Difesa

Caccia italiani contro Jet russi: la Terza Guerra Mondiale evitata (per ora) dalla freddezza dei nostri piloti e ufficiali

La vera cronaca dell’intercettazione dei MiG 31 sul Mar Baltico. Per fortuna che a decidere gli abbattimenti non sono estoni o tedeschi

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Per un istante, il 19 settembre scorso, il corso degli eventi mondiali è dipeso da cinque uomini sospesi a migliaia di metri sopra il Mar Baltico. Da una parte, i piloti di tre caccia pesanti russi MiG-31. Dall’altra, i piloti di due F-35 italiani, nomi in codice “Ghost 1″ e “Ghost 2“, decollati in scramble (decollo immediato su allarme) da una base aerea in Estonia.

I jet russi avevano appena violato lo spazio aereo estone, e quindi della NATO. Una provocazione deliberata, o un errore superificiale, che  non è stato un semplice “taglio d’angolo” come avvenuto in passato. Per ben 12 minuti, un tempo senza precedenti per un’incursione di questo tipo, i caccia di Mosca hanno volato dove non dovevano.

In quel frangente, con aerei armati di missili aria-aria a pochi metri di distanza, sarebbe bastato un errore, una mossa avventata, un ordine sbagliato per scatenare l’irreparabile. Invece, è andata in scena una dimostrazione di professionalità e sangue freddo che merita di essere raccontata.

L’Intercettazione: una danza mortale con un saluto amichevole

Ora abbiamo una cronaca un po’ più precisa, ripresa da The Telegraph. I piloti italiani hanno iniziato la procedura standard di intercettazione aerea: si sono affiancati agli intrusi e hanno oscillato le ali da un lato all’altro, il segnale internazionale che significa “siete stati intercettati, seguitemi”. In risposta, anche i russi hanno oscillato le loro ali, a segnalare la presa d’atto. Poi, uno dei piloti di Mosca ha alzato una mano in un gesto che sembrava quasi un saluto amichevole.

Nessun contatto radio. Solo il linguaggio universale dei piloti. Per i successivi 12 minuti, gli F-35 italiani hanno scortato i MiG-31 fino all’enclave russa di Kaliningrad, assicurandosi che uscissero dallo spazio aereo dell’Alleanza senza creare ulteriori problemi. Quindi, in realtà, per quasi tutto il periodo i caccia russi sono stati accompagnati da quelli italiani.

Il Tenente Colonnello Gaetano Farina, comandante della task force aerea italiana per la missione NATO “Baltic Eagle III” in Estonia, ex Frecce Tricolori, ha commentato con la pacata professionalità che contraddistingue i nostri militari:

“Siamo davvero orgogliosi di come reagiamo ogni volta… È il nostro lavoro. Gli uomini erano rilassati.”

Nessuna esultanza da film hollywoodiano al rientro alla base. Solo la consapevolezza di aver gestito una situazione ad altissima tensione con la massima competenza. Una competenza che, è bene ricordarlo, ha evitato una crisi militare diretta tra la NATO e la Russia. Il Tenete Colonnello Farina è al settimo turno di servizio in Estonia, L’esperienza aiuta e anche qualche pelo bianco della barba.

Chi decide di premere il grilletto? La freddezza di Roma

L’incidente ha scatenato giorni di intense discussioni all’interno della NATO. L’Estonia ha immediatamente richiesto consultazioni in base all’Articolo 4 del trattato, e la domanda che tutti si sono posti è stata: “Perché non sono stati abbattuti?”. Nel 2015, quando un caccia russo violò lo spazio aereo turco, fu abbattuto in 17 secondi dai piloti turchi.

La risposta è complessa e risiede nella catena di comando e nelle regole d’ingaggio.

  • La Minaccia: I jet russi, sebbene armati, non puntavano verso la terraferma estone e non erano in assetto da attacco al suolo.
  • Le Regole d’Ingaggio (ROE): Le regole NATO sono classificate, ma consentono ai singoli governi che forniscono i mezzi militari di applicare delle “clausole” o restrizioni nazionali. Un pilota può aprire il fuoco se la sua vita è direttamente minacciata (ad esempio, se viene “illuminato” dal radar di tiro nemico), ma in situazioni più ambigue la decisione finale scala la catena di comando.
  • La Decisione Finale: In questo caso, l’autorità ultima sulla decisione di un’azione “cinetica” (cioè, aprire il fuoco) non spettava al generale tedesco al comando del centro operativo NATO in Germania, ma ricadeva sul governo che ha fornito i caccia: l’Italia.

Se la Terza Guerra Mondiale non è scoppiata sui cieli del Baltico, è dunque merito di due fattori cruciali: la straordinaria abilità dei nostri piloti nel gestire la crisi senza escalation e il fatto che a Roma, al governo, non siedono dei trigger happy, “dal grilletto facile”, pronti a scatenare un conflitto per una provocazione. Una freddezza politica che, unita a quella militare, si è rivelata decisiva. Ma la domanda è: fino a quando potrà durare? Perchè, sia nei paesi  Baltici, sia in Germania, si parla chiaramente di abbattere i caccia russi se entrassero, anche non aggressivi, nei cieli NATO.

Confronto tra i protagonisti del cielo

Per capire meglio le capacità in campo, ecco un breve confronto tra i velivoli coinvolti.

Caratteristica MiG-31 “Foxhound” (Russia) F-35 “Lightning II” (USA/Italia)
Origine Russia (Sovietica) USA
Tipo Caccia intercettore Caccia multiruolo di V generazione
Velocità Max Mach 2.83 (~3.000 km/h) Mach 1.6 (~1.900 km/h)
Quota Max 25.000 m 15.000 m
Punto di Forza Velocità e quota elevatissime, potente radar Invisibilità ai radar (stealth), sensoristica avanzata, guerra elettronica
Armamento Missili aria-aria a lungo raggio, capacità nucleare (versione Kinzhal) Missili aria-aria, capacità di attacco al suolo di precisione

La provocazione russa non è un evento isolato, ma si inserisce in una serie di “minacce di zona grigia” volte a testare i confini e la reattività della NATO. La risposta dell’Alleanza, per ora, è stata un rafforzamento della deterrenza. Il Ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha annunciato che la missione in Estonia verrà estesa di un altro mese, con il dispiegamento, per la prima volta, di una batteria di difesa aerea SAMP/T, capace di abbattere bersagli fino a 150 km di distanza.

La freddezza ha prevalso. Ma nei boschi vicino alla base di Amari, le tombe di vecchi piloti sovietici, caduti durante l’occupazione russa, servono da monito silenzioso: sui cieli del Baltico, la pace è un equilibrio fragile, mantenuto in vita dalla perizia di uomini come i nostri e dalla saggezza, si spera duratura, di chi prende le decisioni.

Caccia F35 A

Domande e Risposte sull’Argomento

1. Perché i caccia italiani non hanno abbattuto i jet russi che hanno violato lo spazio aereo NATO? La decisione di non aprire il fuoco è dipesa da più fattori. Primo, le regole d’ingaggio della NATO prevedono una risposta proporzionata. I jet russi non mostravano un’intenzione ostile diretta (come puntare verso obiettivi civili o militari a terra) e hanno risposto ai segnali di intercettazione. Secondo, la decisione finale di un’azione militare così grave spetta al governo nazionale che fornisce gli aerei, in questo caso l’Italia. Si è preferito gestire la situazione tramite una scorta forzata e de-escalare la tensione, evitando un’azione che avrebbe potuto innescare un conflitto diretto tra NATO e Russia.

2. Che cosa fa esattamente la missione italiana in Estonia? La missione italiana, denominata “Baltic Eagle III”, fa parte dell’operazione di Air Policing della NATO. Gli stati baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) non possiedono una propria forza aerea da combattimento, quindi la difesa dei loro cieli è garantita a rotazione dagli altri membri dell’Alleanza. L’Italia contribuisce con i suoi caccia F-35, i più avanzati in dotazione, per garantire la sorveglianza e l’intercettazione di qualsiasi velivolo non identificato o ostile che si avvicini o violi lo spazio aereo NATO nella regione, un’area strategicamente cruciale per i rapporti con la Russia.

3. Questo tipo di incidente è una novità o è già successo in passato? Violazioni dello spazio aereo estone da parte russa sono avvenute decine di volte negli ultimi dieci anni. Tuttavia, questo incidente è considerato particolarmente grave e diverso dai precedenti. In passato si trattava spesso di “tagli di rotta” di pochi secondi da parte di singoli aerei obsoleti. Questa volta, invece, l’incursione è durata ben 12 minuti, è stata compiuta da tre caccia pesanti moderni e si è spinta per circa 8 km all’interno del territorio estone. È stata interpretata non come un errore, ma come una deliberata e calcolata provocazione per testare la reattività e la coesione della NATO.

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