Economia
Addio petrolio? La scoperta che trasforma i combustibili fossili in farmaci e plastica usando solo la luce e cataliti
Scoperta epocale: un processo chimico ispirato alle piante usa la luce per trasformare i combustibili fossili in plastica e farmaci. Una rivoluzione per l’ambiente a costo quasi zero.

Un’innovazione rivoluzionaria sta emergendo nel campo della chimica sostenibile, grazie a un team di ricercatori della Colorado State University (CSU). In uno studio pubblicato su Science, il gruppo guidato dai professori Garret Miyake e Robert Paton ha sviluppato un processo catalitico che utilizza la luce visibile per trasformare derivati dei combustibili fossili in prodotti chimici di valore, come quelli usati per plastica, farmaci e agrochimici.
Questo metodo, che funziona a temperatura ambiente, promette di ridurre drasticamente l’impatto energetico e ambientale rispetto ai tradizionali processi chimici, aprendo nuove prospettive per un’industria più green.
Un sistema ispirato alla fotosintesi
Il cuore di questa scoperta è un sistema di fotocatalisi che imita la fotosintesi delle piante. Invece di ricorrere a temperature elevate o reagenti aggressivi, il processo sfrutta fotoni di luce visibile per innescare reazioni chimiche complesse.
La chiave del successo risiede nell’assorbimento sequenziale di due fotoni, che fornisce l’energia necessaria per realizzare reazioni di “super-riduzione”. Queste reazioni permettono di spezzare legami molecolari estremamente stabili, come quelli presenti negli idrocarburi aromatici (areni), componenti base dei combustibili fossili.
Gli areni, come il benzene, sono difficili da trasformare a causa della loro struttura stabile. Tradizionalmente, la loro conversione richiede processi ad alta energia, che generano elevate emissioni di CO2 e sottoprodotti nocivi. Il nuovo metodo della CSU, invece, opera in condizioni blande, riducendo significativamente i costi energetici e l’impatto ambientale.
La scienza dietro la svolta
Il processo si basa su un meccanismo chiamato proton-coupled electron transfer (PCET), che combina il trasferimento di elettroni con quello di protoni. Questo approccio stabilizza gli intermedi reattivi, prolungandone la vita e migliorando l’efficienza della reazione. Inoltre, il sistema evita il problema del “back electron transfer”, un fenomeno che spesso riduce l’efficacia dei catalizzatori fotocatalitici. Grazie a queste innovazioni, il catalizzatore mantiene una potenza di riduzione elevata, rendendo possibile trasformare molecole complesse con un consumo minimo di energia.
Implicazioni per l’industria e l’ambiente
Le potenzialità di questa tecnologia sono enormi. Operando a temperatura ambiente, il metodo riduce il consumo di energia e le emissioni di gas serra, rendendo i processi chimici più sostenibili ed economici. Inoltre, l’assenza di reagenti tossici diminuisce la produzione di scarti pericolosi, migliorando la conformità ambientale delle industrie.
Questa scoperta si inserisce nel contesto del Center for Sustainable Photoredox Catalysis (SuPRCat), un’iniziativa finanziata dalla National Science Foundation e diretta da Miyake. Il centro punta a rivoluzionare la sintesi chimica, affrontando sfide come la produzione sostenibile di fertilizzanti, la degradazione di inquinanti persistenti come i PFAS (i cosiddetti “forever chemicals”) e il riciclo avanzato di polimeri per contrastare l’inquinamento da plastica.
Un futuro più verde per la chimica
La collaborazione interdisciplinare tra chimici sintetici e computazionali ha permesso di sviluppare un sistema robusto e versatile, con applicazioni che spaziano dalla produzione di farmaci al riciclo chimico. L’impiego energetico è molto più contenuto e rende il processo interessante anche in situazioni in cui il costo dell’energia è piuttosto elevato.
Il team, che include ricercatori come Niels Damrauer dell’Università del Colorado Boulder e giovani scienziati della CSU, sta già esplorando nuove applicazioni del sistema fotocatalitico. Tra gli obiettivi futuri ci sono la sintesi efficiente di ammoniaca per fertilizzanti, la bonifica di inquinanti ambientali e il riciclo di materiali plastici, tutti passi fondamentali verso un’economia circolare.
La ricerca della CSU rappresenta un punto di svolta per l’industria chimica, combinando efficienza energetica, sostenibilità e versatilità. Sfruttando la luce visibile e meccanismi innovativi come il PCET, questo sistema apre la strada a processi produttivi più puliti e meno dispendiosi. Una unione fra fisica e chimica che promette di ridurre i costi di questi processi industriali.
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.

You must be logged in to post a comment Login