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BORSE, BANCHE E DEBITI PUBBLICI (di Nino Galloni)

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Per alcune settimane mi sono alambiccato la mente per cercare di capire il nesso tra andamento delle borse (soprattutto Cina) a medio termine, banche europee (specie italiane, quindi alternativa bail-in bad bank), andamento materie prime e gestione dei debiti pubblici.

Ecco alcune conclusioni.
Le borse sono e saranno volatili nella misura in cui gli speculatori non si accontentano dei bassi rendimenti delle attivita’ reali: il governo cinese sta puntando prioritariamente allo sviluppo interno ed alla riduzione dei gap territoriali e cio’ spinge verso il basso i saggi di profitto. Speculatori a breve non sono solo i grandi gruppi internazionali ma anche i piccoli risparmiatori: una famigliola cinese con 500 dollari in piu’ risparmiati lo scorso anno puo’ comperarsi una motocicletta nazionale se non si accontenta di oscillare in borsa tra rendimenti bassi e perdite. L’85% degli investitori delle borse cinesi sono piccolissimi… anche se il resto puo’ influire col suo 15%.
I corsi delle materie prime risentono dei malumori borsistici scommettendo coi futures sui ribassi… poi le tendenze si invertiranno e ci saranno altri problemi. Ma va aggiunto che il progresso tecnologico sta spingendo ad una riduzione della quantita’ di risorse per unita’ di prodotto maggiore dei tassi di sviluppo. Inoltre la ricerca di fonti alternative non risulta piu’ condizionata dai costi del petrolio perche’ si sta gia’ lavorando su produzioni a costo zero che sconvolgeranno molti equilibri.
La finanza mondiale ed europea e’ quasi tutta tossica e potra’ generare un conflitto terribile oppure una catastrofe monetaria oppure una ripresa di centralita’ degli Stati nazionali. La situazione europea, allora, si sta rivelando critica e la soluzione italiana delle bad bank (gli Spagnoli avevano fatto di piu’) si rivelerà un vero e proprio cavallo di Troia: in prospettiva infatti essa comporterà un aumento della spesa e del debito pubblici. Un piccolo antidoto sara’ quindi la rinazionalizzazione del debito pubblico ovvero il suo possesso da parte di Italiani almeno all’85%; il grande antidoto un ritorno alla moneta nazionale che potrebbe interessare l’85% della economia, quindi non escludere una sopravvivenza di un euro marginalizzato ai saldi delle partite correnti delle bilance commerciali e alla parte residuale del debito pubblico, quella in mano a stranieri.
Se gli Stati non sono morti ma possono opporsi alle multinazionali allora occorre che la Politica esprima una nuova classe dirigente non succube dei poteri forti ma devota al bene di tutti.

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