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“C’eravamo tanto amati per un anno e forse più: la grande illusione.” di R. SALOMONE-MEGNA

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Non scrivo su S.E. da più di un mese, giusto il periodo di tempo necessario per rielaborare il dolore della fine indecorosa del sedicente governo del cambiamento Movimento 5 Stelle- Lega.

Gli accadimenti hanno dell’incredibile e penso che siano assolutamente unici nella storia repubblicana del nostro paese: il Movimento 5 Stelle con un salto carpiato all’indietro è stato capace di rinnegare tutto quanto aveva dichiarato sino al giorno prima della crisi, rifluendo nell’alveo delle sinistre fucsia e arcobaleno dei diritti civili, alleandosi con il PD e LEU.

Per contro Salvini, meglio conosciuto come il “capitano”, ha abbandonato la tolda della nave proprio nel momento in cui ci si doveva apprestare alla battaglia ed è rientrato nell’alveo della destra liberista berlusconiana.

Il primo Governo legittimo, nato dalla volontà popolare, dopo anni di governi costituzionalmente illegittimi e privi di qualsiasi mandato elettorale, mortuus est.

Tutto è stato normalizzato e tutto è avvenuto in un amen.

E’ trascorso poco più di un anno da quando i nostri beniamini, Di Maio e Salvini, proponevano come ministro dell’economia un garbato studioso ultraottantenne, quale Paolo Savona.

Era bastato solamente questo affinché fossero tacciati di grave ribellione, inacettabile per le cancellerie europee; era bastato solo questo a far tremare l’establishment europeo.

Vi ricordate quando Di Maio voleva mettere il Presidente della Repubblica sotto accusa?

E’ tutto finito. Di Maio è diventato il più ossequioso esecutore dei desiderata del Presidente della Repubblica, sempre più custode dei trattati internazionali e sempre più dimentico del suo ruolo di garante della Costituzione.

Cosa ci lascia questo Governo oltre al reddito di cittadinanza dagli incerti risultati e alla quota cento?

Il lascito più prezioso del Governo giallo-verde è proprio aver mostrato agli italiani che il re è nudo e non ci sono abiti cangianti a ricoprire le pubende.

Il re è nudo ed anche maledettamente fragile, senza il soccorso della quinta colonna che opera impunemente all’interno dell’Italia per i propri privilegi e gli interessi stranieri.

Memori di come il presidente rumeno Ceausescu fu abbattuto da un solo fischio che si sollevò dalla piazza in Bucarest in cui teneva un discorso, nonostante la presenza della feroce Securitate, così in Europa le consorterie economiche di Bruxelles temono il popolo italiano, di cosa possa liberamente votare e soprattutto hanno paura che qualcuno, secondo il mito di Platone, possa finalmente condurli fuori dalla caverna.

Per il resto non c’è molto da dire.

I dirigenti del Movimento 5 Stelle sono veramente dei “ personaggetti” come molto acutamente li appellava, qualche tempo fa, il presidente della Regione Campania On. Vincenzo De Luca.

Personaggetti con un vuoto pneumatico in testa, in balia di una sorta di pifferaio magico, cioè l’auto proclamatosi avvocato del popolo, avv. Giuseppe Conte, che li ha gettati nell’abbraccio mortale con il PD, con la C.E. e con Mario Monti.

Un vero e proprio suicidio politico, pur di restare aggrappati come cozze alle poltrone, alle auto blu ed ai lauti stipendi.

Ed ora, oltre a dover governare con il PD di Zingaretti, dovranno anche condividere le decisioni con Matteo Renzi, capo del nuovo partito “ Italia Viva”.

Una tragica eterogenesi dei fini.

Ma mettere il proprio destino nelle mani di Renzi c’è da stare davvero poco “ sereni”. La storia ce lo ha già insegnato.

Per quanto riguarda Salvini, incassato il massimo del consenso con le elezioni europee grazie alla favola che avrebbe cambiato l’Europa dall’interno, di fronte all’impossibilità della cosa ed alla necessità di aprire un serio contenzioso con la Commissione Europea, che evidentemente non è la solita ONG che raccatta disperati nel Mediterraneo, ha scelto di scappare.

E’ l’istinto primordiale del “combatti o fuggi”, studiato per la prima volta da Walter Cannon nel 1920.

Salvini ha scelto di fuggire, di uscire di scena quando i suoi consensi nell’opinione pubblica erano al massimo, ma forse di combattere veramente non aveva mai avuto l’intima volontà.

Infatti, Salvini è un sovranista “sui generis”.

E’ un sovranista-autonomista, ma noi siamo convinti che le due posizioni siano antinomiche.

L’idea dell’autonomia differenziata è nata nell’ambito dei filo europeisti della prima ora, quali D’Alema, Amato, Letta e Gentiloni.

Più autonomia viene data alle regioni e più lo stato nazionale si indebolisce, venendo meno il principio westfaliano che le relazioni politiche con soggetti stranieri sono in capo allo stato nazione.

E’ in questo panorama che Salvini deve decidere se vuole essere il capo della Lega Nord con il 4-7% di peso elettorale o della Lega, partito sovranista che difende ed attua i principi della Carta Costituzionale e gli interessi dell’Italia innanzitutto.

Diciamo che come sovranisti abbiamo vissuto con il Governo giallo verde una fugace primavera ed abbiamo compreso come le lobbies europee vogliano ridurci in servaggio e come sia aumentata negli italiani questa consapevolezza.

Comunque questi protagonisti che recitano a soggetto non ci mancheranno.

Quello che ci manca veramente è un nuovo soggetto politico, che sappia andare oltre la sterile contrapposizione di destra contro sinistra, di autoctoni contro alloctoni, che porti la lotta di classe nel giusto campo ovverosia nel campo dei popoli che si oppongono ai detentori della rendita finanziaria, a coloro che fanno denaro da altro denaro.

Attorno ad esso patrioti, uomini liberi e liberi pensatori finalmente si stringeranno a coorte: per difendere la Patria dalla quinta colonna interna, dagli avidi francesi e come sempre dalle mire teutoniche del IV Reich.


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