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Berlino chiama, Parigi non risponde . Il “Tradimento” di Macron e la solitudine del Cancelliere Merz

Merz tradito da Macron: Parigi blocca asset russi e Mercosur. Il motore franco-tedesco è rotto e la Germania ora è sola contro la crisi.

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C’eravamo tanto amati, o forse no. Se qualcuno a Berlino pensava che l’arrivo di Friedrich Merz alla Cancelleria, avvenuto lo scorso maggio, avrebbe magicamente riacceso il motore franco-tedesco inceppato negli anni di Scholz, oggi si trova di fronte a un brusco risveglio. La realtà emersa dall’ultimo vertice di Bruxelles è quella di una Europa acefala, dove i ruoli si sono drammaticamente invertiti: la Germania, finalmente decisa a spendere e a guidare, si scontra con una Francia paralizzata dai debiti, politicamente instabile e costretta a giocare di rimessa.

Il risultato? Un Friedrich Merz che torna a casa con le pive nel sacco su due dossier capitali: l’utilizzo degli asset russi congelati e l’accordo commerciale Mercosur. E il “colpevole” di questo stallo, agli occhi dei tedeschi e del Financial Times, ha un nome e un cognome: Emmanuel Macron.

Il ribaltamento dei ruoli: l’attivismo tedesco contro la paralisi francese

Per anni, nelle cancellerie europee, ci siamo abituati al cosiddetto “German vote”: l’astensione o l’indecisione di Olaf Scholz, bloccato dalle liti interne alla sua coalizione semaforo. Ora che la CDU di Merz ha preso il timone, sbloccando investimenti monstre (fino a 1.000 miliardi di euro in un decennio tra difesa e infrastrutture) e cercando di deregolamentare l’economia, ci si aspettava che Parigi esultasse. Macron, dopotutto, ha passato l’ultimo lustro a lamentarsi della timidezza tedesca.

Invece, assistiamo a un paradosso grottesco. Proprio ora che Berlino abbraccia la Realpolitik, Parigi si tira indietro. Il Presidente francese, indebolito internamente e senza una maggioranza solida o una finanziaria, non ha la forza politica (né fiscale) per seguire il passo del Cancelliere.

La situazione è ben riassunta da un diplomatico UE che, con brutale onestà, ha commentato: “Macron ha tradito Merz, e sa che ci sarà un prezzo da pagare. Ma è così debole che non aveva altra scelta se non quella di accodarsi a Giorgia Meloni”.

Il dossier “Asset Russi”: la paura di Parigi

Il primo grande scontro si è consumato sui 210 miliardi di euro di asset sovrani russi congelati. Il piano di Merz era audace ma pragmatico: utilizzare direttamente questi fondi per sostenere l’Ucraina, offrendo una garanzia immediata. Un modo per dare ossigeno a Kiev senza gravare eccessivamente sui bilanci nazionali, specialmente in vista di un possibile disimpegno dell’amministrazione Trump.

Macron, tuttavia, ha fatto saltare il banco. Perché?

  • Timori legali: L’Eliseo teme le ripercussioni giuridiche internazionali di un esproprio diretto. Le basi giuridiche vantate da Merz sono insufficienti. La BCE si è rifiutata di garantire. Tutto il castello tedesco era costruito sulla sabbia.
  • Il problema del debito: La Francia, con i suoi conti pubblici disastrati, temeva di dover fornire garanzie nazionali nel caso in cui, per qualche motivo, quei fondi dovessero essere restituiti a Mosca. Parigi non ha lo spazio fiscale per promettere nulla.

Il risultato è un compromesso al ribasso: un prestito di 90 miliardi garantito dal bilancio UE (che ha ancora capienza), ma che lascia l’amaro in bocca a Berlino. Merz voleva una vittoria politica netta; ha ottenuto un “prestito ponte” che Alice Weidel e l’AfD stanno già usando per attaccarlo, sostenendo che “sarà ancora il contribuente tedesco a pagare il conto”. Perché così sarà, anche se non subito, se non ci sarà uin accordo con la Russia.

Mercosur: l’alleanza inedita Macron-Meloni

Se sugli asset russi la questione era tecnica, sul Mercosur è puramente politica. Merz, espressione dell’industria tedesca affamata di mercati per l’export, voleva chiudere l’accordo commerciale con il Sud America entro dicembre. Dopo 25 anni di trattative, Berlino dice “basta”.

Qui Macron ha giocato la carta del protezionismo agricolo, terrorizzato dalle proteste dei suoi agricoltori. Ma non potendo bloccare la Germania da solo (rischiava di finire in minoranza nel voto a maggioranza qualificata), ha trovato una sponda inaspettata: Giorgia Meloni.

L’ironia è sottile: il campione dell’europeismo liberale (Macron) si nasconde dietro la leader dei conservatori “sovranisti” (Meloni) per fermare il campione del libero mercato (Merz). Meloni ha garantito a Macron qualche settimana di ritardo, negando a Merz il trionfo diplomatico immediato. Tuttavia, la vittoria francese è di Pirro: l’Italia ha già segnalato che il mese prossimo appoggerà l’accordo, se riceverà le garanzie richieste per i propri prodotti agricoli, che sono meno minacciati rispetto a quelli francesi. La Francia ha guadagnato tempo, ma ha perso la leadership.

Difesa ed Energia: l’addio ai sogni di gloria (e al FCAS?)

Le conseguenze di questa rottura vanno ben oltre i tecnicismi di Bruxelles. Il vero dramma si sta consumando nel settore della difesa. Il progetto FCAS (il caccia di sesta generazione franco-tedesco) è appeso a un filo. Ecco i punti critici:

  1. Divergenze industriali: Dassault (Francia) e Airbus (divisione tedesca) sono ai ferri corti sulla spartizione del lavoro e della tecnologia.
  2. Sfiducia: Berlino sospetta che Parigi voglia solo i soldi tedeschi per finanziare la propria industria nazionale, senza cedere know-how.
  3. Alternative: Con Merz pronto a spendere subito per riarmare la Bundeswehr di fronte alla minaccia russa, la Germania sta guardando altrove. L’ipotesi di partnership con britannici o americani (F-35 e oltre) diventa sempre più concreta.

Se il motore politico si ferma, i progetti industriali congiunti muoiono. E senza la guida franco-tedesca, Bruxelles diventa una nave senza timoniere in un mare in tempesta, proprio mentre dagli USA arrivano i venti dei dazi di Trump e da Est le minacce di Putin.

L’Europa dei vasi di coccio, perché non è mai stata veramente unita

La situazione attuale ci consegna una fotografia impietosa.

  • La Germania vuole guidare, ma scopre di essere sola. Ha i soldi, per ora, e la volontà politica, ma le mancano gli alleati storici e sta distruggendo la propria base industriale.
  • La Francia è diventata il “grande malato” politico d’Europa. Macron parla di “riallacciare i dialoghi con Putin” e di “coalizioni di volenterosi”, ma sembrano grida disperate di chi cerca rilevanza mentre il terreno sotto i piedi frana.
  • L’Italia gioca di sponda, tatticamente intelligente nel breve periodo, ma senza la forza strutturale per sostituire Parigi come partner alla pari di Berlino. Ma veramente lo vorrebbe fare?

Merz si trova in una posizione scomoda: deve gestire una Germania assertiva ma isolata, pressato a destra dall’AfD e tradito al centro dai partner europei. La vecchia regola per cui “l’Europa avanza solo se Francia e Germania marciano insieme” è stata smentita dai fatti: oggi, se una corre, l’altra inciampa. L’errore è stato voler affidare la leadership solo a due stati , senza mai creare un vero gruppo di lavoro unito, ma lasciando che la musica fosse dettata da Parigi e Berlino. Ora l’orchestra tace.

E nel frattempo, a Washington e a Mosca, prendono appunti e vanno avanti con i propri piani.


Domande e risposte

Perché Macron ha bloccato il piano tedesco sugli asset russi? Macron ha agito principalmente per debolezza interna e timori fiscali. L’utilizzo diretto degli asset russi avrebbe potuto richiedere garanzie statali che la Francia, con il suo alto debito pubblico e l’instabilità politica, avrebbe faticato a emettere senza scatenare reazioni dei mercati o delle opposizioni. Inoltre, c’erano riserve legali sulla tenuta del provvedimento in caso di ricorsi internazionali. Parigi ha preferito nascondersi dietro la posizione più cauta dell’Italia e del Belgio piuttosto che ammettere la propria incapacità di sostenere il rischio finanziario proposto da Merz.

Qual è il futuro dell’accordo Mercosur dopo questo vertice? Nonostante il rinvio ottenuto da Macron con l’aiuto della Meloni, l’accordo Mercosur è tutt’altro che morto. Si tratta di una vittoria tattica francese di breve respiro (due o tre settimane). Merz ha una forte pressione interna dell’industria tedesca per chiudere e l’Italia ha già segnalato che il prossimo mese supporterà l’intesa. È molto probabile che l’accordo venga firmato all’inizio del 2026, isolando la Francia o costringendola ad accettare compensazioni minori, dato che a Bruxelles i numeri per l’approvazione a maggioranza qualificata sembrano esserci.

Cosa rischiano i progetti di difesa comune come il FCAS? Il rischio di fallimento è altissimo. Il progetto del caccia di sesta generazione (FCAS) soffre della mancanza di fiducia politica tra Berlino e Parigi. Con Merz che ha fretta di riarmare la Germania e dispone di fondi immediati, e la Francia che difende gelosamente la leadership tecnologica di Dassault senza voler condividere il know-how con Airbus Germania, lo stallo è totale. Berlino potrebbe decidere che è più efficiente ed economico acquistare tecnologie “off-the-shelf” (americane o britanniche) piuttosto che finanziare indefinitamente i ritardi e i capricci industriali francesi.

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