Attualità
Il caso Moro e la “recente” scoperta delle coperture di Stato: il disagio italico di oggi trae linfa anche da tale efferato delitto
Ho letto ieri le news sulle protezioni alle BR nel delitto Moro, sembra che un colonnello dei servizi fosse presente sulla scena del rapimento. Io da buon scolaro da anni ritengo di aver fatto i compiti a casa, ho letto, ho studiato, mi sono informato e documentato. Mi sono fatto un’idea in riguardo, la mia, idea dettagliata, fattuale e senza secondi fini se non quello della verità. Io non vivo di politica, vivo di economia e di risultati e dunque posso permettermi di essere sinceramente aperto ed analitico, pensando solo a comprendere la realtà delle cose.
Bene, la mia verità parte da mille letture ed un multiplo di collegamenti: ricordiamo certamente il famoso Covo di Stato di Flamigni, piuttosto che Trame Atlantiche, dello stesso autore. Grande Flamigni, e lo dico ritenendomi anticomunista. Anzi, ricordando l’anticomunista per antonomasia Edgardo Sogno, grande capo partigiano anch’egli un po’ utopico (mica come Mattei e Cefis che ancora in guerra pensavano già al pratico futuro) devo stigmatizzare come esistano storicamente prove di ingerenza negli affari italici da parte di potenze straniere, da leggere il suo Testamento di un anticomunista. Libri datati, di un’altra epoca – la guerra fredda – ma molto interessanti negli schemi che abbiamo ereditato e fatto evolvere dopo la caduta muro di Berlino. Assolutamente da leggere il sunto evoluto di quanto sopra, interessantissimo, del giudice Priore nel libro Complotto Internazionale in cui è dipinta un’immagine fosca dei nostri supposti partners europei, guarda caso gli stessi che oggi ci chiedono di rientrare del debito. O meglio, di coloro che sono sodali di coloro che ci dicono di rientrare del debito, che sono poi gli stessi che hanno prima sobillato la rivolta in Libia, poi hanno proposto la defenestrazione del Rais e quindi l’intervento armato, finendo con l’uccisione di Gheddafi. Guarda caso mi riferisco ad un paese finito in una crisi molto peggiore di quella italiana nel post sub prime (da vedere le statistiche di Eurostat in riguardo, leggasi deficit di bilancio: fino al 2010 compreso l’Italia andava meglio di quasi tutti i Paesi europei, con performances simili a quelle tedesche sia nella crisi che dalla partenza dell’euro). E, riprendendo quanto proposto dal testo di Rosario Priore, possiamo anche immaginare che i sopra citati partner-avversari possano essere anche gli stessi soggetti che abbatterono l’aereo dell’Itavia ad Ustica, coagulati attorno a coloro che in prima persona ordirono le trame del raid sui cieli italiani che abbattè il Mig libico caduto sulla Sila (gli aerei che suppostamente abbatterono il volo Itavia, si dice aerei NATO, sembra decollarono da una base in Corsica, si dice [encore] di un vero scenario di guerra nei cieli italiani con aerei di vari tricolori ad affrontarsi sui cieli del paese di Dante). E che magari erano della stessa nazionalità di coloro che diedero copertura alla famosa scuola di lingue Hyperion, copertura parigina delle BR in uno schema mai ben decifrato, peccato che Francesco Cossiga non possa essere più il garante delle verità nascoste che hanno messo al riparo il Belpaese da rappresaglie per circa trent’anni.
Auguri Aldo Moro, un altro anniversario dalla tua morte sta per arrivare [e passare in onorato silenzio], la morte di una persona che metteva gli interessi degli italiani in prima fila. E, tanto per rendere meno ardua l’analisi proposta aggiungiamo tra le letture suggerite anche il saggio di Galloni Chi ha tradito l’economia italiana, dietro tutte le crisi internazionali sembrano esserci degli interessi economici che magari derivano da un disagio post crisi, proprio come quello attuale: forse con queste letture alcuni tasselli possono andare a posto, facendo capire quali e quanti collegamenti esistano e siano esistiti fra gli aspetti economici e di sviluppo di un paese e la classe politica che deve rappresentarli agli occhi del mondo, considerando anche i relativi – e successivi, spesso fatali – destini politici.
In soldoni, Aldo Moro era un italiano che difendeva gli interessi del proprio paese e per questo dava fastidio, ovunque. La bega destra sinistra troppo spesso utilizzata per giustificare l’assassinio secondo chi scrive di per sé non era importante, il problema erano soprattutto le ripercussioni in economia delle politiche di una DC aperta alla sinistra in tale contesto storico. Moro era non nemico della sinistra comunista con tutto quello che ciò comportava, ricordiamo che l’amicizia italiana con la Russia di oggi nasce da legami ed interessi che datano non dico dalla costruzione di San Pietroburgo da parte di maestri veneti e ticinesi ma più recentemente dalla fine della seconda guerra mondiale, vedasi anche la pellicola Italiani brava gente, produzione russo-italiana assolutamente illuminante sui rapporti stretti che esistettero in periodi difficili e fin esistono ancora oggi tra due nazioni apparentemente così lontane.
Ossia tale “vicinanza” diede il là ad una collaborazione post bellica prettamente economica che permise l’utilizzazione delle capacità ingegneristiche nazionali a vantaggio dell’immensa e ricchissima Russia, ad esempio per costruire le stazioni di pompaggio del gas siberiano con tecnologia Nuovo Pignone. Un po’ come la Saipem dei nostri giorni che aiuta la Russia attuale quasi in guerra con il mondo a costruire il South Stream, 2 mld di euro di contratto annunciati due settimane or sono (con successivi attacchi dell’establishment occidentale all’azienda italiana considerata troppo filo russa). Inoltre, non va assolutamente dimenticato il fisico Bruno Pontecorvo, fratello di quel Gillo Pontecorvo che filmò la Battaglia di Algeri (guarda caso), il quale come membro del gruppo di via Panisperna ed amico di Enrico Fermi e del club di fisici che seppe immaginare e concretizzare la tecnologia nucleare non solo per usi pacifici, alla fine della guerra sparì nottetempo, emigrando in URSS si dice per spiegare ai russi come costruire la bomba atomica con l’obiettivo di equilibrare i ruoli di dominatori globali con gli USA, preoccupato dalle derive autoritarie che la presidenza Truman aveva dimostrato nella gestione delle guerra atomica con il Giappone. Presidenza americana che venne poi raccordata alla realtà pacifica del post guerra da un generale di destra, Ike (…). Si sa, le più grandi rivoluzioni anti-convenzionali in senso ideologico le deve fare una persona che nasce sulla stessa sponda: chi fa leggi antisindacali normalmente deve essere appartenente alla sinistra, mentre chi pacifica deve normalmente essere uno di destra. Strano il mondo.
Dunque, Moro prima di morire aveva in mano un’Italia che se avesse saputo superare la conflittualità destra-sinistra sarebbe stata in grado di superare per la prima volta, in termini economici, la Gran Bretagna, bastava sdoganare la sinistra al governo per incontrare la pace sociale ed aprire le porte al futuro. Moro di fatto anticipò troppo la caduta del muro di Berlino e ne pagò lo scotto, assieme all’Italia. E, si noti, il possibile sorpasso economico italiano alla Gran Bretagna era cosa veramente incredibile ai tempi, superare l’ultimo impero mondiale fino a 40 prima ancora sulla breccia! Come conseguenza l’Italia avrebbe potuto surclassare anche la Francia grazie anche alla miriade di piccole imprese a supporto di una fortissima e ben congegnata grande industria nazionale, industria evoluta, moderna e soprattutto completa nella sua presenza in tutti i rami (anche se in gran parte a partecipazione statale, come vollero i padri della Repubblica circa 35 anni prima). E soprattutto aveva a portata di mano l’indipendenza energetica del Paese: Moro stava per dare il via alla rivoluzione dell’energia nucleare in Italia circa nello stesso periodo in cui la Francia diede i via al proprio progetto nucleare che l’ha portata oggi alla di fatto indipendenza dal petrolio per il sostentamento della propria industria. L’Italia nei primi anni settanta era infatti più avanti della Francia in ambito nucleare e sapete perchè? Enrico Fermi, eroe americano moderno e artefice della bomba sia a fissione che a fusione (quest’ultima teoricamente), garantì personalmente per l’Italia in termini di sfruttamento pacifico dell’energia nucleare nel periodo post bellico, primo paese occidentale dopo il mondo anglosassone a poter approfittare del nucleare civile. Probabilmente l’Italia con Moro stava completando l’iter iniziato con Fermi negli anni ’50: avendo depurato l’apparato statale dei troppo invadenti fascisti poteva ambire a sviluppare una tecnologia d’avanguardia sfruttando le competenze della fisica e dell’ingegneria nucleare nazionale e facendone beneficiare tutto l’apparato industriale nazionale. Appunto, questo era troppo, l’Italia così piccola non poteva diventare anche potente. E da lì nacque la fronda anti-Moro. Ricordo ancora una vecchia canzone di De Gregori, in cui si citava l’Italia sulla luna. Ed era proprio così, allora l’Italia era ricca e capace abbastanza per sviluppare – aveva il primato in molti settori ad alto tasso di crescita – tecnologie talmente d’avanguardia che l’avrebbero potuta condurre, se non sulla luna, almeno a primeggiare industrialmente nel mondo che sarebbe divenuto globale, per altro facendo qualcosa che in parte ha fatto per trent’anni prima della crisi attuale che la sta deindustrializzando e probabilmente la porterà ad una miseria euro-imposta.
Eh si cari miei, l’Italia era veramente un grande paese, con grandi imprenditori e grandi industrie ed ora sembra proprio che il viaggio del benessere stia per finire. Purtroppo i capitani d’industria più lungimiranti sono morti in situazioni ambigue, su tutti Adriano Olivetti e quel Raul Gardini che per primo, anni luce prima degli altri, aveva avuto la visione della green economy, della green energy e di tutti gli annessi e connessi, compreso il biofuel. Di fatto ucciso, si disse suicidio con un colpo di pistola alla tempia forse con l’arma trovata appoggiata sulla scrivania. Strano paese l’Italia, osanna tanto da vivi i potenti per dimenticarli completamente da morti, per questo paese poco o nulla riconoscente potrei anche dire.
Moro alla fine venne ucciso anche lui e non stupisce che ci possano essere state coperture di alto rango per non fare capire la genesi di quella strana morte che andava contro agli interessi nazionali da qualunque parte la si guardasse, fino a spingersi alla congettura del giudice Priore che aveva immaginato nel suo libro sopra citato la possibile copertura di importanti esponenti di famiglie romane vicini agli interessi inglesi per ospitare il rapito nelle prime ore dall’evento. E come dimenticare la scia di morti sulle tracce dei diari di Moro, includendo il generale Dalla Chiesa. E poi ci stupiamo delle parole di Grillo che dice che quando fu invitato a cenare all’Ambasciata inglese a Roma prima che “venissse imposto” il governo di Enrico Letta, al primo piano c’era già il giovane ex-democristiano ad aspettarlo… Quello di cui dobbiamo preoccuparci sono le conseguenze!
E’ chiaro che Moro dava fastidio in tale momento storico, e pure l’Italia con la sua crescita economica troppo accesa. La soluzione guarda caso arrivò ed oggi l’Italia si trova precisamente in una situazione che pensandoci bene appare come una logica conseguenza di tale efferato omicidio e di tutto quello che già allora stava dietro.
Vabbè, ammetto che questo pezzo è un po’ uno sfogo, un po’ un modo per ricordare persone che tentarono di fare grandi cose per l’Italia – e furono uccise, anche con la collaborazione di altri italiani che oggi spero siano finiti in grave disgrazia economica -, un po’ per stigmatizzare come il Belpaese sia caduto veramente in basso. Ed anche per chiarire che se l’Italia sta dove sta oggi molto dipende dai propri difetti ed errori ma moltissimo anche dall’ingerenza, dall’invidia e dalla conflittualità degli altri paesi nei confronti del paese a forma di stivale, paesi interessati a sbarcare il lunario in una crisi epocale a spese del vicino. Lasciando stare per favore i giudaici che furono per altro vittime, forse nel concetto di complotto pluto-massonico di mussoliniana memoria c’era qualcosa da salvare, chissà *. Messaggio criptico, non so se tutti, o qualcuno, capirà. La speranza è sempre l’ultima a morire.
* Chiave di lettura suggerita: è così folle pensare che i paesi ex coloniali che hanno creato per centinaia d’anni la propria ricchezza sfruttando i beni di altri paesi [e aggiungo, le cui economie sembrano entrate oggi in crisi di sostenibilità] , in assenza di colonie disponibili approfittino dei paesi limitrofi più indifesi, proprio quelli in crisi da euro? Questo spiegherebbe le innegabili differenze di comportamento nell’accettare il deficit superiore al 3% da parte di chi le regole le fa e le deve fare rispettare in Europa… Se così fosse occhio ai campioni nazionali da privatizzare, l’economia è anche una questione di rispettiva sopravvivenza.
Mitt Dolcino
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