Seguici su

CinaDifesa

Bomba sporca: la Cina simula un attacco nucleare e testa una contromisura atmosferica unica

La Cina testa una nuova tecnologia per neutralizzare il fallout radioattivo di una “bomba sporca” in pochi minuti, ma la vera sfida è il tempo: hanno solo 120 secondi per agire.

Pubblicato

il

Non è l’atomica, ma fa forse più paura. Parliamo della “bomba sporca” (dirty bomb), un ordigno che non scatena l’apocalisse nucleare, ma è pensato per un obiettivo diverso, quasi più subdolo: il terrore e la contaminazione. È l’incubo della sicurezza moderna, l’arma ideale per il terrorismo.

Tecnicamente, combina esplosivi convenzionali (come il TNT) con materiale radioattivo (come il plutonio o il cesio). Lo scopo? Non disintegrare un palazzo, ma disperdere polvere e fumo tossici su un’area vasta, creando un “plume” radioattivo che rende la zona inabitabile per settimane, mesi, o peggio.

In questo scenario da “giorno dopo”, scienziati militari cinesi hanno deciso di giocare d’anticipo. Un recente studio, condotto congiuntamente dall’Università di Ingegneria della Forza di Supporto Logistico e dall’Istituto di Ricerca della Forza Missilistica (sì, hanno un istituto apposta per i razzi), ha simulato proprio un attacco con bomba sporca.

L’obiettivo: testare un metodo di contenimento avanzato, rapido, e basato su sistemi aerei.

 

La tecnologia di soppressione

Secondo il team guidato dall’esperto di emergenze nucleari Lin Yuanye (come riportato dal South China Morning Post), la chiave è agire prima che il vento faccia il suo lavoro sporco. La soluzione studiata si basa su sistemi aerei mobili di soppressione, capaci di intervenire in pochi minuti. Si tratta di modificare il clima, localmente, per impedire o limitare la diffusione di polveri o materiale radioattivo su lasrga scala. 

Come funziona? Il meccanismo è tanto complesso quanto affascinante:

  1. Lancio rapido: Subito dopo la detonazione, i sistemi (probabilmente razzi) vengono lanciati per intercettare la nube tossica che si sta formando.
  2. Agenti speciali: I razzi disperdono agenti chimici che si legano agli aerosol radioattivi.
  3. Coagulazione e adsorbimento: Questi agenti “appesantiscono” le particelle pericolose, forzandole a ricadere al suolo rapidamente, invece di vagare trasportate dal vento e contaminare aree vaste.

In questo modo, intervenendo sull’atmosfera, si cercherebbe di limitare il fallout radioattivo. Un’idea per limitare i danni.

La simulazione: 1 kg di Plutonio

Il test non è stato solo virtuale. I ricercatori hanno simulato uno scenario realistico: 62 kg di TNT fatti detonare per disperdere 1 kg di plutonio “weapons-grade” (quello per le testate nucleari, per intenderci) su una superficie di cemento, replicando così un ambiente urbano. Il tutto condotto in una serata calma e nuvolosa, per ridurre le interferenze del vento.

I modelli computerizzati, combinati ai test reali, hanno dato risultati preoccupanti su cosa accadrebbe senza un intervento. Una singola bomba sporca, lasciata libera di contaminare, potrebbe rendere pericolosi quasi 10 chilometri quadrati (3,8 miglia quadrate), mettendo a rischio decine di migliaia di persone.

Gli scienziati hanno identificato diverse zone di esposizione:

  • Zona Letale: Livelli di radiazioni fatali (sopra 1 Sievert).
  • Zona di Pericolo: Dosi che causano gravi effetti sulla salute.
  • Zona di Intervento: Aree che richiedono evacuazione immediata e decontaminazione.

 

L’efficacia e il vero problema: il tempo

La soluzione proposta, modellata sulle tecniche di “inseminazione delle nuvole” (cloud-seeding), è efficace. I risultati dello studio mostrano che:

  • Con un’efficienza di soppressione del 50%, le zone ad alto rischio si riducono drasticamente.
  • Con un’efficienza del 90%, le zone di pericolo quasi scompaiono.

Ma c’è un “ma”, grosso come una casa. L’intero sistema funziona solo se i razzi vengono lanciati entro due minuti dalla detonazione.

Qualsiasi ritardo superiore ai 120 secondi lascia che il pennacchio radioattivo si alzi troppo e inizi a disperdersi, rendendo l’intervento inutile. Questo richiede capacità di rilevamento, allerta precoce e risposta di emergenza che sono al limite della fantascienza. Una corsa contro un tempo che, di fatto, è quasi inesistente. Quindi il sistema è teoricamente valido, ma praticamente inutile, almeno per oggi. Nel futuro si vedrà.

 

Domande e risposte

Che differenza c’è tra una bomba sporca e una bomba atomica?

La bomba atomica (nucleare) genera la sua enorme energia distruttiva da una reazione a catena (fissione o fusione). La “bomba sporca” è un’arma di dispersione radiologica (RDD): usa esplosivi convenzionali, come il TNT, con l’unico scopo di spargere materiale radioattivo su una vasta area. Non produce un’esplosione nucleare, ma mira a creare panico, contaminazione a lungo termine e costi di bonifica enormi.

Come funziona esattamente il sistema di “cattura” delle radiazioni?

Il sistema cinese utilizza agenti chimici dispersi da razzi. Questi agenti, una volta a contatto con la nube radioattiva, sfruttano due processi: l’adsorbimento (le particelle radioattive si “attaccano” alla superficie dell’agente) e la coagulazione (le particelle si raggruppano). Diventando più pesanti, non vengono più trasportate dal vento e precipitano al suolo in un’area ristretta vicino all’esplosione, limitando la diffusione della contaminazione.

Perché è così difficile intervenire entro due minuti?

Una finestra di due minuti è incredibilmente stretta per una risposta a un’emergenza. Richiede un sistema completamente automatizzato che possa: 1) rilevare istantaneamente l’esplosione; 2) analizzare in pochi secondi la natura dell’attacco (capire che è radioattivo); 3) identificare la traiettoria della nube; 4) lanciare i razzi di contromisura. Qualsiasi intervento umano, o quasi, renderebbe impossibile rispettare questa tempistica prima che il pennacchio si sia già alzato e disperso.

Google News Rimani aggiornato seguendoci su Google News!
SEGUICI
E tu cosa ne pensi?

You must be logged in to post a comment Login

Lascia un commento