Attualità
Chi sono gli artefici della vittoria dei 5S e di Salvini? Floris, La7 e La Repubblica
Quello che mi ha più sorpreso di queste elezioni è stata l’incapacità dei giornalisti di comprendere gli umori della società italiana. Nel corso di tutta la campagna elettorale la gran parte di questi, più che informare, indottrinavano.
A titolo di esempio la trasmissione di Floris che a ogni puntata intervistava, facendo sempre le stesse domande e ottenendo sempre le stesse risposte, a fasi alterne Fornero, Monti e Cottarelli. Il risultato è stato quello di rendere evidente, anche ai più bendisposti, che questi “espertoni” non avevano nessuna idea per risollevare le sorti del Paese se non quella dei sacrifici e delle lacrime e sangue … degli altri, si intende! Forse Floris, almeno una volta ogni decennio, dovrebbe chiedersi perché chi si ritiene di sinistra deve votare per un partito che da trenta anni fa politiche di destra.
Altro esempio La Repubblica, che si è messa alla guida dei renziani a oltranza sottolineando ogni errore della sindaca di Roma e i pericoli del fascismo alle porte con una nuova marcia su Roma ormai imminente. Per carità, cosa lodevole incalzare e evidenziare le manchevolezze di un sindaco o la progressione dei consensi di Casapound , ma quando poi si supera il segno e la misura le persone si rendono contro che non di informazione si tratta ma di goffi tentativi di manipolazione e propaganda e non ti seguono più. Quanti voti ha preso Casapound, nonostante la pubblicità di La Repubblica e company? Una fluttuazione statistica! A proposito di antifascismo, ma una parolina su questa Europa che tollera un governo, quello polacco, che rimuove per legge le responsabilità sull’olocausto del proprio popolo? Così, giusto per tentare di essere minimamente credibili! Così sempre per essere più credibili, oltre alla dovuta solidarietà urlata ogni tre per due al giornalista vittima della testata di Spada, due paroline, oltre a quelle d’ufficio, di indignazione per il giornalista menato dai seguaci di De Luca?
Arrivano quindi le elezioni e intellettuali e commentatori non sanno più che pesci prendere.
I più beceri si rifugiano nella antropologia, spolverano vecchie e nuove cartine d’Italia, sovrappongono quella dell’Italia preunitaria, quella del referendum monarchia – repubblica e la mappa del voto attuale. Si cimentano quindi in quello che potremmo definire un nuovo e ardito mestiere: la sociocartografia storica.
Cosa dicono questi nuovi mestieranti? Al nord si è capito il salvifico messaggio di un signore con segni evidenti di demenza senile, e le altrettante salvifiche promesse di Salvini di ridare lustro al vecchio mestiere del pensionato, oltre che fermare i migranti sul bagnasciuga, mentre al sud assistenzialista è piaciuto da morire il messaggio dei 5S: stipendi a tutti senza lavorare. Ma il fatto che fino a due giorni fa Salvini urlasse Forza Etna e Ammazza un terrone risparmia un milione per loro non rileva? Si sperava che queste sacrosante verità i terroni le avessero finalmente comprese, apprezzate e fatte proprie? Conclusione di questi illuminatori di verità nascoste? Secessione, o almeno federalismo fiscale, o padroni a casa nostra e cara grazia che qualcuno non rispolveri la vecchia cara ampolla con l’acqua del dio Po. Questi terroni sono sempre più incorreggibili e sono la sciagura dell’Italia!
Grazie a Dio qualche votarello al sud lo ha preso anche Salvini, quel tanto che basta a fargli pretendere la leadership del centro destra, e quindi cari nostalgici del dio Po anche questa volta addio sogni di gloria! O la leadership nazionale o la secessione: decidetevi e piantatela di rompere i cabasissi!
Sociocartografi di tutto il mondo uniti mi spiace, ripiegate le vostre cartine e conservatele per una più nobile causa, nel frattempo studiate la storia.
Quello che è successo invece è che l’Italia tutta, dal Cenisio alla balza di Scilla, ha ritenuto che Renzi non fosse più votabili e per molte buone ragioni.
Alcune riguardano specialmente il sud.
Perché un lucano avrebbe dovuto votare per il PD di Renzi che in piena crisi ambientale prodotta dal suo amico Descalzi li insultava dicendo chi se ne frega del voto dei lucani e dei loro quattro comitatini? Perché un campano doveva votare chi gli diceva di turarsi il naso per far eleggere il figlio di De Lucae quell’altro specializzato in fritturine? Le inchieste di Fanpage hanno reso evidenti, non solo ai campani ma in tutto il sud, il malgoverno che il PD nel corso degli ultimi 20 anni ha fatto nelle regioni del sud dove ha governato.
Tutti si sono stupiti della mancata elezione in Lucania di Gianni Pittella, che è addirittura arrivato terzo dopo due carneadi della politica. Ma come, il vice presidente del parlamento europeo? La Lucania contro l’Europa? Ma andiamo!
Se La Repubblica, e tutti gli altri giornalisti avessero fatto un minimo di inchiesta sullo stile feudale con cui Marcello Pittella, fratello di Gianni, amministra la regione; su come prima di lui l’ha amministrata Vito De Filippo e prima di lui Filippo Bubbico; sull’operato di Roberto Speranza quando era segretario regionale del PD, ci sarebbe stato sì stupore, ma solo per la pazienza dei lucani che hanno sopportato questo partito per tanti lustri e che ha reso la Lucania una tra le terre più povere d’Europa. Mica male per una regione che è il baricentro fisico del sud ed è ricca di petrolio, sole, acqua, bellezza naturali, storiche culturali e paesaggistiche oltre che di Fondi Europei per lo Sviluppo lasciati a marcire per la quasi totalità nel cassetto, salvo che per i pochi spiccioli spesi per alimentare misere clientele con lo stesso piglio dei baroni feudali.
Dovevano forse votare per Forza Italia ed essere entusiasti per i continui travasi tra Pd e Forza Italia nelle candidature (Benedetto e Viceconte) che hanno reso evidente l’attovagliamento spartitorio con cui hanno amministrato il sud negli ultimi 20 anni? Vogliamo parlare di Giacomo Mancini junior in Calabria?
Ma veramente a La Repubblica, e dintorni, pensavate che attaccare Virginia Raggi, che almeno parla un inglese impeccabile, potesse far preferire ai 5S Gianni Pittella, che dopo milioni di anni a Bruxelles non riesce, al pari di Renzi e Alfano, a spiccicare due parole intellegibili in inglese? Veramente pensavate che attaccare 5S per gli errori fatti nelle candidature potesse nascondere lo scempio fatto con Casini, Viceconte, De Luca, Boschi e tanti altri in tanti collegi d’Italia? Vogliamo parlare di Francesca Barra?
Secondo La Repubblica l’esternazione di Scalfari non ha lasciato un segno profondamente devastante nel potenziale elettorato del PD?
Tutta la campagna fatta dalla intellighenzia giornalistica e no ha solo fatto vedere più che la pagliuzza nell’occhio dei 5S la trave in quelli di Renzi, Monti, Fornero, Cottarelli e dell’intero ceto intellettuale italiano. Non è che i congiuntivi della ministra Fedeli fossero meno imbarazzanti di quelli Di Maio, ma almeno quest’ultimo non ha barato sul proprio curriculum di studi.
E al Nord?
Mentre il Sud non ha più nulla da perdere il nord è dominato ormai da 30 anni a questa parte dalla paura. Dalla paura di perdere il benessere conquistato. In modo confuso e indistinto le minacce a questo benessere sono a volte individuate nella globalizzazione, altre al peso del sud la cui economia non riesce a decollare e ultimamente agli immigrati. È un’area in cui la popolazione sta invecchiando e in cui tutte le incertezza sulla previdenza pesano, eccome! E a differenza del sud qua le pensioni sono altine. Ogni volta che Floris intervista la Fornero a tutti questi viene in mente che le sua lacrime diventano presto le loro. Ma a lei una volta asciugate pace, a loro restano. Floris e la Fornero, a torto o ragione, fanno parte nell’immaginario collettivo delle truppe laiche di sostegno al PD. Il risultato è stato di spaventare ancora di più, aggiungendo carne al fuoco di una politica economica renziana già poco rassicurante. Il Job Act, letto come precarizzazione del modo del lavoro e come la volontà di distruggere le rappresentanza dei lavoratori. Il sindacato doveva poi mobilitarsi a sostegno di questo PD? Vogliamo parlare degli sconquassi della buona scuola con il preside manager portatore di poteri discrezionali e incontrollati. Quanti hanno letto questa riforma come un nuovo modo per fare clientela? O delle crisi bancarie che da un problema generato da banche amiche al PD, Monte Paschi o Banca Etruria, o di imprenditori sempre di area, Zonin, hanno messo in discussione i depositi di tante persone e la certezza dei risparmi di tutti. Complimenti ai geniacci europei che hanno inventato il bail in! Come si fa ad amare una Europa così stupida da far pagare ai correntisti e ai risparmiatori le crisi delle banche, dimenticando che si tratta di un settore soggetto a vigilanza?
È legittimo che a qualche elettore sia venuto il sospetto che la candidatura di Casini fosse dovuta a come questo ha condotto la commissione sulle banche?
Alla paura il nord ha sempre risposto chiudendosi e trovando sicurezza nella cultura del localismo, dai dazi di Tremonti ai referendum autonomisti facendo perdere tempo al Paese e deconcentrandolo in polemiche stupide nord – sud perdendo così di vista il fatto che la globalizzazione rappresenta invece una enorme opportunità, per il sud e per l’Italia tutta, facendo un pugno di infrastrutture utili alla apertura di nuove vie di commercio con la Cina e l’estremo oriente. Nessun giornalista in campagna elettorale ha detto una parola su come questo PD, nella declinazione nazionale e locale, lucana-pugliese, abbia perso gli investimenti colossali dei cinesi per la realizzazione delle nuove vie della seta. Una cosa per loro poco importante ma in grado di cambiare l’economia del sud.
Salvini ha tentato una risposta diversa al malessere del nord proteggendo innanzi tutto le pensioni e rassicurando sull’immigrazione, ha quindi spostato il tiro tentando così la leadership nazionale: operazione direi riuscita. C’è da meravigliarsi che Gori perda malamente? A dicembre 2016 sosteneva il referendum centralista, neanche passa un anno e sostiene il referendum autonomista. Ma cari figlioli del PD, la decenza sapete cosa è?
Dove ha vinto Renzi?
In poche felici enclave dove si sta bene e la paura è più contenuta. Una ridotta geografica, Milano e poco più, e culturale, La Repubblica e La7 solo per semplificare, che rifiuta di capire il Paese, di produrre soluzioni credibili, soprattutto utili, e che se la prende con il resto del Paese che giudica stupido, ignorante e poco moderno. Di La7 e La Repubblica chi se ne frega, peccato però che il ceto dirigente milanese rifiuti di capire il resto del Paese e conseguentemente di prenderne la guida.
Soluzioni di governo
Piaccia o meno ma la possibilità di fare un governo passa comunque dal PD. Per meglio dire, e Renzi si sta dando da fare in tal senso, da una sua spaccatura.
La prima possibilità è che i 5S convincano una parte, maggioritaria, del PD a sostenere un loro governo. Numeri alla mano operazione molto difficile anche perché negli eletti dei 5S ci sono una decina di Caiata che al pronti via sono già espulsi e nel gruppo misto.
La seconda è che i tanti Casini e Bonino, fatti eleggere da Renzi, insieme agli eletti e già espulsi dei 5S, confluiscano in una formazione di appoggio al centrodestra rendendo ancora una volta il Giaguaro, anche se un po’ stonatello, centrale nella politica italiana.
Guardando i numeri mi sembra l’ipotesi più probabile.
Grazie Renzi! Grazie La Repubblica! Grazie Floris!
Pietro De Sarlo
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