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Analisi e studi

L’Euro: una Moneta destinata a creare problemi, dalla Grecia alla Bulgaria

La Bulgaria, una delle economie più deboli dell’UE, si prepara ad adottare l’Euro il 1° gennaio 2026. Sarà un trionfo politico o la miccia per una nuova, devastante crisi dell’Eurozona? Un’analisi cruda rivela le paure di un disastro imminente.

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La Bulgaria, uno dei paesi più poveri dell’Unione Europea con un PIL pro capite di appena 15.800 dollari, si prepara a entrare nell’eurozona il 1° gennaio 2026.

Un passo che, secondo molti, potrebbe rivelarsi un disastro per l’Euro, una moneta che sembra progettata per generare crisi anziché stabilità, come sottolinea il giornale spagnolo El Economista. Se l’euro è sopravvissuto alla crisi greca di quindici anni fa, non è detto che possa reggere l’impatto di un’economia fragile come quella bulgara. Ancora una volta, la moneta unica si conferma un esperimento politico che ignora le profonde differenze economiche tra i paesi membri, rischiando di amplificare instabilità e crisi.

Un’economia fragile e un’adesione controversa

La Bulgaria non è esattamente il ritratto di un’economia stabile. L’inflazione ha toccato il 16% nel 2022, la corruzione è endemica, le industrie di peso scarseggiano e il panorama politico è un caos, con sette elezioni in due anni e otto primi ministri dal 2020. Nonostante ciò, Bruxelles e la BCE hanno deciso che Sofia è pronta per adottare l’euro, con una decisione formale attesa per luglio.

La realtà, però, è che la Bulgaria non ha nulla in comune con economie solide come quelle di Germania o Francia, che vantano PIL pro capite rispettivamente di 54.000 e 44.000 dollari. Questo divario economico è una bomba a orologeria. Ancora ora l’inflazione è quasi il doppio di quella dell’area Euro.  Il disastro è già pronto.

L’adesione all’euro non è nemmeno sostenuta da un consenso popolare. A Sofia si sono già tenute proteste contro questa decisione, e il presidente Ruman Radev ha proposto un referendum, richiesta che il governo ha liquidato come “sabotaggio”. È evidente che l’euro viene imposto per ragioni politiche, senza un reale supporto da parte dei cittadini o una base economica solida.

L’euro: un progetto che amplifica le crisi

La storia dell’euro è costellata di fallimenti, e la crisi greca ne è l’esempio più lampante. Quindici anni fa, Atene fu spinta a entrare nell’eurozona prima di essere pronta, con un’economia non allineata a quella dei paesi più sviluppati. Il risultato? Debiti insostenibili, un collasso finanziario che ha travolto il sistema bancario europeo e crisi a cascata in Italia, Spagna, Portogallo e Irlanda.  La BCE fu costretta a interventi straordinari, contraddicendo i trattati, per salvare la moneta unica.

La Grecia ha pagato il prezzo più alto, con un crollo economico peggiore di quello della Grande Depressione.

La Bulgaria rischia di essere la prossima Grecia. Il suo passato non ispira fiducia: inadempiente sui debiti nel 1915 e nel 1932, con un lev che ha subito quattro ridenominazioni dal XIX secolo, l’ultima nel 1999. Anche se il lev è già agganciato all’euro tramite un currency board, l’adozione della moneta unica eliminerà ogni margine di manovra monetaria, esponendo il paese a shock economici che non potrà gestire. L’euro, lungi dall’essere una soluzione, rischia di amplificare la vulnerabilità di economie fragili come quella bulgara.

Un rischio politico, non economico

L’adesione della Bulgaria è celebrata come una “vittoria” per l’euro, con Ursula von der Leyen e Christine Lagarde pronte a tesserne le lodi. Ma questa è una vittoria puramente politica, che ignora le realtà economiche. Paesi come la Polonia, con economie dinamiche, si tengono alla larga dall’euro, consapevoli dei rischi.

La moneta unica, invece di unire, crea divisioni: costringe paesi con strutture economiche diverse a condividere una politica monetaria rigida, che favorisce i più forti (come la Germania) e penalizza i più deboli. Il pericolo quindi sarà soprattutto politico: prepariamoci a vedere degli sconvolgimenti politici profondi nel paese: quando si assisterà all’aumento dei prezzi che seuge queste entrate, visto che già l’accesso è stato problematico, vedrete che le proteste

L’euro è il problema, non la soluzione

L’ingresso della Bulgaria nell’eurozona è un azzardo. La moneta unica, con la sua incapacità di adattarsi alle diversità economiche, è destinata a generare nuove crisi. La Bulgaria potrebbe essere solo l’ultimo capitolo di una saga di instabilità, in cui l’euro si rivela non uno strumento di progresso, ma un ostacolo che amplifica le difficoltà dei paesi più fragili. Se il sistema dovesse crollare ancora, i leader europei non potranno incolpare nessuno se non se stessi.


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