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Energia

BP farà ripartire i giacimenti petroliferi nell’area di Kirkuk

L’esportazione richiederà però la riapertura dell’oleodotto con la Turchia, chiuso per la contesa con il Kurdistan

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BP collaborerà con il governo iracheno per riabilitare e sviluppare quattro giacimenti di petrolio e gas nella regione settentrionale di Kirkuk.

Le due parti hanno firmato questa settimana un accordo preliminare in tal senso. L’accordo segue un altro, firmato nel 2013, per lo sviluppo del gigantesco giacimento di Kirkuk, che si stima contenga circa nove miliardi di barili di greggio recuperabili. In seguito alla guerra con l’IS, la regione autonoma del Kurdistan ha rivendicato la proprietà del giacimento di Kirkuk, mettendo ulteriormente in discussione l’accordo che BP aveva con il governo centrale iracheno.

In un comunicato stampa sull’accordo, BP ha dichiarato che esso comporterà “La riabilitazione delle strutture esistenti, ove necessario, e la costruzione di nuove strutture – compresi i progetti di espansione del gas – insieme a un programma di perforazione nei giacimenti di Kirkuk, ha il potenziale per stabilizzare la produzione e invertire il declino, riportando la produzione di questo giacimento petrolifero di importanza nazionale a un percorso di crescita“.

L’Iraq è il secondo produttore di petrolio dell’OPEC e Kirkuk è il luogo in cui è nata la sua industria petrolifera. Negli ultimi dieci anni, tuttavia, le operazioni petrolifere a Kirkuk sono state problematiche a causa delle dispute tra il governo centrale di Baghdad e il governo regionale curdo per il controllo dei campi petroliferi e dei relativi proventi. La disputa è stata infine risolta solo perché è emersa un’altra crisi, questa volta riguardante l’oleodotto che trasporta il greggio di Kirkuk in Turchia.

Il dramma è seguito a una sentenza della Camera di Commercio Internazionale del marzo 2023 in una disputa tra Turchia e Iraq sul petrolio del Kurdistan. La Camera di Commercio Internazionale si è pronunciata a favore dell’Iraq, che aveva sostenuto che la Turchia non avrebbe dovuto consentire le esportazioni di petrolio curdo attraverso l’oleodotto Iraq-Turchia e il porto turco di Ceyhan senza l’approvazione del governo federale iracheno.

L’oledotto Kirkuk Ceyhan

Di conseguenza, le spedizioni di petrolio dal Kurdistan alla Turchia sono state sospese da oltre un anno, e il petrolio ancora prodotto nella regione è stato destinato alle raffinerie locali. La Reuters ha recentemente riferito che il contrabbando è diffuso nella regione settentrionale dell’Iraq, con il petrolio che viene caricato su camion e contrabbandato in Turchia e in Iran.

La riapertura dei pozzi in Kirkuk fa si che tutte le parti in gioco abbiano interesse a riattivare l’oleodotto turco per esportare un petrolio che, altrimenti, rimarrebbe impossibile o costoso da esportare.


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