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Caos Pensioni a Berlino: Merz “ostaggio” della SPD mentre la base giovanile si rivolta. Ecco cosa sta succedendo davvero in Germania

Caos Germania: Merz ostaggio della SPD sulle pensioni. La rivolta dei giovani CDU e il rischio di un “buco” da 120 miliardi.

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La luna di miele del governo Merz sembra già finita. A pochi mesi dall’insediamento, la coalizione “Nero-Rossa” (CDU/CSU e SPD) si trova di fronte al suo primo, vero scoglio strutturale: le pensioni. E come spesso accade nelle trame politiche tedesche, il diavolo si nasconde nei dettagli contabili e nelle proiezioni a lungo termine.

Siamo nel novembre 2025 e la Germania, locomotiva d’Europa un po’ spompata, si interroga su come mantenere il proprio welfare senza far esplodere i conti, o peggio, senza far esplodere la maggioranza. Al centro della tempesta c’è il Cancelliere Friedrich Merz, stretto in una morsa letale: da un lato la SPD, partner di governo imprescindibile che esige garanzie sociali; dall’altro la sua stessa base, l’Unione Giovanile (JU), che grida allo scandalo per i costi scaricati sulle generazioni future.

Il pomo della discordia: il “muro” del 2031

Di cosa si discute? Il pacchetto di riforme prevede di fissare il livello delle pensioni al 48% del salario medio anche per il periodo successivo al 2031.

Sembra una questione tecnica, ma è pura dinamite politica.

L’accordo di coalizione originale era vago sul “dopo-2031”, ma la legge approvata in estate ha messo nero su bianco questa garanzia.

  • La posizione della SPD (Lars Klingbeil): “Non si tocca”. Per i socialdemocratici, mantenere il potere d’acquisto dei pensionati è una linea rossa invalicabile, anche perché il partito si propone come strumento di riequilibrio sociale, anche quando è alleato con la CDU.
  • La posizione della Young Union (Giovani CDU): È una follia contabile. Secondo i loro calcoli, blindare le pensioni al 48% costerà 120 miliardi di euro extra di denaro dei contribuenti. Soldi che, sostengono, mancheranno agli investimenti e graveranno sulle spalle dei giovani lavoratori.

La rivolta dei “Giovani Leoni” e l’impasse di Merz

La situazione è paradossale. Merz, falco fiscale per eccellenza, si trova a difendere una misura di spesa pubblica per non far cadere il governo. Alla “Giornata della Germania“, l’evento organizzato dalla giovanile del partito, il Cancelliere è stato accolto da un clima gelido.

Diciotto giovani parlamentari della CDU/CSU hanno minacciato apertamente: “Non voteremo questa legge”, un ammutinamento che mette a rischio la maggioranza al Bundestag.

I giovani della CDU sono contro Merz oggi

La risposta di Merz? Un esercizio di equilibrismo politico.

“Non sono responsabile solo verso un gruppo, ma verso l’intero Paese e la stabilità del governo”, ha tuonato il Cancelliere.

Per calmare le acque, Merz ha proposto un compromesso tipicamente democristiano: approvare la legge ora (per la gioia della SPD) ma allegare una dichiarazione d’intenti per una riforma radicale del sistema a partire dal 2032, affidata a una futura commissione. Una promessa “pagherò” che, prevedibilmente, non ha convinto i giovani falchi.

Analisi economica: austerità o sostegno alla domanda?

Qui entra in gioco la vera analisi economica, quella che spesso sfugge alla narrazione mainstream focalizzata solo sul debito. La Young Union ha ragione sui numeri bruti: mantenere il sistema attuale costerà caro. Ma sbaglia, e di grosso, sulla strategia macroeconomica e politica.

Ecco perché la posizione dei “rigoristi” rischia di essere un boomerang:

  1. Il mito del risparmio: Tagliare le pensioni in Germania non libera automaticamente risorse per investimenti produttivi “magici”. Riduce semplicemente il reddito disponibile di una fetta enorme della popolazione.
  2. La depressione dei consumi: Una pensione media tedesca, dopo 45 anni di contributi, si aggira sui 500 euro. Non stiamo parlando di pensioni d’oro. Tagliare ulteriormente significa impoverire la classe media anziana, deprimendo i consumi interni in un momento in cui l’export tedesco vacilla. Meno pensioni = meno acquisti = meno crescita. È l’ABC dell’economia keynesiana.
  3. Il sistema a tre pilastri: Va ricordato che il sistema tedesco si basa su tre gambe: statale, aziendale e privata. La parte statale è lo zoccolo duro. Indebolirla significa lasciare milioni di tedeschi in balia della volatilità dei mercati finanziari per la loro sopravvivenza.

Tabella: Le posizioni in campo

AttoreObiettivoArgomentazione PrincipaleRischio Politico
SPD (Klingbeil)Blindare il 48% post-2031Giustizia sociale e stabilità per i pensionati.Rottura della coalizione se la legge cambia.
CDU/CSU (Merz)Sopravvivenza del GovernoRispetto del contratto di coalizione; rinvio delle riforme al 2032.Perdere la faccia con la base conservatrice.
Young UnionBocciare l’aumento di spesaEquità intergenerazionale; i costi (120 mld) sono insostenibili.Regalare voti dei pensionati agli avversari.
AfD (Opposizione)Capitalizzare il caosIl sistema è rotto, i partiti tradizionali falliscono.Nessuno (guadagnano da ogni scontro).

Il suicidio politico della destra tedesca?

C’è poi il fattore elettorale. La CDU ha ottenuto ottimi risultati tra gli over-60. Andare a dire a questo elettorato “vi taglieremo l’assegno tra 6 anni per far contenti i ventenni” è una strategia suicida. Meglio far finta di niente fischiettare e parlare del tempo e di armi.

L’AfD (Alternativa per la Germania), l’opposizione sovranista, osserva sorniona. Se la CDU abbraccia l’austerità pensionistica, l’AfD si ergerà a unico difensore del welfare nazionale, raccogliendo i voti dei delusi.

Merz lo sa. Sa che non può permettersi una corsa al ribasso sociale.

“Chi offrirà il livello pensionistico più basso?” ha chiesto ironicamente alla platea. La risposta implicita è: nessuno che voglia vincere le elezioni.

In conclusione, la Germania si trova intrappolata nel suo stesso dogma ordoliberista: vorrebbe i conti in ordine, ma si scontra con la realtà demografica e la necessità di sostenere la domanda interna. Merz comprerà tempo con la SPD, i giovani della CDU ingoieranno il rospo (magari con qualche concessione di facciata), ma il nodo strutturale rimane. E finché Berlino penserà che la spesa pensionistica sia solo un “costo” e non un motore di stabilità economica, la crisi sarà solo rimandata.

Domande e risposte

Perché i giovani della CDU sono contrari alla riforma se il loro partito è al governo?

La Young Union teme che fissare le pensioni al 48% del salario medio anche dopo il 2031 crei un debito insostenibile per le future generazioni. Calcolano un extra-costo di oltre 100 miliardi di euro che graverà sui lavoratori attuali e futuri, limitando la capacità di investimento dello Stato in altri settori come istruzione o infrastrutture. Vedono questa mossa come un “furto” intergenerazionale.

Friedrich Merz può davvero permettersi di ignorare la sua base giovanile?

Sì e no. Nel breve termine, Merz è obbligato a ignorarli per mantenere in vita la coalizione con la SPD, che considera la riforma intoccabile. Tuttavia, ignorare sistematicamente l’ala giovanile e liberista del partito indebolisce la sua leadership interna. Merz sta cercando di mediare proponendo una commissione futura, ma la priorità attuale è non far cadere il governo appena insediato.

Qual è il vero rischio economico per la Germania se si tagliano le pensioni?

Il rischio è un crollo della domanda interna. Le pensioni tedesche non sono altissime (media 1.500€) e costituiscono il reddito primario per milioni di consumatori. In un’ottica keynesiana, ridurre o non indicizzare queste entrate significa ridurre i consumi delle famiglie, danneggiando le imprese che vendono beni e servizi sul mercato interno. L’austerità pensionistica potrebbe paradossalmente rallentare la crescita economica, peggiorando il rapporto debito/PIL invece di risanarlo.

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