Attualità
Li Keqiang Index, ovvero l’indice di sviluppo cinese quando non ci si fida troppo dei dati ufficiali, e la spiegazione delle ultime mosse su cambi e valute della CINA
I dati sullo sviluppo della Cina sono sempre stati un po’ controversi. Già il PIL è un indicatore molto approssimativo e controverso della ricchezza edello sviluppo di un paese, e spesso sono stati proposti indicatori alternativi, come lo IWI (inclusive wealth index) o il HDI (Human Develpment Index) o lo BLI (Better Live Index) della OECD, ma il prodotto interno lordo è pure più sensibile alle manipolazioni del potere politico
Per questo motivo in Cina il PIL è sempre stato considerato un indicatore per lo meno approssimativo, vista la grande influenza del partito unico sugli apparati governativi, e nel tempo si sono sviluppati indicatori alternativi per valutare il grado di salute dell’economia del dragone.
Uno dei più interessanti è il Li Keqiang Index (LKI). Questo indice è stato utilizzato soprattutto da “The economist”, la famosa rivista economica inglese, ed è stato suggerito da Li Keqiang, economista ed attuale capo del governo cinese e vicesegretario del Partito Comunista Cinese. L’abile uomo politico aveva notato già negli anni novanta, quando era segretario del Partito nel Liaoning, come il PIL non fosse adeguato come termometro dell’economia cinese, per cui aveva iniziato la crescita con un mix di tre indicatori: consumi elettrici, carichi trasportati via ferrovia, e prestiti richiesti alle banche.
Vediamo il LKI scomposto :
Vediamo come il componente “Trasporto ferroviario” è quello che recentemente ha avuto i problemi maggiori, e considerando che le merci in Cina viaggiano soprattutto per treno, non è un buon segnale, soprattutto per le merci esportate, il che è estremamente coerente con i dati provenienti dalla Bilancia commerciale, il cui avanzo è in calo.
Confrontiamo ora i dati del LKI con quelli del PIL (in Inglese GDP):
Ora qui vediamo il LKI già condensato in un solo valore, confrontato con l’andamento nella variazione del PIL. vediamo come, anche se l’andamento è tutto sommato coerente fra i due indicatori, quello del LKI è significativamente più basso, fatto piuttosto plausibile e prevedibile se consideriamo che il PIL tende ad essere un “Wishful thinking”. Il dato più preoccupante è invece la tendenza del LKI ad assumere un valore negativo.
Questo indicatore, unito ad altri altrettanto importanti come il Non Perfoming Loan Index, l’indici del prestiti problematici, ed il valore degli immobili , spiegano molto chiaramente le ultime mosse della Banca Centrale Cinese, che ha deciso di svalutare la moneta, anche se in modo , per ora , molto controllato, per un 2%.
In questo modo la Cina cerca di scaricare un po’ delle sue incongruenze interne verso l’esterno….. Questo è importante per noi perchè una delle colonne della triade che reggono la crescita europea e le speranze italiane, il cambio svalutato dell’euro, viene ad essere molto meno rilevante.
La Cina può decidere una politica monetaria. L’Italia no
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