Economia
Non solo petrolio: la Cina ridisegna il Medio Oriente con infrastrutture miliardarie
La Cina rafforza la sua presenza in Medio Oriente con investimenti strategici: da un maxi-impianto di desalinizzazione in Iraq ad accordi energetici con l’Arabia Saudita. Un’analisi della crescente influenza industriale cinese nella regione

La Cina aumenta la sua presenza e penetrazione industriale in Medio Oriente, influenzando i paesi produttori di petrolio.
PowerChina si è aggiudicata un contratto da 4 miliardi di dollari per costruire il primo impianto di desalinizzazione dell’acqua di mare su larga scala in Iraq a Bassora, in collaborazione con l’azienda locale Al Ridha Group, secondo quanto annunciato da funzionari iracheni.
Il primo ministro iracheno Mohammed Shia al-Sudani ha partecipato giovedì alla cerimonia di inaugurazione dei lavori per l’impianto di desalinizzazione dell’acqua di mare di Bassora, una struttura costruita dalla Cina con una capacità prevista di un milione di metri cubi al giorno.
Secondo l’ufficio del premier, il progetto dovrebbe entrare in servizio commerciale nel giugno 2028 e comprenderà una centrale elettrica da 300 megawatt (MW) a supporto delle operazioni.
L’accordo fa parte della risposta di Baghdad al peggioramento della scarsità d’acqua nel sud.
Durante la costruzione, saranno installate unità di desalinizzazione più piccole in tutta la provincia di Bassora. Tra queste vi è la stazione di Shatt al-Arab, con una capacità di 5.000 metri cubi all’ora, equivalente a due piscine olimpioniche all’ora. Gli impianti di Al-Faw, Al-Siba e Abu Flous produrranno ciascuno 3.000 metri cubi all’ora, mentre l’impianto di Safwan ne produrrà 1.000.
Oltre all’Iraq, la Cina ha ampliato la propria infrastruttura in Asia occidentale attraverso una serie di investimenti sostenuti dallo Stato in Arabia Saudita, Iran e Turchia.
Nell’aprile 2025, Sinopec e Aramco Asia Singapore hanno firmato un accordo da 4 miliardi di dollari per la costituzione della Fujian Sinopec Aramco Refining & Petrochemical Co., una joint venture per la gestione della logistica del greggio nella zona portuale di Gulei a Zhangzhou, con investimenti dell’ordine dei 10 miliardi di dollari.
L’iniziativa sostiene i piani di Aramco di fornire fino a un milione di barili al giorno per progetti a valle in Cina.
Tra il 2021 e l’ottobre 2024, la Cina è diventata la principale fonte di investimenti diretti esteri greenfield in Arabia Saudita, con 21,6 miliardi di dollari, di cui un terzo nel settore dell’energia pulita.
“Apart from the role played by state-backed investment, China’s factory prowess has grown thanks to a number of factors ranging from Covid-era disruptions of supply chains to Beijing’s planning and technological breakthroughs.” https://t.co/HsCH9QHxhh pic.twitter.com/2MetDXvg6D
— Shehzad Qazi (@shehzadhqazi) July 25, 2025
In Iran, gli investimenti cinesi totali dal 2007 rimangono inferiori a 5 miliardi di dollari. I progetti includono il giacimento petrolifero di Yadavaran, la ferrovia Teheran-Mashhad, la tramvia di Qazvin, un progetto solare da 1 miliardo di euro (1,09 miliardi di dollari) e un impianto siderurgico da 350 milioni di dollari. I piani che coinvolgevano South Pars sono stati ridimensionati sotto la pressione degli Stati Uniti.
In Turchia, China Sunergy, Talesun, Yingli e NARI hanno creato impianti per la produzione di energia solare. La sola China Sunergy ha investito circa 600 milioni di dollari a Istanbul per l’esportazione di pannelli fotovoltaici (PV) verso l’Europa.
La Cina sta prendendo il sopravvento economico industriale in Medio Oriente, anche senza considerare l’Iran, e l’Occidente, sempre più rinchiuso su se stesso, sembra incapace di reagire.
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.
You must be logged in to post a comment Login