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Conti pubblici

Barnier inaugaura un governo con la solita ricetta: più tasse

Il governo Barnier inizia come tutti i governi europei: più tasse e più tagli. Riuscirà un governo di minoranza ad essere così austero e a imporre misure rigide di tassazione delle imprese e tagli sociali?

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La Francia sta per sorbire l’amara medicina del nuovo governo austero e ligio ai vincoli di bialncio europei. Il pomeriggio di martedì l’Assemblea Nazionale ha vissuto un’atmosfera turbolenta. In un lungo discorso durato un’ora e mezza, il primo ministro Michel Barnier ha delineato il corso della sua politica per i prossimi mesi. “I francesi si aspettano che guardiamo in faccia la realtà. La realtà dei nostri conti pubblici. La realtà dell’impatto del nostro stile di vita sull’ambiente”, ha insistito il residente di Matignon di fronte ad alcuni deputati particolarmente arrabbiati.

Indebolito da una Camera divisa in tre blocchi, il nuovo governo sa che avrà un margine di manovra molto limitato. La mancanza di una maggioranza all’Assemblea Nazionale per il campo del Presidente e l’accresciuto peso del Parlamento rischiano di alterare l’equilibrio di potere tra il Capo dello Stato e i deputati sul progetto di legge finanziaria 2025 , presentato nella settimana del 9 ottobre dopo numerosi ritardi. La retorica ambientale-climatica farà parte del pacchetto di strumenti che Barnier userà di fronte a un’assemplea riottosa e scettica. 

Deficit al 5% entro il 2025: l’obiettivo fissato da Barnier

Il primo ministro ha esordito soffermandosi sul debito pubblico francese. “La vera spada di Damocle è il nostro colossale debito finanziario – 3.228 miliardi di euro – che, se non stiamo attenti, porterà il nostro Paese sull’orlo del precipizio”. Afflitta da conti pubblici in rosso, la Francia dovrà stringere la cinghia.

Stimato al 4,4% nel bilancio 2024, il deficit pubblico potrebbe superare il 6% quest’anno. “Il nostro obiettivo è ridurre il deficit al 5% entro il 2025”, ha dichiarato il settuagenario durante il suo discorso. Non sorprende che il capo del governo abbia dato la priorità alla riduzione della spesa pubblica. In base alla ripartizione, “due terzi dello sforzo di risanamento verranno da lì (dalla spesa pubblica)”. Ciò corrisponde a una riduzione degli stanziamenti di circa 20 miliardi di euro entro il 2025.

Per quanto riguarda l’obiettivo del 3%, Michel Barnier ha fatto riferimento alla scadenza del 2029 invece che a quella del 2027 suggerita dal Capo dello Stato.  Definita “stupida” dal presidente della Corte dei Conti Pierre Moscovici, quindi da un uomo non lontano dai macroniani,  questa promessa avrebbe richiesto un grande sforzo in termini di spesa pubblica e di tassazione. “Non sarebbe responsabile raggiungere un deficit del 3% nel 2027 senza deprimere l’economia”, ha avvertito l’ex ministro delle Finanze in un recente incontro con i giornalisti economici. “Ciò significherebbe più austerità e minori entrate pubbliche”.

Tasse: nel mirino le grandi imprese e i più ricchi, ma non basterà

L’altra leva importante per risanare le finanze pubbliche è la tassazione. “La situazione dei nostri conti oggi richiede uno sforzo limitato nel tempo e che deve essere condiviso, nell’interesse della giustizia fiscale”, ha detto l’ex commissario europeo. Nel mirino del governo ci sono le grandi aziende che stanno realizzando ingenti profitti.

Il Primo Ministro è rimasto vago sugli strumenti. Attualmente è allo studio una sovrattassa sull’imposta sulle società (8%). Potrebbe essere applicata alle aziende con un fatturato annuo superiore a 1 miliardo di euro. Ma c’è ancora molta incertezza sulla base imponibile. Nella lista delle aziende maggiori vi sono diverse importanti aziende pubbliche, ad esempio EDF è la seconda azienda per dimensioni francese. La tassi si convertirebbe semplicemente in una partita di giro: più tasse, meno utili.

Poi fra le maggiori aziende vi è il complesso bancario-assicurativo francese, già non splendido, che ribalterebbe le spese sui clienti, per cui la tassa che dovrebbe colpire solo i ricchi, alla fine , colpirebbe un po’ tutti.

Per quanto riguarda le famiglie più ricche, dovrebbero essere messe in atto anche misure per “impedire le strategie di esenzione fiscale dei maggiori contribuenti”. Anche in questo caso, diverse strade sono sulla scrivania del Primo Ministro. Tra queste, un prelievo eccezionale sui redditi più alti. Questo prelievo si applicherebbe alle persone con un reddito annuo superiore a 250.000 euro. Anche le imposte di successione sono sotto stretta osservazione da parte dell’esecutivo. Però i ricchi hanno sempre una pssibilità: quella di votare con i piedi e trasferire la residenza altrove, magari approfittando di regimi più favorevoli. I francesi sono fra i sei popoli che maggiormente trasferiscono ricchezza all’estero. Non vedremo altro che un’accentuazione di questo trendo. 

Quindi vi saranno it agli, in prima linea il personale delle amministrazioni locali, sotto il mirino della Corte dei Conti, e la cassa integrazione/indennità di disoccupazione, che probabilmente verrà tagliata. Queste mosse dovranno essere fatte subito, prima che l’appoggio esterno di RN venga a mancare, sempre che queste mosse non siano talmente indigeste da far saltare il governo subito.


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