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CARI SOVRANISTI, IL VERO NEMICO NON È POLITICO (di Luca Pinasco)

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Lega e M5S oltre il 60%, il PD sotto il 15% e Forza Italia sotto l’8%. Savona, Bagnai, Borghi, Barra Carracciolo in posizioni chiave, Marcello Foa Presidente Rai in pectore e si fa persino il nome di Rinaldi per la Consob. Tutto ciò era impensabile soltanto l’anno scorso. La battaglia del consenso è stata vinta, l’Italia è il primo Paese in cui la maggioranza della popolazione è saldamente schierata a favore di forze più o meno sovraniste. In realtà però c’è poco da festeggiare. Quella che è stata vinta è la prima e forse potremmo dire la più semplice delle battaglie. Il nemico non è politico, se il vero nemico fosse il PD vincere la guerra sarebbe fin troppo semplice. Purtroppo per noi il vero nemico è altrove, ed è un nemico che potrebbe schiacciare il potere politico anche se quest’ultimo fosse per intero unito e compatto. Il nemico è il grande capitale finanziario proprietario di quote azionarie in tutte le maggiori società che compongono l’apparato economico industriale del paese e non solo.

Il nemico sta nei grandi fondi d’investimento, in quegli agglomerati che Gallino definiva “gli azionisti universali” e che posseggono rilevanti azioni in giornali, televisioni, grandi industrie e banche, come Black Rock, di Vanguard, di Capital World Investor, di FMR, di State Street Corp. Il vero nemico non detta la linea politica ma la linea ideologica. Il nemico è nelle prestigiose università di economia, dove si insegna quanto le liberalizzazioni e le privatizzazioni siano salvifiche per l’economia, quanto la flessibilizzazione del mercato del lavoro sia la soluzione alla disoccupazione, quanto la deregolamentazione sia la soluzione alle crisi finanziarie. Il nemico sta nelle menti dei dirigenti e dei manager formati nelle suddette università. Il nemico è in quelle società di rating private che con un discrezionale voto positivo o negativo decidono se un governo possa o meno attuare una politica economica. Il nemico sono quelle regole sbagliate o inesistenti che permettono a numerosi istituti finanziari come Goldman Sachs o Deutsche Bank di poter liberamente scambiare qualsiasi quantità di titoli di debito pubblico manovrando i tassi e mettendo a rischio intere nazioni artatamente sprovviste della protezione di banche centrali con funzione di prestatore d’ultima istanza. Il nemico ci ha portati da essere la quarta potenza industriale e l’unico paese al mondo dove la classe media poteva permettersi di possedere due case di proprietà, una al mare o in campagna e una in città, ad un paese dove ci sono dieci milioni di poveri e la classe media non arriva neppure a pagare le bollette. Il nemico nasce con il divorzio del 1981, cresce dalla rivoluzione liberista mediatica e giudiziaria del 1992 e non sarà facile debellarlo. Il nemico è in tutte quelle poltrone al Ministero dell’Economia e Finanze che Rocco Casalino minacciava in quell’audio rubato. Il nemico è ai vertici della televisione pubblica che Marcello Foa insidierà presto. Il nemico è alla Consob, vigilante della borsa poco vigile negli ultimi anni, per la quale direzione si paventa oggi il nome di Rinaldi. Il nemico è ai vertici delle società partecipate come Eni, Enel, Finmeccanica, gestite non secondo l’interesse nazionale ma secondo quello degli azionisti privati, e si spera che in futuro arriveranno nomine interessanti anche in quel versante. Il nemico è in Europa dove le politiche fiscali e monetarie sono decise in funzione della tecnica e non del benessere della popolazione, dove non importa se crollano i ponti o le scuole ma tutto ciò che conta è rispettare dei parametri. Quest’ultimo è un nemico che non dobbiamo e non possiamo affrontare adesso, poiché probabilmente si abbatterà da solo con le prossime elezioni europee, ed attaccarlo frontalmente ora, come faceva osservare il prof. Bagnai, significherebbe addossare soltanto al nostro paese il costo politico di una disfatta annunciata. Il nemico è la cultura economica neoliberista che, dal 1992, ha permeato la struttura sistemica italiana. Non sarà facile da sconfiggere, ma è inevitabilmente questa la direzione in cui muoversi.


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