Difesa
Biden vuole costruire un molo temporaneo per portare gli aiuti i Gaza. Il primo passo per l’intervento militare USA
Biden ha avuto l’idea di costruire un molo galleggiante per sbarcare gli aiuti a Gaza. Ci vorranno mesi, e chi garantirà il montaggio e la sicurezza a terra? O CI saranno i soldati USA che metteranno gli “Scarponi sul campo”? Per ora non c’è garanzia di nulla
Il giornalista indipendente e commentatore politico Michael Tracey ha affermato che l’ordine del Presidente Biden all’esercito statunitense di stabilire un porto temporaneo sulla costa di Gaza per iniziare le consegne via mare di aiuti umanitari mostrerà un maggiore impegno diretto del Pentagono nel conflitto fra israeliani e Hamas e sarà il primo passo per mettere “Gli stivali sul campo”
Biden says Israel is going to provide security for the US military port in Gaza. This would make the US an open co-administrator of Israel’s military operation pic.twitter.com/qjLP1qeT0N
— Michael Tracey (@mtracey) March 8, 2024
Mentre Biden aveva sottolineato nel suo discorso sullo Stato dell’Unione di giovedì sera che non ci sarà intervento diretto a Gaza, il giorno dopo ha detto ai giornalisti che “gli israeliani” garantiranno la sicurezza del porto previsto, dato che si trova in una zona di guerra. Tracey ha osservato che “Questo renderebbe gli Stati Uniti un co-amministratore aperto dell’operazione militare di Israele”.
Sempre venerdì, il segretario stampa del Pentagono, il Magg. Gen. Patrick Ryder, ha chiesto a un giornalista se il Pentagono ritiene che i militanti di Hamas prenderanno di mira le forze americane che operano in mare aperto. In particolare, Ryder ha risposto dicendo che questo è “certamente possibile” – riconoscendo pienamente il rischio per le forze e le risorse statunitensi che conducono l’operazione.
Ryder ha aggiunto che “se Hamas ha veramente a cuore il popolo palestinese, allora… si spera che questa missione internazionale per consegnare gli aiuti alle persone che ne hanno bisogno possa svolgersi senza ostacoli”.
E in seguito Tracey ha detto che questo equivale a una presenza militare significativa degli Stati Uniti in una zona di guerra attiva all’estero…
Intelligente il modo in cui non si tratta di “scarponi sul terreno”, ma di “Scarponi nell’acqua” (sarebbe meglio mettere le galoche), ma all’interno della stessa zona di guerra.
Infatti, secondo nuovi dettagli, la costruzione di un molo galleggiante che costituirà la base di un porto per gli aiuti a Gaza richiederà circa 1.000 soldati dell’Esercito degli Stati Uniti e si prevede che ci vorranno due mesi. Il molo sarà costruito a bordo di navi della Marina statunitense nel Mediterraneo.
L’esercito statunitense ha dichiarato venerdì che il piano di Biden consentirà di consegnare circa due milioni di mezzi al giorno, in un momento in cui gran parte della popolazione sta affrontando la carestia. I precedenti lanci aerei degli Stati Uniti sono stati oggetto di critiche, con i gruppi di aiuto internazionali che hanno affermato che le forniture non sono sufficienti e che il metodo è altamente pericoloso per gli astanti a terra, dato che ci sono state già vittime per la mancata apertura dei paracaduti.
Ecco ulteriori dettagli sull’ambizioso progetto del molo e del porto, forniti dal Washington Post:
Le truppe statunitensi, tra cui la 7ª Brigata di Trasporto dell’Esercito con sede in Virginia, prenderanno parte all’impresa. L’operazione comprenderà la costruzione di un molo galleggiante in mare che consentirà alle navi di consegnare gli aiuti, che saranno poi caricati sulle navi di supporto della Marina e scaricati su una strada rialzata galleggiante.
La strada rialzata a due corsie, lunga circa 1.800 piedi (600 metri), sarà guidata su un’area ancoraggio a terra e fissata al suolo da personale non statunitense che Ryder non ha identificato. I camion accederanno poi alla strada rialzata per prelevare e trasportare gli aiuti.
Un’impresa di tale portata che si svolge a poca distanza da Gaza, in un momento di continui e feroci combattimenti, è chiaramente ad alto rischio in termini di protezione delle truppe e delle risorse americane, che non dovrebbero essere parte in causa nella guerra.
In particolare, da sabato il Times of Israel ha riferito che “i funzionari israeliani non hanno ancora confermato che Israele sarà responsabile della sicurezza del porto, anche se hanno accolto con favore l’annuncio di Biden del corridoio marittimo per gli aiuti”. Perché dovrebbero farlo? Se volessero, per loro, sarebbe sufficiente aprire il varco con l’Egitto piuttosto. Potrebbero far sbarcare direttamente gli aiuti in Israele ed accompagnarli a Gaza.
Se Israele non accetta di fornire la sicurezza, è molto probabile che la Casa Bianca debba abbandonare del tutto il piano, se no dovremmo vedere soldati americani veramente “Con gli scarponi sul campo” e non solo per ancorare il molo, ma anche per garantirne la sicurezza. Ma gli Stati Uniti hanno continuato a mettere Tel Aviv sotto pressione per quanto riguarda il lato umanitario della guerra, dopo i rapporti secondo cui oltre 30.000 civili sono stati uccisi a Gaza. Biden è stato colto al microfono giovedì sera mentre diceva che avrebbe avuto una conversazione “definitiva” (in slang americano “Con Gesù”) con il Primo Ministro Benjamin Netanyahu. Le sue parole fuori dagli schemi hanno scatenato un’immensa polemica anche perché non è chiaro cosa voglia Biden: pensa di schierare le truppe USA contro Israele?
Insomma, come sempre la politica USA è un gran pasticcio.
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