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#Brexit. E SE… “ABBIAMO SCHERZATO, UK RESTA IN UE”? BREXIT2, LA VENDETTA!

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E’ di poche ore fa la dichiarazione-bomba di Jeremy Hunt, esponente di peso dei Conservatori inglesi e ministro della Sanità di Cameron. Mr. Hunt dichiara senza mezzi termini che:

  1. Il governo inglese non deve presentare in tempi brevi la domanda di recesso da UE ex art 50 TFUE, perché dopo 2 anni l’uscita sarebbe automatica anche senza accordo.
  2. Le autorità inglesi devono usare i prossimi mesi per negoziare un nuovo accordo con UE che includa un sistema di quote per l’immigrazione dei cittadini comunitari.
  3. Una volta raggiunto l’accordo verrà indetto un nuovo referendum, sullo stesso quesito del precedente, oppure nuove elezioni politiche includendo nel programma conservatore l’accordo.

Hold a second referendum

Ovviamente l’opinione di Mr. Hunt è che l’UK debba restare in UE. Polonia e altri si sono già detti favorevoli a un nuovo referendum, e logicamente a una nuova trattativa con il Regno Unito (non è pensabile riproporre un referendum senza che nulla cambi). Anche Cameron ha aperto al secondo referendum, ma ha precisato che sarà una decisione del suo successore. E’ evidente che Cameron sta cercando in tutti i modi di tergiversare per guadagnare tempo.

Questa dichiarazione di Mr. Hunt non certo casuale, che vedrebbe l’UK semplicemente rinegoziare con il Consiglio d’Europa gli accordi di Cameron del febbraio scorso, darebbe un senso agli eventi degli ultimi giorni:

  • campagna di stampa feroce per colpevolizzare i Leavers, a colpi di “vecchi xenofobi e ladro del futuro dei giovani”;
  • martellamento sulla necessità di ripetizione del referendum, con petizione taroccata e appelli di personalità;
  • terrorismo economico di grandi gruppi editoriali, finanza e agenzie di notazione;
  • ma soprattutto il dirottamento delle ragioni del Brexit dai veri temi – legati alla sovranità del popolo – a quelli meno scottanti e tutto sommato più gestibili dell’immigrazione intra-europea.

In questo scenario acquistano una logica diversa le posizioni di Hollande e Renzi e quelle opposte di Angela Merkel.

Hollande e Renzi premono su Cameron per attivare subito la procedura di uscita, consapevoli che un negoziato con nuove concessioni alla Gran Bretagna darebbero ulteriore spazio ai populisti di casa loro (usiamo il termine consueto non in senso dispregiativo) e agli euroscettici di tutta Europa. La permanenza del Regno Unito con concessioni sulla libertà di movimento delle persone, in violazione dei principi fondatori dell’UE, sarebbe più devastante per la coesione e per il processo d’integrazione dell’uscita definitiva di un paese che è da sempre un freno ai piani degli europeisti. Renzi e Hollande hanno quindi una posizione politica sulla questione, spiegabile sia in chiave nazionale che in chiave europea.

Diversa la posizione di Angela Merkel, che usa il freno e non mette pressione a Cameron per accelerare la presentazione della domanda di recesso ex art. 50 TFUE. Significativa in questo senso la scomparsa del falco Schäuble dai media, quello che prometteva lacrime e sangue alla perfida Albione in caso di Brexit, nonché gli attacchi della FAZ a Juncker, quello di “out is out”. Un atteggiamento poco coperto dai giornalisti nostrani che prendono al solito fischi per fiaschi .

Ma tutto si chiarisce pensando agli interessi tedeschi in gioco. Oltre a possedere direttamente fabbriche di automobili in GB, l’export delle imprese tedesche verso l’UK per il 2017 ammonterà a circa 120 miliardi in beni e servizi, ossia l’8% dell’esport totale (fonte: DIW):

DIW

E’ evidente che il governo tedesco intende tutelare a qualunque prezzo politico gli interessi dei grandi gruppi industriali, i quali si sono fatti già vigorosamente sentire a Berlino in questo senso. Da qui la posizione attendista che equivale ad una apertura all’eventuale negoziato con Cameron. In altre parole la Merkel ha una posizione mercantilista sulla questione Brexit, tanto per cambiare.

Il vertice di Berlino tra Renzi Merkel, Hollande e Tusk (e non Juncker, né tantomeno Schulz) serve quindi  a trovare un compromesso tra le posizioni morbide tedesche e quelle più radicali franco-italiane, e probabilmente a delineare la linea comune sulle concessioni ulteriori da fare a Cameron in cambio del secondo referendum.

Vedremo nelle prossime settimane se il nostro scenario si materializzerà: fare previsioni è difficile, specialmente se riguardano il futuro (detto danese).

 


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