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IL CILE E’ UN ANTECEDENTE STORICO CHE SEMBRA PROIETTARE IL NOSTRO FUTURO

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Introduzione – basso deficit pubblico; scarsità di moneta; governo super partes; mancanza di un tessuto industriale nazionale.

Con il colpo di stato del 1973 e l’instaurazione del regime autoritario di Pinochet, appoggiato dalla CIA, il Cile fu il primo paese al mondo ad inaugurare nella pratica l’esperimento neo-liberale di Milton Friedman attraverso il gruppo universitario dei Chicago Boys(1), la cui politica economica consisteva nel raggiungere i seguenti obiettivi: 1) contenere il debito pubblico 2) ridurre la circolazione di moneta 3) limitare il più possibile le ingerenze del governo sulla materia economica 4) realizzare privatizzazioni del patrimonio statale. Questa strategia ha fatto sì che il governo cileno privilegiasse, fin dall’avvento della dittatura, la tendenza verso un pareggio di bilancio auto imposto dall’interno attraverso l’eliminazione di tutte quelle forme di finanziamento rivolte ad esempio alla sanità e all’istruzione pubblica, nonché a favore d’investimenti che permettessero al paese di sviluppare produzioni industriali proprie.

A tutt’oggi, in Cile, servizi essenziali come elettricità, gas, trasporti, sono molto cari e vengono detenuti per lo più da compagnie straniere o comunque private. La rete elettrica ad esempio è di proprietà spagnola. E anche là dove esistono produzioni importanti in loco, come le  miniere di rame, il governo in passato ha provveduto a venderle, così che le azioni del capitale di maggioranza rimangono principalmente in mano ad altri paesi come gli USA(2). Tra le principali multinazionali che operano nell’estrazione del rame sono presenti la anglo-australiana BHP Billiton Ltd, la anglo-sudafricana Anglo American PLC, nonché la cilena Antofagasta PLC, oltre alla Codelco a controllo statale cilena ma parzialmente privatizzata. Se si fa attenzione, questa ingerenza da parte di soggetti privati sembra molto simile, in potenza, allo stesso processo di metabolizzazione delle attività manifatturiere italiane da parte di imprese estere, fenomeno che si sta gradualmente propagando in quasi tutta la periferia europea. Vediamo alcuni dati.

Alcune caratteristiche che organizzano l’economia terzo mondista: 1) mancanza di investimenti statali; 2) prevalenza degli IDE; 3) salari sotto la media OCSE; 4) assenza di welfare pubblico; 5) debole risparmio privato e impossibilità di sviluppare una classe media.

1. La mancanza quasi totale di investimenti statali col fine di mantenere il debito pubblico a livelli di gran lunga inferiori alla media (9,4% – 2011) (3)permette al Cile:

a – una diminuzione della circolazione della moneta che mantiene al contempo una bassa inflazione (1,79% – 2013)(4). Ciò fa acquisire al pesos cileno un forte potere d’acquisto (1 EUR = 757.6525 CLP), diventando quindi molto appetibile per i soggetti creditori (es: istituti bancari, finanziari in genere; assicurazioni; ecc.); oltre che essere vantaggioso per le compagnie che si recano nel paese con l’intenzione d’investire (es: Coca Cola; Starbuks; MacDonald; Kia; ecc.)

b – un costo di vita molto elevato in assenza sia di monopoli statali, che di servizi essenziali gratuiti, abbassa il livello della domanda domestica, che tuttavia continua a sostenersi grazie a forme di indebitamento privato con gli istituti di credito.

2. A proposito degli IDE (Investimenti Diretti Esteri), essi sostituiscono in larga misura l’intervento statale in materia economica, e hanno fatto sì che il Cile, come si è accennato sopra, non fosse mai messo in grado di costruire un tessuto produttivo indipendente, fatta eccezione nel breve periodo guidato dal governo Alliende. Questa dipendenza cronica nei confronti di attività estere ha imposto la prassi secondo cui la concertazione salariale venga gestita direttamente dalle multinazionali così come dagli istituti finanziari che si impegnano a rimanere nel paese e investire solo se vengono accettate condizioni a loro favorevoli. Lo stato e le parti sociali, di conseguenza, esercitano un debole potere contrattuale e si comportano piuttosto come garanti del tutto funzionali nei confronti di tali soggetti.

3. Dunque, nonostante i lauti introiti derivati dalle esportazioni di rame, e il fatturato delle grandi compagnie, il salario minimo rimane molto basso ($210.000 = Euro 155,232) (5)con un reddito pro-capite sotto la media dei paesi OCSE(6).

Tra i paesi dell’America Latina, il Cile è quello con più ore di lavoro all’anno, sono circa 2.102. 300 in più rispetto alle 1776 finalizzate in Italia. La media degli stipendi, equivalente a 12.048 euro all’anno, anche se è tra i primi paesi Ocse a presentare disuguagliante notevoli tra le fasce di reddito della popolazione. Il 20% di cittadini sotto la soglia di povertà non ne incassa più di 1.751 (corsivo mio) (7)

4. Sanità, sistema pensionistico, assicurazione sul lavoro, cassa integrazione ed educazione, sono state privatizzate tutte all’inizio degli anni ’80, mentre le istituzioni ancora pubbliche, in assenza anche qui di investimenti, rimangono inadeguate alle esigenze della popolazione. Perciò, dal salario già minimo, che detengono i lavoratori, si deve sottrarre anche un’ulteriore parte del risparmio residuo che permette alle famiglie di finanziare autonomamente una serie di assicurazioni indispensabili per mantenere uno standard di vita accettabile.(8)

5. La tesi che si cerca di dimostrare nel presente articolo è che l’insieme di questi fattori (assenza di monopoli statali; servizi essenziali costosi; bassa inflazione; scarso risparmio privato) sono frutto di una scelta deliberata che ha limitato quasi del tutto l’intervento dello stato nell’economia privandola degli investimenti a deficit.(9) La mancanza di quest’ultimi, oltre all’assenza di un tessuto industriale, impedisce l’accumulazione di un patrimonio privato significativo, e di conseguenza la possibilità di investire nella creazione di attività commerciali indipendenti. (10) Solo chi detiene già dei capitali propri può pensare di realizzarle e, ovviamente, sarebbe impensabile in questo paese, ad esempio, creare un sistema di PMI capace di sostenere la competizione preponderante che esercitano le multinazionali. Diverso è invece il discorso per chi è già grande abbastanza e vuole crescere ancora. In questo caso, al contrario, più ci si sviluppa e più si riesce a snellire la tassazione. Le multinazionali infatti sono praticamente esenti da imposte.

Si può notare che le tasse, appunto, non servono per finanziare i servizi pubblici, di fatto quasi del tutto assenti, ma per imporre un preciso comportamento macroeconomico che va a vantaggio di alcuni soggetti, multinazionali in primis, e particolari classi sociali piuttosto che altre, a scapito di uno sviluppo più esteso della ricchezza locale, evidentemente troppo esigua per riuscire a creare una middle class simile a quella dei tradizionali paesi primo-mondisti.

Conclusione: le somiglianze tra la politica economica terzo-mondista con l’austerity promossa dalla UE. 

Per lungo tempo il Cile fu annoverato tra i paesi del Terzo Mondo ma nel 2010 entra a far parte ufficialmente della classifica OCSE (11) a causa della crescita rapida del PIL a partire dagli anni ‘90, (12) così che:

Il Cile a metà anni ’90  divenne il paese con il reddito pro-capite più alto dell’America Meridionale, posizione che mantiene da allora. Dal 1990, anno di inaugurazione della graduatoria, il Cile mantiene stabilmente anche il primato regionale dell’Indice di Sviluppo Umano e il tasso di povertà cileno (11%) è il più basso del continente. Le amministrazioni di centro-sinistra hanno mantenuto l’impianto economico della dittatura correggendolo però con diverse misure di sussidi a favore delle fasce più deboli e disagiate della società e un aumento della spesa pubblica per la sanità e l’istruzione. (13)

Eppure rimane il fatto che a fianco di performance economiche sicuramente soddisfacenti, la redistribuzione della ricchezza ha fatto viceversa pochissimi passi avanti. Il Cile appare tutt’ora simile ad un protettorato in mano a potenze manifatturiere straniere, così come a soggetti creditori privati che hanno fatto la loro fortuna sulla mancanza di uno sviluppo autonomo del paese. Un’altra fondamentale debolezza sta poi nella radicale dipendenza dall’export piuttosto che dalla domanda interna. Questo fattore vincola i successi della bilancia commerciale quasi esclusivamente alle improvvise oscillazioni di mercato (14), così come ad una domanda globale che negli ultimi anni si è vista notevolmente affievolire, comportando un’inevitabile rallentamento in generale anche del PIL cileno. (15)

Non solo. A mio avviso sarebbero da notare anche i tratti comuni tra questo atteggiamento terzo-mondista con la parabola italiana che vede, a partire dagli anni ’80, un’ossessione per il controllo dell’inflazione sia da parte di partiti tradizionali come il PCI e la DCI di all’ora, e che trova la sua perfetta continuità nelle direttive economiche attuali della BCE. Si passa poi alle massicce privatizzazioni dei primi anni ’90, così come alle continue riforme del lavoro e delle pensioni, tese a comprimere il reddito e quindi il consumo,  fino alla progressiva svendita di attività produttive nazionali come ENI, ENEL e FINMECCANICA a soggetti stranieri, che costituiscono settori strategici di primaria importanza. Infine c’è la questione del pareggio di bilancio in costituzione, e del contenimento del debito pubblico, che impediranno allo stato di realizzare finanziamenti a deficit a prescindere se si tratterà del welfare, in corrispondenza dei valori costituzionali a salvaguardia dei diritti del cittadino, oppure di finanziare pianificazioni industriali a vantaggio dell’economia in generale.

Insomma,  il profilo del paese qui descritto sembra condividere numerose e preoccupanti caratteristiche con la nostra politica economica nazionale quanto e soprattutto con le politiche di austerità promosse attualmente dalla politica UE.

Note

1 Definizione Wikipedia, http://it.wikipedia.org/wiki/Scuola_di_Chicago_(economia); Per questo vedi anche: Pinochet di fatto lasciò che il paese fosse commissariato dai Chicago Boys, economisti cileni della corte di Milton Friedman richiamati in patria con obiettivi ben definiti: privatizzazioni, taglio della spesa pubblica, drastica riduzione dello stato sociale e perfino il vuoto elettorale divenne un “male necessario”, la “medicina amara”. Ricette che solo dopo venti anni diedero i loro frutti. Nel frattempo gli stipendi decrebbero dell’8%, i risparmi delle famiglie arrivarono al 28% di quello che erano stati nel 1970 e i budget per istruzione, salute ed assistenza scesero  di oltre il 20% in media, la disoccupazione toccò picchi del 25% ed il paese affrontò duri cicli di recessione Monti, i bocconi boys e la tentazione cilena cit. Angelo D’Alessio (2012), in Cambiailmondo, http://cambiailmondo.org/2012/09/12/monti-i-bocconi-boys-e-la-tentazione-cilena/

2 Gli USA avevano interessi economici sulle miniere cilene fin dal 1908. Fu avviato sotto Alliende invece un vasto programma di nazionalizzazione tanto delle miniere quanto delle attività produttive in generale così che ancora nel 1973 ≪(…) lo Stato controllava il 90% delle miniere, l’85% delle banche, l’84% delle imprese edili, l’80% delle grandi industrie, il 75% delle aziende agricole ed il 52% delle imprese medio-piccole. http://it.wikipedia.org/wiki/Salvador_Allende.  Viceversa, dopo il colpo di stato, ≪Conquistato il potere, Pinochet restituisce le miniere di rame alle multinazionali statunitensi, revoca la riforma agraria e le misure sociali. Negli anni Ottanta la sua Giunta si muove su una linea economica ultraliberista (…)≫ http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09/11/la-lezione-del-golpe-cileno/708257/   

http://it.wikipedia.org/wiki/Stati_per_debito_pubblico

http://it.inflation.eu/tassi-di-inflazione/cile/inflazione-storica/cpi-inflazione-cile-2013.aspx

5 ≪Si verifica così che, in un Paese in cui nella stessa azienda lo stipendio massimo può superare di 100 volte quello minimo, lo scarso valore del lavoro offra enormi margini di guadagno alle grandi imprese, le quali impongono, a loro volta, dure condizioni alle aziende più piccole che sono i loro fornitori e concorrenti; una catena di precarietà all’interno della quale l’anello debole è sempre che è costretto a vendere il suo lavoro per sopravvivere. Si tratta, in sostanza, di un accumulo di riserve fondato su salari molto bassi e avallato dallo Stato attraverso meccanismi attivati durante la dittatura e mai realmente smantellati≫, cit. Mirko Peddis, Buenos Aires (2013) http://www.lindro.it/economia/2013-07-23/93318-cile-introiti-alti-stipendi-bassi#sthash.0MwpMORJ.dpuf

http://it.wikipedia.org/wiki/Stati_per_PIL_(PPA)_pro_capite Il Cile ricopre il cinquantaduesimo posto nella classifica totale dei paesi rispetto al PIL pro-capite(2011-2012).

Ocse 2013: la top ten dei paesi con più ore di lavoro, primo il Messico (2013), http://urbanpost.it/ocse-2013-la-top-ten-dei-paesi-con-piu-ore-di-lavoro-primo-il-messico

http://www.italiansinfuga.com/2013/09/07/classifica-delle-nazioni-sviluppate-in-base-alla-disuguaglianza-del-reddito/, ma anche http://it.wikipedia.org/wiki/Stati_per_uguaglianza_di_redditon . Seguendo alcune classifiche dei paesi sviluppati in base al coefficiente di GINI, che misura le diseguaglianze di reddito fra la popolazione, si può notare come il Cile sia sempre annoverata tra gli ultimi posti.

9 Su questo vedere anche Pareggio di bilancio, la lezione del Cile):≪Eravamo nel 2008 quando il boom del rame (principale prodotto d’esportazione del Cile) permise al Paese di incamerare ingenti risorse, aumentando notevolmente il gettito fiscale. La Bachelet (presidente del Cile) venne allora sottoposta a un forte pressing del pubblico, voglioso di far banchetto con le risorse garantite dall’export. Il governo, però, agì responsabilmente mettendo in moto i cosiddetti “stabilizzatori automatici”: si tratta proprio dei meccanismi illustrati in precedenza, che adottano politiche anticicliche incamerando risorse durante le espansioni economiche. Il risultato, da un punto di vista politico, fu catastrofico: il consenso verso l’operato del Presidente crollò al 39%, ma quando, l’anno dopo, la crisi finanziaria scoppiata negli Stati Uniti colpì anche il Cile, il cuscinetto di riserva incamerato dal governo permise di limitare i danni, garantendo una rete di spesa sociale adeguata a sostenere i consumi durante la recessione≫, cit. Lorenzo Romani (Novembre 2011), http://it.ibtimes.com/articles/24285/20110915/pareggio-di-bilancio-la-lezione-del-cile.htm.. In altre parole, il governo cileno evita il più possibile deficit pubblici di sorta, e si limita a spendere possibilmente solo attraverso approvvigionamenti accumulati dai surplus ottenuti se mai, mercato permettendo, dalle partite correnti.

10 Net saving rate in household disposable income 2005 % 6.7 \ 2006 % 7.3 \ 2007 % 7.3 \ 2008 % 6.0 \ 2009 % 10.9 \ 2010 – 2011 – 2012 %  8.1, http://www.oecd-ilibrary.org/economics/country-statistical-profile-chile_20752288-table-chl

11 http://it.wikipedia.org/wiki/Organizzazione_per_la_cooperazione_e_lo_sviluppo_economico

12 http://it.kushnirs.org/macroeconomia/gdp/gdp_chile.html#t1

13 Cit. Quarant’anni dopo il golpe il Cile al voto nell’eterna ombra del 1973, ScenariEconomici (Dicembre 2013), https://scenarieconomici.it/quarantanni-dopo-il-golpe-il-cile-al-voto-nelleterna-ombra-dell11091973/

14 http://es.wikipedia.org/wiki/Econom%C3%ADa_de_Chile

di Jacopo D’Alessio (Alza Il Pugno)

 


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