Economia
Cina: la Borsa segna il peggior inizio anno dal 2016
La Borsa cinese ha visto il peggior inizio d’anno dal 2016. Gli investtori, dopo un po’ di ottimismo a settembre, sono scappati e ora si basa molto su investimento dello Stato. Vedremo se il parlamento nella sessione di Marzo cambierà qualcosa
L’ottimismo di Settembre sulle borse cinesi si è sciolta come neve al sole, di fronte all’inazione del Governo e alla timidezza nella soluzione dei grossi problemi del paese.
L‘indice CSI 300, un benchmark delle azioni onshore, ha perso più del 5% nelle prime sette sessioni di trading del 2025, la peggiore performance di un anno dal 2016, secondo i dati compilati da Bloomberg. Anche se un inizio doloroso non sempre si traduce in un anno negativo, il CSI 300 ha perso oltre l’11% nel 2016. Ecco il relativo grafico
Quest’anno, la minaccia di un aumento dei dazi sotto il secondo mandato di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti incombe sulla mente degli investitori che temono che un’escalation delle tensioni commerciali possa complicare la già lenta ripresa economica della Cina.
La scorsa settimana l’indice MSCI China ha esteso la sua discesa dai massimi di ottobre al 20%, entrando in un mercato in calo. La triste pietra miliare è arrivata dopo che gli Stati Uniti hanno inserito nella lista nera Tencent Holdings Ltd. e Contemporary Amperex Technology Co. per presunti legami con l’esercito cinese, e mentre l’amministrazione Biden sta valutando un’altra serie di limitazioni all’esportazione di chip di intelligenza artificiale.
“A queste pressioni esterne si aggiungono le difficoltà economiche interne della Cina, tra cui la debole fiducia dei consumatori, il settore immobiliare in crisi e le incombenti questioni del debito”, ha dichiarato Charu Chanana, chief investment strategist di Saxo Markets. “Queste sfide creano un contesto di incertezza che porta gli investitori ad adottare un atteggiamento più cauto”.
La negatività delle prospettive degli investitori è evidente nei risultati di un sondaggio informale condotto da Bloomberg tra i gestori di fondi e gli strateghi cinesi a partire dalla fine di dicembre. Dieci dei 15 intervistati hanno dichiarato di vedere le migliori opportunità di investimento nel primo trimestre in attività come i titoli di Stato cinesi e il dollaro, piuttosto che nelle azioni onshore.
A settembre vi era stato un breve periodo di ottimismo, terminato in breve termine, che poi ha lasciato spazio alla riduzione degli utili. L’economia, nel frattempo, sta affrontando pressioni deflazionistiche. L’inflazione al consumo cinese si è indebolita ulteriormente verso lo zero, rallentando per il quarto mese consecutivo a dicembre, nonostante gli sforzi del governo per rilanciare la domanda.
Gli investitori stranieri hanno continuato il loro esodo dalle azioni locali cinesi, con i fondi passivi che hanno ritirato 1,1 miliardi di dollari e i fondi attivi che hanno registrato 2,4 miliardi di dollari di deflussi a dicembre, secondo gli ultimi dati di Morgan Stanley.
La maggior parte degli intervistati da Bloomberg ha dichiarato di aspettarsi che quest’anno i fondi statali cinesi, piuttosto che gli investitori retail o globali, saranno la principale fonte di liquidità che entrerà nel mercato azionario cinese onshore.
In un altro segnale di calo di interesse, il numero di opzioni put e call in circolazione su un indicatore chiave delle aziende cinesi quotate a Hong Kong si è aggirato intorno al livello più basso in più di due decenni. “Gli investitori stanno aspettando un po’ più di chiarezza dal punto di vista politico per continuare a impegnarsi”, ha dichiarato Jason Lui, responsabile della strategia azionaria e dei derivati per l’Asia-Pacifico di BNP Paribas.
I partecipanti al sondaggio informale di Bloomberg hanno affermato che il panorama degli utili societari non inizierà a migliorare prima del secondo trimestre, aggiungendo che politiche di stimolo più deboli del previsto costituiscono il rischio principale per le azioni cinesi quest’anno. Quindi non c’è nessuna fretta di tornare sulla borsa cinese.
Alcuni strateghi, come quelli di HSBC Holdings Plc, sono più ottimisti. Secondo una nota della scorsa settimana, HSBC sta puntando sui titoli cinesi, in particolare su quelli quotati a Hong Kong, considerandoli beneficiari di una “retorica politica più favorevole” nella Cina continentale.
Gli occhi sono ora puntati sulle decisioni del Parlamento e del Governo cinesi. A marzo vi sarà una sessione parlamentare che sarà dedicata soprattutto a questioni di carattere economico e dove ci si attende che il governo presenti le proprie nuove misure fiscali e di stimolo monetario. Se saranno giudicate sufficienti potremo vedere una ripresa nei corsi borsistici cinesi, altrimenti proseguirà la fuga degli investitori.
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