Seguici su

Attualità

CINA E BREXIT MANDANO I RENDIMENTI DEI BOND A TERRA

Pubblicato

il

 

 

Oggi due pesanti notizie hanno complicato la vita dei mercati dei titoli di stato, indicando, seccamente, la direzione di un forte rallentamento economico. Oggi le notizie sono state :

a) il fatto che non si intravede una soluzione alla guerra commerciale con la  Cina;

b) la Regina ha concordato con Boris Johnson di tenere il discorso, dopo il quale si aprirà il Parlamento il 14 ottobre, per lasciare le mani libere al Primo Ministro di gestire la Brexit, anche con una eventuale Hard Brexit.

Queste notizie sono foriere di grossi problemi, soprattutto per l’Europa, ed infatti i titoli di stato europei, diventati una sorta di rifugio, hanno visto i rendimenti calare sempre più, toccando dei minimi storici.

Prima di tutto notiamo che il problema è soprattutto europeo, perchè negli USA il riaggiustamento  sui tassi è stato minore.

invece il Bund tedesco 10 anni,già potentemente negativo nei rendimenti, è riuscito comunque a rosicchiare qualcosa.

Siamo a -0,72%, si può andare ancora più in basso? Mah, ne dubito, perchè a questo punto per le aziende e le assicurazioni è più conveniente tenere il contante, le banconote, nelle casseforti. Non sto per nulla scherzando.

Si tratta di un forte ribasso che ha colpito anche i titoli più periferici, come la Grecia , che ha toccato un minimo storico:

1,74 % per titoliche fino a due anni fa erano in default….

Anche l’Italia ha segnato un minimo sul decennale, con un ulteriore ribasso.

Quello che apparentemente sarebbe un buon senso in realtà non lo è. Vuol dire che i mercati si aspettano una forte crisi, con un calo della produzione industriale, e stanno disperatamente chiedendo una politica keynesiana di forti investimenti.  In questa situazione lo spread si riduce: del resto come fa a crescere quando la differenza è con un titolo che rende il -0,72%? Quelli positivi  (Italiano, greco, ormai meno lo spagnolo che è al +0,07%) possono scendere, ma quello tedesco no…………..

 

 

pubblicità
pubblicità
Giappone36 secondi fa

Giappone: dopo il disastro elettorale, un partito nomina un’Intelligenza Artificiale come leader. Il futuro o la farsa? Dal Giappone, terra di contraddizioni dove l’estrema modernità tecnologica convive con una società profondamente tradizionale, giunge una notizia che sembra tratta da un romanzo di fantascienza. Un partito politico, il “Sentiero per la Rinascita” (The Path to Rebirth), dopo una serie di risultati elettorali a dir poco deludenti, ha deciso di compiere un passo radicale: nominare un’Intelligenza Artificiale (IA) come nuovo leader. Il partito era stato fondato a gennaio da Shinji Ishimaru, ex sindaco di una piccola città e figura carismatica capace di sfruttare con abilità i canali online. La sua campagna per la poltrona di governatore di Tokyo nel 2024 gli era valsa un inaspettato secondo posto, un risultato notevole che aveva acceso i riflettori su di lui e sulla sua creatura politica. L’idillio, però, è durato poco. La cruda realtà delle urne si è manifestata in tutta la sua durezza nelle elezioni successive: prima il partito ha fallito nel conquistare anche un solo seggio all’assemblea di Tokyo a giugno, e poi ha visto tutti i suoi dieci candidati sconfitti alle elezioni per la Camera Alta di luglio. Di fronte a un simile disastro, Ishimaru ha gettato la spugna e si è dimesso. Ed è qui che la politica cede il passo alla Silicon Valley. Il nuovo volto, o meglio, il nuovo “cervello” del partito sarà un’IA. A fare le veci di questo leader digitale sarà Koki Okumura, un dottorando di 25 anni in ricerca sull’Intelligenza Artificiale presso l’Università di Kyoto, che si è definito “l’assistente del nuovo leader”. Ma cosa farà esattamente questo leader-algoritmo? I dettagli sono ancora in fase di definizione, ma Okumura ha chiarito alcuni punti fondamentali per tranquillizzare (o forse confondere ulteriormente) l’elettorato: Cosa farà l’IA: Il suo compito principale sarà di natura manageriale. L’intelligenza artificiale si occuperà di analizzare dati e decidere la distribuzione ottimale delle risorse del partito tra i vari membri, basandosi su criteri di efficienza e potenziale. Cosa NON farà l’IA: Non detterà la linea politica. I membri del partito, che già godono di ampia autonomia secondo lo statuto, rimarranno liberi di definire le proprie agende e posizioni. L’IA non sarà un “Grande Fratello” ideologico, ma piuttosto un freddo e imparziale direttore amministrativo. L’iniziativa, per quanto bizzarra, solleva interrogativi interessanti. È una geniale mossa di marketing per un partito che, privo di seggi e di un vero programma, aveva bisogno di visibilità mediatica per sopravvivere? O è un primo, timido esperimento su come la tecnologia potrebbe rendere più razionale e meno personalistica la gestione della “res publica”? Probabilmente entrambe le cose. Per ora, il “Sentiero per la Rinascita” rimane un caso di studio più che una forza politica. Un esperimento curioso, forse disperato, nato dalle ceneri di un fallimento, che ci mostra come la politica, quando perde il contatto con gli elettori, possa cercare le risposte non più nella società, ma in un server. Domande e Risposte 1) Qual è la vera importanza di questa notizia, al di là dell’aspetto curioso? L’importanza non risiede nell’impatto politico immediato, che è nullo dato che il partito non ha rappresentanti eletti. La sua significatività è simbolica e sperimentale. Per la prima volta, un’organizzazione politica delega formalmente una funzione di leadership, seppur amministrativa, a un’entità non umana. Questo apre un dibattito cruciale sul futuro della governance: l’IA può davvero ottimizzare le decisioni, eliminando pregiudizi e personalismi tipici della politica? È un precedente che, in futuro, potrebbe essere replicato in contesti più seri per la gestione di risorse pubbliche o campagne elettorali. 2) Quali potrebbero essere le ricadute pratiche se un’idea simile fosse adottata da partiti più grandi? Se partiti strutturati adottassero un’IA per la gestione delle risorse, le ricadute sarebbero enormi. Da un lato, si potrebbe assistere a una distribuzione più meritocratica e basata sui dati di fondi e incarichi, superando le logiche di corrente e le lotte intestine. Dall’altro, sorgerebbero enormi questioni di trasparenza e controllo: chi programma l’algoritmo? Con quali criteri? Un’IA potrebbe essere “addestrata” per favorire determinate fazioni o strategie, diventando uno strumento di potere occulto e non democraticamente responsabile, mascherato da un’aura di oggettività tecnologica. 3) Perché una mossa del genere è avvenuta proprio in un partito marginale e in Giappone? Questo è accaduto per una combinazione di necessità e contesto culturale. Il partito “Sentiero per la Rinascita” era politicamente morto dopo i disastri elettorali e la mossa è un tentativo disperato di guadagnare l’attenzione dei media e rimanere rilevante. È un’azione che solo un’entità senza nulla da perdere poteva compiere. Il contesto giapponese è cruciale: è una società con un’altissima fascinazione per la tecnologia, i robot e l’automazione, che permeano l’immaginario collettivo. L’idea di un leader-robot o IA, che in Occidente potrebbe suonare puramente distopica, in Giappone può essere percepita come un’innovazione intrigante.

Difesa1 ora fa

Un “ombrello” missilistico israeliano su Cipro rovina i piani di Erdogan per il controllo del Mediterraneo Orientale

Economia2 ore fa

Petrolio iraniano: il paradosso delle sanzioni USA che regala uno sconto alla Cina

pubblicità