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Chiude l’impianto Audi in Belgio. Non sarà l’ultimo della VW

I marchi tedeschi fanno una cosa rara: chiudono un impianto. Ormai concorrenza cinese sta soffocando le case tedesche

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La notizia che Volkswagen sta valutando la chiusura dello stabilimento Audi di Bruxelles, con il  licenziamento di quasi 1500 lavoratori, ha messo nel caos il mondo del lavoro, relativamente piccolo, del Belgio, ma rischia di essere la prima di una serie di impianti produttivi in Europa.

Anche l’impianto di Saarlouis della Ford in Germania è in via di dismissione, e il Regno Unito, ovviamente, non è nuovo alle aziende automobilistiche che cessano la produzione. Però sentire che una casa tedesca chiude un impianto fa impressione perché, sinora, in Germania si erano utilizzati dei trucchetti produttivi per riuscire a evitare le chiusure.

Come nota FT , queste soluzioni sono sempre più difficili da applicare: le vendite di veicoli leggeri in Europa, pur essendo cicliche, sono ben al di sotto del loro picco, che Bernstein stima in 22,4 milioni nel 2007. Ciò si confronta con un mercato di soli 17,8 milioni nel 2023, ovvero un deficit di 4,6 milioni. Scarso reddito dei cittadini europei e caos legato alla transizione energetica, che ha reso incerto cosa si potrà guidare fra 10 anni.

Il problema è aggravato dal fatto che le case automobilistiche europee stanno perdendo quote, soprattutto nei veicoli elettrici che – tra i veicoli elettrici a batteria (BEV) e gli ibridi – hanno rappresentato quasi il 25% del mercato lo scorso anno. Si prevede che circa un quarto dei BEV sarà importato dalla Cina nel 2024. Complessivamente, ciò si traduce in un utilizzo della capacità degli impianti europei pari a circa l’80 percento, afferma Patrick Schaufuss di McKinsey.

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Quota auto elettriche cinesi sul totale delle auto elettriche in Europa . Dati FT

È improbabile che le sanzioni dell’UE sulle importazioni di veicoli elettrici dalla Cina siano d’aiuto. Anzi, potrebbero spingere i produttori ad aprire nuovi impianti di produzione in Europa. Lunedì BYD ha concordato un accordo da 1 miliardo di dollari per aprire un impianto EV in Turchia, che produrrà 150.000 veicoli all’anno. La più grande casa automobilistica cinese aveva già annunciato piani per un impianto in Ungheria. Chery aprirà degli impianti in Spagna, mentre SAIC, produttore della MG, ha segnalato nuovi potenziali investimenti in capacità europee. Poi ci sono i casi come DR: marchi che acquistano componenti cinesi e li mescolano con una percentuale di europei, sfuggendo alle sanzioni.

Quindi abbiamo il convergere di vari fattori:

  • domanda interna molto opaca e ai minimi;
  • concorrenza cinese sulle auto BEV;
  • errati investimenti nell’elettrico, che non sfonda;
  • concorrenza di nuovi marchi che utilizzano componenti cinesi.

Tutto questo fa prevedere che questo non sarà l’ultimo stabilimento auto di marca tedesca che chiuderà in Europa, anzi sarà probabilmente il primo di una serie. Poi se parliamo Stellantis, questa ha ormai quasi abbandonato l’Italia…

 


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