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Economia

LA BOCCIATURA DI MPS: QUALCUNO DOVREBBE DARE DELLE RISPOSTE

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Da Vincitori e Vinti di Paolo Cardena’

 

Ieri MPS, dopo il risultato degli stress test comunicato domenica scorsa dalla BCE, ha bruciato circa un miliardo di capitalizzazione.
Per offrirvi la giusta dimensione, sarebbe un quinto dell’aumento di capitale concluso lo scorso luglio, e la metà dell’aumento  di capitale che la banca dovrebbe affrontare entro i prossimi nove mesi per via della bocciatura negli stress test.
 
Come noto, negli ultimi anni, la banca senese è stata al centro di numerose vicende che, oltre ad indebolirla fortemente in termini patrimoniali, ne ha pregiudicato anche il buon nome, indispensabile per qualsiasi impresa, a maggior ragione bancaria. Ed è in queste criticità che la speculazione trova (e ha trovato) terreno fertile.
 
Lo scorso luglio MPS ha concluso l’aumento di capitale da 5 miliardi, ritenuti sufficienti (anche da Banca Italia), oltre che per rafforzare il patrimonio, anche per superare gli stress test della Bce.
 
Tant’è che nel comunicato stampa di approvazione della proposta di aumento di capitale sociale da parte del Consiglio di Amministrazione, si legge:

[…]  In un contesto caratterizzato da elevata incertezza e limitata visibilità in merito al c.d. processo di Comprehensive Assessmemt, che comprende lo Stress Test e l’Asset Quality Review, condotto dall’Autorità di Vigilanza a livello europeo, la Banca ha deciso di adeguare i propri indicatori patrimoniali ai migliori standard di mercato.  […]L’incremento dell’aumento di capitale di euro 5 miliardi ha lo scopo di dotare la Banca di un buffer di capitale funzionale all’assorbimento di eventuali impatti negativi derivanti dal Comprehensive Assessment e continuare a far fronte agli impegni assunti nel Piano.

 
Così non è stato.
 
Le linee guida degli stress test emanate dall’Eba risalgono allo scorso aprile: anche se, già nei primi mesi dell’anno, si sapeva benissimo su cosa si sarebbero fondati gli stress test. L’assemblea degli azionisti di MPS ha approvato l’aumento a fine maggio e il 4 giugno successivo CONSOB ha dato il via libera all’operazione.
 
Questo per dirvi che ci sarebbe stato tutto il tempo per varare un aumento di capitale più robusto e maggiormente aderente alle necessità di capitale emerse successivamente  con gli stress test. Sia MPS che i regolatori italiani (CONSOB e Banca d’Italia) dispongo di strumenti di analisi evoluti per poter simulare lo scenario avverso ipotizzato negli stress test. Ma non è stato fatto, oppure se è stato fatto è stato taciuto.
 
Nelle settimane precedenti  la decisione del Consiglio del di Amministrazione (risalente al  18 aprile) di proporre all’Assemblea degli Azionisti un aumento di capitale sociale di 5 miliardi di euro, Davide Serra (finanziere vicino a Renzi) in un intervista rilasciata a Radio 24 affermò che  Mps avrebbe avuto bisogno di “almeno 6 miliardi di aumento di capitale“. 
Al netto del fatto che nello stesso periodo, Davide Serra, per tramite il suo fondo “Algebris”, assunse una posizione corta sull’1% del capitale sociale della banca senese, resta comunque  il fatto che, se la necessità di maggiori capitali era nota al finanziare, a maggior ragione sarebbe dovuta esser nota al management della banca e anche ai regolatori italiani.
 
Fatto è che MPS è stata mandata all’esame della Bce con deficienze di capitale che, a mio avviso, erano note e si sarebbero potute evitare. Tanto più se si considera che l’ultimo aumento di capitale è avvenuto in condizioni di mercato molto favorevoli con gli investitori ben disposti  sostenere  MPS. Quindi, se è stato fatto l’aumento di capitale per 5 mld, non vedo il motivo  per cui non si sarebbe potuto fare di 6 o 7 miliardi; tanto più se si considera che nel dicembre scorso l’assemblea aveva deliberato un aumento di appena 3 miliardi di euro, poi, nel maggio successivo, salito a 5 miliardi. Quindi, perché non sette? 
Certo: a quell’epoca, in borsa, Mps valeva quasi 2.5 miliardi di euro e un aumento  di 3 volte i valori di borsa sarebbe potuto apparire non “ortodosso”. Ma rimane il fatto che sarebbe stato più utile (e meno dannoso) farlo a quell’epoca, anziché  oggi o domani; sempre che ci si riesca. Che sia stato evitato per necessità di qualche azionista, che altrimenti sarebbe stato sbattuto alla porta o reso troppo marginale? Non lo sappiamo, ma possiamo sospettarlo.
 
Insomma, l’impressione è che Mps sia stata mandata agli stress test con la stessa facilità con la quale si manda un agnellino sull’altare sacrificale, sapendo  che una possibile bocciatura (come in effetti è stato) avrebbe prodotto un  danno agli azionisti, sopratutto quelli piccoli, che in questi anni hanno visto evaporare circa il 95% dei propri risparmi.
Al netto del significato degli stress test, qualcuno dovrebbe dare delle risposte.

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