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Euro crisis

BREXIT: IL PRINCIPALE ARGOMENTO DEI PRO-UE? IL CALO DEI PREZZI NEI NEGOZI

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Mentre in Italia i giornalisti del TENGO FAMIGLIA non si azzardano a toccare l’argomento UE (in cui la costituzione dell’Euro ha una matrice religiosa – Calvinista/Luterana – e per nulla economica), nella perfida Albione, sorprendentemente, secondo il mitico Flassbeck vista la comune idea religiosa, i toni salgono proprio grazie ad un giornalismo, forse, più libero.

Sappiamo che il Fondo Monetario Internazionale teme la Brexit e i riflessi che potrebbe avere nei mercati finanziari:

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Flassbeck, abbiamo già visto in precedenza, si fa forte della comune religione, protestantesimo, secondo la quale “il debito è peccato”. Egli sostiene che la costituzione dell’Euro, export oriented, previene il debito pubblico togliendo ai governi le leve del deficit e della monetizzazione della spesa pubblica. In base a tale comune assunto egli afferma che la Brexit non accadrà.

Se andiamo oltre la mera natura religiosa, la scelta pro-UE non ha motivazioni macroeconomiche. Possiamo solo desumerle partendo da argomentazioni microeconomiche come:

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“Lower prices”.

Si desume che calando i prezzi, dato Y=C+S, si garantirebbe un incremento dei risparmi reinvestibili poi in Investimenti fissi lordi.

Tutto qua!

Si prescinde dalla ricerca di un mercato interno poiché la costituzione dell’euro Export-oriented, richiede di operare quindi con del sano mercantilismo (ricercando mercati all’estero).

Facile da applicare per un intero continente di 250/350  milioni di abitanti vero?

Può esser quindi il maggior risparmio un motivo sufficiente?

A mio avviso ciò varrebbe la pena se e solo se i prezzi si azzerassero totalmente e, quindi, anche a chi non trova lavoro venisse data possibilità di vivere dignitosamente.

Ma così non è poiché, come recita nel dettaglio l’articolo pro-UE:

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Il risparmio è solo di 200 sterline l’anno per famiglia (studio della London School of Economics)!

Quindi, possono simili risparmi irrisori giustificare la morte del lavoro in una o più nazioni a causa della rimozione totale del mercato domestico?

Secondo me no! E neanche secondo il ministro del Lavoro inglese:

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“Our economy would be better with a Brexit”.

La signorina in questione è:

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un pezzo da 90 all’interno del governo pro-UE di Cameron.

Essa ha fatto affermazioni pesantissime, quasi anti-Cameron, un po’ come se Poletti andasse contro Renzi e Padoan:

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È normale, è l’eterno dilemma del trade-off inflazione-disoccupazione.

Ma si sa, le multinazionali sono organizzate in modo sovranazionale e nel perseguimento dei loro obiettivi il nazionalismo le frena:

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Contrastare le multinazionali è un dovere per un inglese, pare affermare l’ex Presidente della Camera di Commercio Inglese, l’uomo detronizzato proprio dalle multinazionali dopo aver affermato che secondo lui i cittadini dovrebbero votare la Brexit dalla UE:

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E lo afferma anche il grandissimo Roger Bootle:

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E visto che Cameron sta spendendo soldi pubblici per fare invece campagna pro-UE, anche industriali vicini al suo partito e politici del suo partito si sono organizzati per garantire al Brexit parita’ di risorse per informare correttamente i cittadini:

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Perché, in fondo in fondo, è cresciuta nel paese la consapevolezza che il peso della UE nel commercio UK sta scemando anno dopo anno:

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La mia sensazione? Questi se ne vanno!


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