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Crisi

La bomba

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04/11/2014

È di oggi la notizia relativa al taglio delle stime di crescita del PIL  di €uro-Zone: per il 2014 si passa da un ottimistico +1,2%  ad un ancor troppo fiducioso +0,8% (un bella rasoiata del 33%), mentre per quel che concerne il 2015 si passa da un +1,7% ad un +1,1% (qui il taglio è ancora maggiore: -35%). Considerando che tali rosee previsioni sono state confezionate in primavera vi è ancora ampio margine di discesa: scommettiamo che saranno riviste ancora al ribasso? Ci hanno fatto sapere anche che la disoccupazione aumenterà ancora in tutta la U€ e che l’inflazione sarà, almeno sino al 2016, inferiore a quella che secondo i loro calcoli servirebbe (+2% ca).

Un paio di settimane orsono è toccato al PIL cinese che, sebbene cresca ancora a ritmi più che sostenuti, ha visto il minor progresso da 30 anni a questa parte: anche qui gli analisti avevano previsto un miglioramento pari al +7,5% mentre il dato ufficiale si è fermato a +7,3%.

Tutto ciò è rinvigorito dal calo del prezzo del petrolio e delle materie prime ferrose in generale: la domanda è calata, e di molto, tanto in Cina quanto in €uropa, rispettivamente primi e terzi consumatori in assoluto. È chiaro che il calo del prezzo dell’Oil è inerente sia alla maggiore estrazione proveniente dalla Libia (che ha risolto un po’ di problemi nei porti di stoccaggio) che al rialzo del dollaro, ma, secondo il mio modesto parere, è inerente in primo luogo al calo verticale della domanda di carburante e di energia. Dove si potrebbe arrestare il calo dell’oro nero? Vedo un ribasso sicuro sino a ridosso di $70 al barile, ma teoricamente potrebbe andare ancora parecchio più giù. Del resto nel 2009 arrivò sotto ai 40. Di certo vi è un’evenienza: il costo sostenuto per la ricerca di nuovi giacimenti è vicino ai 70, per cui, sotto tale cifra saranno abbandonati tutti i progetti in essere.

Prevedo che nei prossimi mesi i “warning” sulle stime di crescita continueranno in tutto il globo, con  pochissime eccezioni, tra cui (sembra) il gigante USA ma, alla fine, sommando già le sole perdite di €Z e Cina, il ribasso delle stime sull’aumento del PIL mondiale sarà più marcato di quanto pronosticato da FMI e Banca Mondiale in estate (dati già rivisti al ribasso ben 2 volte quest’anno).

Il voto degli americani che in queste ore stanno rieleggendo 1/3 del senato sembra che sarà appannaggio dei repubblicani, che per giunta hanno già la maggioranza alla camera: se così sarà il rialzo dei tassi è imminente e non mi meraviglierei più di tanto che lo facessero a sorpresa e entro fine 2014. La riunione del fmoc della FED tenutasi a fine Ottobre non ammette repliche: NOVE membri su DIECI si sono espressi per la chiusura definitiva del QE, e questo è il primo passo che porta ad un rialzo dei tassi (senza lo stop al QE non staremmo neanche a parlare di tale eventualità). Rialzo che si fa sempre più vicino anche grazie ai dati più che positivi di ieri che hanno portato il dollaro a 1,2440 VS €uro, la quotazione più alta degli ultimi DUE anni e grazie anche allo sbandieramento del GOLEM dell’inflazione in “eccessivo” rialzo che esercita sempre un suo fascino sulle deboli menti rimbambite dal mainstream. Personalmente non credo affatto che l’economia USA vada così bene come vogliono far credere, ma i dati parlano chiaro: il target indicato è stato ampiamente raggiunto e superato: Obama auspicava una disoccupazione sotto il 7% e oggi è al 6,8%; il PIL a fine anno sarà superiore quantomeno del +2,5%, le case si vendono, le auto pure e la borsa è sui massimi. Gli USA sono usciti dalla recessione –almeno sulla carta- e il congresso, a maggior ragione se sarà a maggioranza repubblicana, invocherà a gran voce la fine di buona parte degli incentivi messi a disposizione dal governo federale dal 2008 ad oggi e costringerà la FED (che lo farà con grande gioia) a rialzare i tassi. Questo è già accaduto e di preciso nel 1936, allorquando l’allora presidente Roosevelt si vide costretto a capitolare, suo malgrado, proprio dal congresso che si mise di traverso e votò per la fine degli incentivi elargiti al popolo dopo il “grande crollo” del ’29 e che ripiombò in breve tempo gli States in una nuova recessione.

Il rialzo dei tassi potrebbe essere usato dai “falchi” della casa bianca come arma di ricatto per disciplinare gli emergenti e tutti coloro vorranno alzare la testa: useranno tutti i mezzi (ne hanno ancora moltissimi a disposizione) per mantenere il privilegio, acquisito grazie allo strapotere militare, di vivere alle spalle dei lavoratori di tutto il mondo. È di oggi il dato della bilancia commerciale USA: negativa per $42 miliardi. A fine anno gli States avranno importato $500 miliardi in più di quanto esportato. Capite adesso il perché Warren Mosler dice che le importazioni sono la vera ricchezza? E a chi la pensa come lui, cosa dite, conviene avere una moneta forte o debole?

È notizia di pochi giorni fa l’annuncio di Kuroda (Governatore  di Central Bank of Japan) che, al fine di riportare un’inflazione superiore al 2%, ha deciso di aumentare ancora il riacquisto di titoli statali in scadenza (QE). Ricordo che il Giappone sta già ricomprando TdS al ritmo di $75 miliardi/mese e l’aumento deciso sarà davvero massiccio, tanto massiccio da far scattare in avanti del 5% la borsa di Tokio l’indomani, facendo da traino al rialzo dei #mercati globali. Altro “denaro facile” garantito che andrà, come SEMPRE,  a gonfiare ancora maggiormente la BOLLA speculativa che non tarderà ad esplodere.

Dal suo canto la mortifera BCE dovrà cercare di far sapere che è viva. Tra gli analisti c’è chi da per scontato un €uro-QE, al contrario di altri (come il sottoscritto) che non ci crede affatto: non capisco come faranno a convincere l’azionista di maggioranza –Germany- ad accettare denaro svalutato (i 600 miliardi incastrati nei saldi Target2) conseguente da tale operazione di diluizione monetaria. Da quel che posso dedurre stiamo arrivando alla fine della dittatura oligarchica della U€, che per mezzo del Dio-oscuro €uro ha governato sugli Stati, estromettendo di fatto la DEMOCRAZIA da essi. Continuo a vedere il 2017 (presidenziali francesi) come l’anno della svolta. Come ci arriverà l’Italia non saprei dirvelo. O meglio, non voglio dirvelo. O meglio ancora, lo sapete già.

Ad ogni buon conto siamo seduti su di una bomba ad orologeria.

Roberto Nardella.


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