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BPVI: UNA SEMESTRALE DISASTROSA, FIGLIA DI UN PIANO INDUSTRIALE SBAGLIATO, COME AVEVAMO DETTO. ED ORA ?

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L’altro ieri è stato approvato il rendiconto finanziario semestrale di BPVI, il primo in cui, si vedono i risultati del piano industriale predisposto dall’AD e Direttore Generale Iorio, chiamato ad hoc per “Salvare” la banca.

I punti essenziali erano :

a) trasformazione in SPA;

b) quotazione in borsa con aumento di capitale da 1,5 – 1,7 miliardi;

c) una moderata riforma strutturale, per non spaventare gli azionisti dipendenti,  e l’introduzione del sistema dual con separazione clienti business – clienti ordinari. 

I risultati strategici sono sotto l’occhio di tutti. La trasformazione è stata imposta e sentita come una forzatura da una fetta consistente dei soci. La quotazione  in borsa è stata una debacle totale, fatta senza nessuna considerazione della situazione della banca e del mercato. Una scelta sconsiderata e confermata dall’attuale prudenza nell’esecuzione del maxi aumento di capitale per MPS, sulla quale si stanno cercando tutte le vie alternative possibili, dalle cessioni alla conversione di obbligazioni perchè si teme una debacle alla veneta. Ora il rendiconto finanziario dà il colpo definitivo alle prospettive di risanamento economico. 

Già molti mesi fa avevamo scritto giudicando il piano industriale irrealistico e pericoloso per i soci, consigliando una soluzione che utilizzasse tutte le risorse interne per garantire una capitalizzazione minima, in modo da impedire una quotazione ed un aumento di capitale in una situazione disastrosa per l’azienda. Ci conforta che fonti di stampa (ad esempio qui e ) confermino queste voci per MPS, obbligando il premier Renzi ad intervenire, ma si conferma il principio generale che si quotano le aziende solo se fanno utili, non se fanno perdite. 

Ora è giunto il “Redde Rationem” del rendiconto finanziario, con numeri agghiaccianti:

  • risultato negativo negativo per 795 milioni in 6 mesi (nel 2015 fu di 1,054 miliairdi di perdite, nel primo semestre, ma c’erano le grandi pulizie del post Zonin, con azzeramento di avviamenti ed enormi sofferenze da ammortizzare. La situazione non è cambiata..).
  • la banca ha 1139,2 milioni di “Fondi correlati per l’acquisto azioni”, come si dice nell’eufemistico linguaggio ella BCE, cioè operazioni baciate. A fronte di questa cifra sono state effettuate importanti svalutazioni dei crediti, per oltre 500 milioni, ma il fondo ad hoc indisponibile è stato ridotto. Un segno che si sta grattando il fondo della botte.
  • I reclami della clientela sono passati da 2900 a oltre 6900, quindi più che raddoppiati. Del resto sarebbe stato strano il contrario, visto il trattamento espropriativo riservato ai vecchi soci. Riteniamo che questa cifra sia FORTEMENTE SOTTOVALUTATA e che il fondo attualmente accantonato pari a 230 milioni di euro, per quanto incrementato di altri 90 milioni, sia assolutamente insufficiente. Anche ammettendo che solo il 20% degli ex soci intenda intraprendere un’azione nei confronti della banca, e le basi ci sono e sono notevoli, l’accantonamento dovrebbe essere almeno triplo.
  • Una parte consistente delle perdite deriva dalla svalutazione della partecipazione in Cattolica di assicurazioni  e dall’aumento dei fondi di copertura per le sofferenze. 
  • Le sofferenze sono il crescita sul totale del credito. Gli impieghi, cioè i soldi prestati dalla banca , sono calati del 7%, mentre le sofferenze sono crescite dal 21,13 al 22,20% in percentuale sul totale. I crediti lordi sono aumentati del 4,8%, segnale che tutto il comparto economico di riferimento della banca sta soffrendo , e soffrendo tanto. La copertura degli stessi è migliorata, ma a prezzo di ulteriori perdite.I clienti della banca soffrono, e soffrono tanto. La banca non attrae nuova clientela “Fresca” e “buona” , che diluisca le sofferenze, anzi queste aumentano per il disastro economico del salvataggio bancario. Solo le sofferenze le rimangono in carico.
  • Nonostante una riorganizzazione ed il taglio di 140 filiali la banca macina perdite operative non indifferenti, 85 milioni. Queste non sono perdite derivanti dal accantonamenti o svalutazioni, sono perdite proprie del business bancario. Insomma l’azienda perde, le riforme non sono state sufficiente, ed infatti, terminato il buonismo richiesto dal voto capitativo, senza nessun problema si parla della necessità di nuovi licenziamenti. 
  • La banca si vanta dei coefficienti TIER superiori alle richieste di BCE, dimenticandosi da un lato che questo obiettivo è stato raggiunto sulla pelle dei soci, e dall’altro che si tratta di un obiettivo temporaneo. Le nuove perdite eroderanno il capitale ed a fine anno vedremo i risultati  , che faranno parlare molto meno di record.

Insomma non si salvano le banche e si mandano al diavolo i soci. La sopravvivenza della banca non è certa, se non con profonde riforme che vanno un po’ oltre il maquillage fatto sinora e che fortemente avevamo a suo tempo criticato. Si è parlato di una fusione con Veneto Banca, ma questa soluzione non  farebbe che moltiplicare i problemi dell’istituto, che diventerebbe ancor più venetocentrico, innescando probabili problemi di antitrust. Inoltre dal  cucire assieme due anatre zoppe non si ottiene un’aquila, ma un’anatrone grossa ed ancora più zoppa….

Per gli ex azionisti c’è un ulteriore incentivo ad iniziare le cause di rimborso. la banca ha incrementato i fondi, ma chi prima arriva meglio alloggia…

 


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