti dell’Esercito Popolare di Liberazione (PLA), e le ultime notizie confermano che il processo di “pulizia” interna è tutt’altro che concluso. Il Comitato Permanente del Congresso Nazionale del Popolo ha annunciato sabato l’espulsione di tre ufficiali di altissimo profilo dall’organo legislativo nazionale, ufficializzando di fatto la loro caduta in disgrazia dopo mesi di assenze sospette.
Si tratta di una conferma attesa, ma non per questo meno rilevante. I tre alti ufficiali erano spariti dai radar durante eventi chiave degli ultimi mesi, inclusi l’anniversario dell’esercito a fine luglio e il quarto plenum del Partito a ottobre. La loro rimozione conferma che l’assenza non era dovuta a motivi di salute, ma a indagini politiche e giudiziarie.
I tre “epurati” eccellenti
La lista dei rimossi colpisce per la rilevanza dei ruoli ricoperti, che spaziano dalla giustizia militare all’addestramento strategico, fino al controllo della polizia armata. Ecco chi sono i tre ufficiali colpiti dal provvedimento:
Wang Renhua (Ammiraglio): Forse il caso più particolare e significativo. Wang era a capo della Commissione per gli Affari Politici e Legali della Commissione Militare Centrale (CMC). In pratica, era colui che gestiva tribunali, procura e prigioni militari; il “giudice” è finito sul banco degli imputati. Promosso ammiraglio dallo stesso Xi Jinping solo nel marzo 2024, la sua ascesa sembrava inarrestabile. Originario del Sichuan, aveva costruito la sua carriera tra il centro di lancio satellitare di Jiuquan e la gestione della disciplina nella flotta del Mar Cinese Orientale.
Zhang Hongbing (Generale): Commissario politico della Polizia Armata del Popolo (PAP). Promosso generale nel 2022, Zhang gestiva l’ala politica di una forza cruciale per la sicurezza interna. La sua esperienza pregressa includeva il ruolo di commissario politico presso il Comando del Teatro Orientale, uno dei più strategici per le tensioni su Taiwan.
Wang Peng (Tenente Generale): Direttore del dipartimento di addestramento della CMC. Laureato in economia all’Università di Nanchino, Wang era considerato un tecnico brillante e “pieno di idee”. Si era distinto per aver guidato la “forza blu” (l’unità che simula il nemico) nei giochi di guerra del 2008. La sua caduta priva l’esercito di una mente focalizzata sulla modernizzazione dell’addestramento.
Curiosamente, nonostante l’espulsione dall’organo legislativo, tutti e tre rimangono formalmente membri del Comitato Centrale, il massimo organo decisionale del Partito Comunista. Un dettaglio tecnico che suggerisce come le procedure burocratiche del Partito abbiano tempi diversi rispetto a quelle statali, oppure che la partita politica interna non sia ancora del tutto chiusa.
Il contesto: un repulisti senza fine
Queste rimozioni non avvengono nel vuoto. Il Comitato Permanente ha anche annunciato l’espulsione di He Weidong, ex vicepresidente della CMC, seguendo la sua cacciata dal Partito avvenuta in ottobre, e di He Hongjun, ex alto funzionario del dipartimento politico del PLA.
L’impressione, per l’osservatore esterno, è quella di un sistema in perenne fibrillazione, dove la lotta alla corruzione diventa spesso indistinguibile dal consolidamento del potere e dall’eliminazione di sacche di inefficienza o dissenso. Per Xi Jinping, il controllo assoluto sulle forze armate resta la priorità numero uno, anche a costo di decapitare periodicamente i vertici operativi e logistici appena nominati.
Domande e risposte
Perché questi ufficiali sono stati espulsi proprio ora? L’annuncio ufficiale da parte del Congresso Nazionale del Popolo funge spesso da ratifica formale di decisioni già prese a porte chiuse. Le assenze “strategiche” dei tre ufficiali agli eventi di luglio e ottobre avevano già segnalato la loro caduta. L’espulsione legislativa rimuove l’immunità e apre la strada a procedimenti giudiziari formali o disciplinari più severi, confermando al pubblico e agli osservatori internazionali che la leadership ha completato la prima fase dell’indagine interna.
Che significato ha la rimozione di Wang Renhua, capo degli affari legali? La caduta di Wang Renhua è particolarmente simbolica. Essendo il responsabile del sistema giudiziario e carcerario militare, la sua rimozione invia un messaggio potente: nessuno è al di sopra della legge o, più precisamente, nessuno è al sicuro dalla volontà della leadership centrale, nemmeno chi è incaricato di farla rispettare. Dimostra che la campagna anticorruzione è pervasiva e può colpire anche i “guardiani” stessi del sistema, suggerendo possibili faide interne o fallimenti nel garantire la lealtà assoluta richiesta da Xi.
Queste epurazioni indeboliscono l’esercito cinese? Nel breve termine, sì. La rimozione continua di figure chiave nell’addestramento (come Wang Peng) e nel comando operativo crea instabilità, interrompe la continuità dei programmi di modernizzazione e diffonde un clima di paura che può paralizzare l’iniziativa dei comandanti. Tuttavia, dal punto di vista di Xi Jinping, questa è una “distruzione creativa” necessaria per garantire che il PLA sia politicamente fedele al 100%. La scommessa è sacrificare l’efficienza immediata per ottenere una coesione politica totale a lungo termine.







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