Economia
Ci risiamo, Schlein tira fuori nuovamente l’idea di una tassa patrimoniale

E piu forte di loro non riescono proprio a farne a meno, magari per un pò di tempo l’accantonano, dopo alcune potenti sberle elettorali e poi non appena all’oriuzzonte vedono qualche speranza ( che viene dall’estero, ora da New York dalla nuova icona della sinistra ) ecco tornare fuori quella che sembra a loro come la panacea di tutti i mali e la soluzione per ogni problema: la patrimoniale. Ne ha parlato la segretaria Elly Schlein, ringalluzzita dalle elezioni oltreoceano dell’ennesimo idolo della sinistra italiana, malata di esterofilia, anche a causa della cronica mancanza di leader adeguato nostrani, il sindaco di New York Zohran Mamdani.
La leader dem apre, infatti, a una tassa europea sui grandi patrimoni. Sul nuovo revival della patrimoniale va considerato l’effetto Mamdani sulla segretaria dem. Un assist che arriva come manna per una segretaria che doveva proporre la manovra alternativa e invece rincorre modelli improbabili.
ne aveva già parlato un mese fa dicendo che la patrimoniale non è un tabu, ed ora rilancia con una tassa che a suo dire dovrebbe essere europea. “Siamo a favore di una tassazione a livello europeo sulle persone che hanno milioni a disposizione”. E poi per non essere da meno di quello che appare sempre piu come il rivale per le prossime primarie di coalizione, Giuseppe Conte, ribadisce il no all’aumento delle spese militari: “Avremmo dovuto fare come la Spagna e dire di no al 5%”. Alimentando certamente il dibattito interno già piuttosto teso con i riformisti, che sono assolutamente favorevoli ad un aumento della spesa militare.
Eppure fior fior di economisti hanno da tempo dimostrato come una tassa patrimoniale oltre che inutile rischierebbe di essere anche dannosa, deprimendo gli investimenti nel nostro paese, che proprio sotto questo governo hanno rialzato prepotentemente la testa, soprattutto al Sud Italia, grazie al Pnrr e alla Zes unica, che permette di diminuire drasticamente la burocrazia e che ha funzionato, sotto l’abile regia della struttura creata ad hoc e guidato dall’avvocato Giosy Romano.
Un’imposta sul patrimonio si troverebbe a sottoporre a tassazione redditi e beni già tassati ed è emotivamente percepita come ingiusta e vessatoria. Un balzello che va ad aggiungersi a quella nutrita serie di oneri che possono già ritenersi di natura “patrimoniale”: IMU, Tasi, imposta di bollo sui c/c, il bollo auto, imposte imbarcazioni, canone rai. E poi la sinistra non spiega su cosa si dovrebbe basare bene questa tassa sui patrimoni e quale aliquote usare. Un’aliquota alta agevola reazioni elusive, rischia di incentivare il trasferimento di capitali all’estero, di aumentare il ricorso al “nero”, di deprimere l’economia. Un’aliquota bassa consentirebbe di raccogliere più o meno briciole, quindi dannosa per il suo stesso annuncio ma inutile.
Il governo come dimostrato sta cercando invece di perseguire attraverso una riforma fiscale quella redistribuzione del reddito verso i ceti meno abbienti che dieci di governo della sinistra non è riuscita a creare. Ora evidentemente i proclami del nuovo sindaco di New York, che inevitabilmente rimarranno solo sulla carta, stante la effettiva impossibilità di mettere in pratica quanto promesso, hanno ridato fiato all’unica vera ricetta economica della sinistra italiana: aumentare le tasse.









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