Economia
Cina: ecco le linee guida economico-politiche dal discorso del primo ministro Li
Il Congresso Nazionale del Popolo inizia i suoi lavaori e il primo ministro Li presenta le linee guida e gli obiettivi che dirigeranno l’oopera del governo. Crescita economica al 5%, inflazione al 3% e relazioni internazionali decise, ma pacifiche.
Il massimo organo legislativo cinese, il Congresso Nazionale del Popolo (NPC), apre la propria sessione oggi. Il premier Li Qiang presenta il suo primo rapporto sul lavoro del governo, offrendo uno sguardo sugli obiettivi economici e sulla politica estera del governo centrale, nonché sul suo approccio alle questioni sociali, agli affari di Hong Kong e a Taiwan. Il discorso è durato circa un’ora.
L’incontro di quest’anno si svolge mentre si intensificano le preoccupazioni per l’economia cinese, dopo gli scivoloni del mercato e i dati di crescita vacillanti dell’anno scorso, e molte sono le attese sugli annunci economici e politico-internazionali.
Ecco gli elementi chiave del discorso:
Economia: la Cina punta a una crescita del PIL di “circa il 5%” quest’anno, lo stesso obiettivo dello scorso anno. Inoltre, afferma che la Cina spera di creare più di 12 milioni di nuovi posti di lavoro nelle città, mantenendo il tasso di disoccupazione urbano al 5,5% e l’inflazione al 3%. Nel IV trimesstre 2023 la crescita era stata del 5,2% mentre il paese era andato in deflazione negli ultimi tre mesi.
Li ammette che la ripresa economica sarà difficile dopo la pandemia e che l’ambiente globale esterno ha influito negativamente sullo sviluppo del Paese.
“Rispetto all’anno scorso, un obiettivo di crescita di circa il 5% è ancora relativamente ambizioso, soprattutto se si considerano la tiepida ripresa cinese post-Covida, le sfide del settore immobiliare, la ricorrente deflazione e l’indebolimento della fiducia di imprese e consumatori.
“Secondo Neil Thomas e Jing Qian, del Centre for China Analysis, questo obiettivo segnalerebbe un’attenzione tattica per rianimare la fiducia e la spesa.
Esercito e politica: afferma che l’Esercito Popolare di Liberazione dovrebbe “rafforzare l’addestramento e la preparazione militare in tutti i settori”. Ha inoltre annunciato che il budget militare del Paese aumenterà del 7,2% e sarà fissato a 1,66 trilioni di yuan (231,4 miliardi di dollari). In assenza di inflazione si tratta di un incremento sensibile.
Il Presidente promette inoltre di creare un ambiente politico stabile, trasparente e prevedibile per le imprese e di porre l’accento sulla “comunicazione con il mercato”. Si impegna inoltre a ridurre i rischi e ad offrire maggiore sostegno al mercato immobiliare.
Ci si impegna a emettere obbligazioni speciali del Tesoro a lunghissimo termine, a partire da un’emissione di 1.000 miliardi di yuan quest’anno. Si tratta di 128 miliardi di euro non vincolati a politiche strambe come i vari fondi europei.
Li ha dichiarato che la Cina è impegnata in una politica estera indipendente di pace, nel percorso di sviluppo pacifico e in una strategia di apertura vantaggiosa per tutti.
Taiwan, Hong Kong e Macao Per quanto riguarda Taiwan, il premier ha dichiarato che Pechino sosterrà il principio dell’unicità della Cina e combatterà con determinazione il separatismo e le interferenze straniere. In questo non appaiono grossi cambiamenti, anche se, passate ormai le elezioni, si tratterà di un gioco più stabile e di fioretto. Comunque si parla di uno sviluppo pacifico delle relazioni che, comunque, saranno incentrate secondo le linee del Partito, cioè la prospettiva della riunificazione
Ha affermato che il principio dei “patrioti che amministrano Hong Kong” deve essere applicato con fermezza. Aggiunge che Pechino continuerà a sostenere lo sviluppo economico di Hong Kong e Macao e a sviluppare la Greater Bay Area. Il governo si impegnerà per il loro benessere, ma sempre garantendo che alla guida vi siano i “Patrioti”
Conclusioni: ovviamente si tratta di una riunione del Congresso Nazionale del Popolo, quindi un organo legislativo, perfino pluripartitico, ma le cui componenti politiche sono comunque strettamente legate al PCC. Non c’era da aspettarsi delle rivoluzzioni, ma qualche cambiamento c’è. Sia dal punto di vista economico, sia di politica internazionale, si avverte un maggior empirismo e realismo.
Ovviamente il governo non arretra di un centimetro, almeno apparentemente, ma le posizioni sembrano affrontate con praticità. Il controllo su Hong Kong e Macao rimarrà comunque molto stretto. Taiwan, passate le elezioni, vedrà probabilmente una certa distensione.
Per quanto riguarda l’economia vedremo uno sviluppo maggiormente puntato sulla crescita dei consumi interni e della classe media, o almeno questa è la mia impressione.
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