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Crisi

CI STANNO CONTINUANDO A SPOLPARE… (di Nino Galloni)

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Non è stata molto approfondita la notizia che, nel corso del 2014, il prezzo del parmigiano è sceso di circa 3 euro al chilogrammo e, quindi, viene venduto senza margini. Cala la domanda interna e calano le esportazioni. Gli addetti sono 20.000, il fatturato 2 miliardi perciò sarebbe sciocco o inutile ipotizzare riduzioni salariali…con un fatturato per addetto pari a 100.000euro. Costa il latte, costa il processo produttivo tradizionale, mentre con i formaggi concorrenti di importazione, per quanto di bassa qualità,  una famiglia può comperare da 5 etti ad un chilo contro l’etto di parmigiano stagionato 24 mesi. Il primo problema è proprio questo: nelle nostra tasche scarseggiano gli euro e le famiglie comprano i prodotti cattivi della globalizzazione, determinano disoccupazione interna e forniscono liquidità alle catene dei supermercati che guadagnano sulla speculazione finanziaria, potendo pagare con ritardo i fornitori (i supermercati non guadagnano sui prodotti, ma su questo).

Intanto i produttori di parmigiano resistono, a differenza di altri in via di disoccupazione,  perché le banche accettano il parmigiano stesso stoccato nei magazzini a garanzia dei prestiti.  Ma non si tratta di una situazione sostenibile se il mercato non si riprende; e, allora, sarebbe interessante un accordo generale per introdurre monete complementari che, dando più risorse ai cittadini, li costringano a comprare i prodotti locali, spiazzando quelli della globalizzazione.

Le esportazioni calano dove le monete nazionali sono soggette alla speculazione internazionale come la Russia.

Un accordo tra produttori locali, con uso di  moneta complementare, consentirebbe di creare  occupazione mentre, in caso di eccellenza produttiva è poi possibile esportare il surplus ad un prezzo arbitrario (essendo eccedenze) e perciò competitivo.

La principale condizione di tale proposta è costituita dal mantenimento di tecniche tradizionali, il più possibile integrate nel territorio stesso: non si devono importare semilavorati, materie prime, fertilizzanti ecc. Ma ciò finisce per far crescere ancora di più l’occupazione locale con benefici generali per l’economia interna.

Nino Galloni 

 

Abbiamo l’onore di informare i lettori, che dopo una serie di pezzi da 90 quali il Prof. Antonio Maria Rinaldi, il Prof. Paolo Savona, l’Avv. Francesca Donato,  l’Avv. Marco Mori, ha deciso di scrivere su Scenarieconomici.it anche il Prof. Nino Galloni, che gia’ presentammo in questo memorabile Video “Antonino Galloni ricostruisce un secolo di storia economica e la svendita dell’Italia“.  Galloni e’ economista ed ha ricoperto diversi incarichi e ruoli ai ministeri del Bilancio e del Lavoro (dal 1990 è direttore generale al Ministero del Lavoro alla Cooperazione, Osservatorio sul Mercato del Lavoro, Politiche per l’Occupazione Giovanile e Cassa Integrazione Straordinaria nelle grandi imprese). Lo ringraziamo con entusiasmo, in primis per questo interessantissimo articolo in esclusiva.


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