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Brexit: la May battuta tre volte in parlamento, la terza volta su un emendamento che blocca la scelta secca. Caos in vista

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LONDON, ENGLAND – JANUARY 17: British Prime Minister Theresa May delivers her keynote speech on Brexit at Lancaster House on January 17, 2017 in London, England. It is widely expected that she will announce that the UK is to leave the single market. (Photo by Kirsty Wigglesworth – WPA Pool /Getty Images)

Il governo di Theresa May, come prevedibile, si rivela debole e non in grado di trovare una soluzione al problema del Brexit e dell’accordo, se mai ci sarà, con la UE.

Uno di questi tre emendamenti è particolarmente importante perchè cancella la minaccia , sinora utilizzata dalla May, di porre il voto dell 11 dicembre prossimo come ultimativo: se non si fosse raggiunto un accordo in quella data non ci sarebbe stato nessun accordo, di nessun tipo, e quindi l’Hard Brexit. Un emendamento del deputato Dominic Grieve invece impone al governo, in caso di sconfitta nel voto del prossimo 11 dicembre, di riportare tutto alle condizioni fissate dal parlamento nello scorso giugno e quindi di preparare una nuova proposta.

Quello che si è visto oggi è che i parlamentari contrari all’accordo sono la maggioranza, o comunque una minoranza molto agguerrita che vuole che il potere torni nelle mani del Parlamento e dei suoi membri.

Se Grieve pensava semplicemente di togliere un’arma di ricatto dalle mani della MAy, potrebbe invece aver causato ulteriore confusione. A questo punto non c’è più scelta fra accordo-non accordo, ma tutto può essere rinviato sine die oppure, addirittura, potremmo arrivare ad un nuovo referendum. Se Grieve voleva togliere un’arma di ricatto dalle many della May, può aver ottenuto l’esatto contrario, lasciando come unica possibilità quella di votare si all’accordo, perchè, in realtà, non esisterebbe alcuna alternativa, se non il caos o il non Brexit. 

Insomma alla fine la sua incredibile debolezza potrebbe essere l’unica vera forza per la May, in una situazione paradossale in cui tutti voteranno un accordo che tutti osteggiano.

 

 


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