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Brexit: conta di più il Parlamento, il Governo o il popolo

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Boris Johnson ha fatto il furbo. Legalmente obbligato a chiedere un rinvio nella data della Brexit ha mandato due lettere diverse a Tusk, Juncker e Sassoli, oltre che a leader europei, per spiegare la posizione del governo.

La prima lettera, firmata, presenta la posizione del governo:

In questa lettere presenta gli impegni del governo britannico nei confronti della Brexit, afferma di essere confidente nell’approvazione dell’accordo da parte del parlamento, e si dice disponibile a prendere parte all’incontro per la definizione dei particolari dell’art 50 , cioè dell’uscita, questa settimana. Johnson inoltre afferma che un eventuale ritardo della Brexit non sarebbe nell’interesse di nessuna delle parti. Naturalmente il Primo Ministro prende anche atto del voto del parlamento che viene definito “Regrettable”, “Deplorevole”, e lascia la decisione di una eventuale posticipazione della Brexit al Consiglio, cioè ai singoli paesi.

Quindi la lettera inviata per compiacere il parlamento , he no  è neppure firmata. Un autentico pezzo di carta

In questa lettera, non firmata, di cui quindi il governo non si prende responsabilità, si afferma che , su mandato del parlamento, viene chiesta una nuova estensione del periodo di uscita.

Quindi da un lato il governo afferma il rinvio “Deplorevole”, dall’altro manda una lettere per chiederlo, ma solo la prima lettera proviene direttamente dal governo, che si dice sicuro di far passare l’accordo il parlamento.

Secondo il Financial Times, che ha fatto i conti con le innumerevoli correnti in cui si è frammentato il parlamento, l’accordo dovrebbe essere approvato, con un margine minimo, 319 a 315.

Quindi la situazione è la seguente:

  • il parlamento vuole il rinvio per dare ai remainer più tempo per qualche giochetto strano;
  • il governo vuole la Brexit, ordinata è meglio, in tempi brevi per rompere questo stallo
  • il parlamento potrebbe far cadere il  governo, ma non lo farà perchè non ha un governo alternativo e si andrebbe alle elezioni, cioè al massacro dei laburisti;
  • l’Unione è ormai stanca di questa manfrina, ritiene l’accordo raggiunto positivo, e vuole concludere le trattative. Macron ha espresso chiaramente questa posizione.

In teoria, in ambito del consiglio,  il Regno Unito potrebbe perfino imporre il veto al rinvio, ma crediamo che non ce ne sarà bisogno perchè provvederà qualche altro paese europeo, Francia in testa. Del resto il Consiglio chiederebbe un passaggio al voto popolare prima di concedere un rinvio che domani potrebbe essere contestato dagli inglesi stessi. Infatti i sondaggi danno i conservatori in grande vantaggio:

 

 

Quindi siamo nella curiosa situazione per cui:

  • se c’è l’uscita al 31 ottobre secondo l’accordo, il merito è di Johnson;
  • se non ci fosse l’uscita, ma proseguisse la guerriglia parlamentare, la colpa è di Corbyn;
  • se ci fosse una hard brexit, la colpa è di Corbyn.

Nei prossimi giorni sapremo come andrà questa situazione veramente ingarbugliata.

 

 

 

 


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