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BORIS JOHNSON: SE NON CI SARA’ ACCORDO CON LA UE NON PAGHEREMO I 39 MILIARDI DI STERLINE DI CONTRIBUTO

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Boris Johnson, quello che in questo momento è il più probabile successore a Theresa May nel ruolo di primo ministro britannico, in un’intervista al Sunday Times, ha affermato, senza mezzi termini:

“Io penso che i nostri amici e partner capiscano che i soldi (dei contributi britannici) saranno trattenuti sino al momento in cui avremo una maggiore chiarezza sulla strada da percorrere”.

Si tratta dei 39 miliardi di sterline, circa 44 miliardi di euro, che il Regno Unito dovrebbe versare come contributo alla UE per il prossimo trimestre, già nel bilancio comunitario. Secondo Boris Johnson la consapevolezza che senza accordo per un Brexit concordato non si incasserebbero i lauti contributi potrebbe rendere le trattative più lisce e, soprattutto, renderebbe i mediatori più attenti alla conclusione. Non è un mistero per nessuno che Michael Barnier, il capo mediatore francese fortemente voluto da Macron, che vorrebbe affidargli anche dei ruoli a livello europeo, con la sua rigidità e volontà di punire i britannici sia stato uno degli artifici dell’insuccesso delle trattative.

Naturalmente anche il solo accenno ad un’opzione del genere ha causato danni e panico nell’Unione, soprattutto fra gli europeisti più rigidi. Ad esempio, come riportato da Reuters, fonti vicine a macron hanno affermato che questa mossa sarebbe un “Default del debito sovrano”

 

Naturalmente, come il 99% di quello che proviene da quelle fonti, si tratta di un’affermazione inesatta e superficiale, in quanto non è un debito sovrano, ma, al limite un’obbligazione nazionale, quindi un generico debito, non un  titolo di stato. Del resto sarebbe interessante, nel caso opposto,, veder saltare tutti i CDS, i Credit Default Swap, sul debito sovrano inglese, e vedere l’effetto che fa su Deutsche Bank, Commerzbank e tante altre belle banche francesi, ben pronte nell’emettere quegli strumenti assicurativi.

Insomma Boris Johnson sembra avere uno strumento eccezionale per sollecitare un atteggiamento europeo più morbido ed accomodante anche in relazione al backstop con l’Irlanda. In generale si sa che chi paga ha ragione, ed a questo punto la nomina dell’ex ministro a capo del governo di Sua Maestà potrebbe essere la peggiore sorpresa per Bruxelles.

 


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