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Bardella e la BCE: l’idea di un nuovo Quantitative Easing per salvare la Francia, e anche l’Italia

La mossa a sorpresa di Bardella: per salvare la Francia chiede alla BCE di riattivare il Quantitative Easing. Una svolta “pragmatica” o un azzardo politico in vista dell’Eliseo?

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A 18 mesi dalle elezioni presidenziali francesi, con i sondaggi che lo vedono favorito insieme a Marine Le Pen, Jordan Bardella, presidente del Rassemblement National (RN), inizia a giocare sul tavolo dei grandi. E lo fa parlando non di migranti, ma di politica monetaria, in un’intervista al settimanale britannico The Economist.

La proposta è di quelle che fanno sobbalzare a Francoforte: Bardella suggerisce che la Banca Centrale Europea “potrebbe” riprendere l’acquisto del debito francese. In breve, un “Quantitative Easing” (QE) su misura per Parigi.

Il leader del RN, che si prepara già a “negoziati difficili” con l’istituto guidato da Christine Lagarde, non usa mezzi termini. “Penso che non eviteremo una discussione con la BCE sul debito francese”, ha dichiarato. Secondo Bardella, la banca centrale “potrebbe fare del quantitative easing”, ovvero “ricomprare il debito”, proprio “come ha fatto in passato”.

Un riferimento neanche troppo velato ai massicci programmi di acquisto (oltre 5.000 miliardi di euro) lanciati dalla BCE post-2008 e soprattutto dal 2015, programmi che peraltro l’Eurotower sta faticosamente cercando di ridurre da inizio anno per raffreddare l’inflazione.

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La giustificazione: Parigi “Too Big to Fail”

Perché Bardella chiede questo intervento a gamba tesa? La situazione dei conti pubblici francesi è la sua giustificazione. Con un deficit che veleggia oltre il 5% e un debito pubblico superiore al 115% del PIL, Bardella applica alla Francia la logica del “too big to fail” (troppo grande per fallire): “Se l’economia francese crolla, è tutta la zona euro che crolla”.

Un’argomentazione eminentemente keynesiana, quasi ironica se si pensa alla tradizionale collocazione del suo partito.

La (difficile) contropartita

Naturalmente, nessuna richiesta di questo tipo arriva senza una contropartita. Per rassicurare i mercati e, forse, la stessa BCE, il RN offre una “conversione” alla disciplina di bilancio.

Bardella si impegna a rispettare la “regola d’oro” europea del 3% di deficit e promette un piano drastico di risparmi. Ecco i punti salienti del “pagamento”:

  • Un piano di risparmi da 100 miliardi di euro in cinque anni.
  • Il ritorno sotto il tetto del 3% di deficit/PIL.
  • Un taglio netto al contributo francese al bilancio dell’Unione Europea, la cui crescita continua è definita da Bardella “una follia”, e questa è la parte più interessante.

Proprio quest’ultimo punto mostra le contraddizioni del piano: la riduzione de da 100 miliardi si basa in parte su un taglio unilaterale che aprirebbe uno scontro diretto con Bruxelles, ma questo sarebbe possibile se cambiasse l’indicazione politica generale nell’Unione. Le forze politiche che chiedono un passo o due indietro della Commissione e della burocrazia di Bruxelles sono molte, e non solo in Francia.

Nonostante questo, Bardella nega di volere un “Frexit”, pur criticando l’UE come “l’amicale di difesa degli interessi della Germania”. Il leader del RN si descrive piuttosto come un “pragmatico in economia”, che cerca di sviluppare posizioni “piuttosto pro-business”, convinto che “se non creiamo ricchezza, non potremo affrontare il muro del debito”. Una posizione saggia, molto aperta.

Questa visione di intervento monetario in stile giapponese o cinese è una rottura per il comportamento della BCE, ma potrebbe essere di gande aiuto all’Italia: l’intervento della Banca Centrale non potrebbe essere una tantum pro Francia, ma dovrebbe diventare uno standard comune di contenimento e controllo dei tassi che potrebbe aiutare anche il nostro paese nei momenti di turbolenza. L’idea di una banca centale di salvaguardia è molto più realistica in questi tempi incerti, in cui i paesi della UE stanno perdendo terreno e ricchezza nei confronti del resto le mondo.

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Domande e risposte

  • Cos’è esattamente il “Quantitative Easing” che chiede Bardella? Il “Quantitative Easing” (QE) è uno strumento di politica monetaria non convenzionale. In pratica, la banca centrale (come la BCE) acquista massicciamente attività finanziarie, solitamente titoli di stato (debito pubblico), sul mercato. Questo immette liquidità nel sistema, abbassa i tassi d’interesse sul debito e ha lo scopo di stimolare l’economia e l’inflazione. È stato usato ampiamente dopo la crisi del 2008 e durante la pandemia. Bardella ne chiede, di fatto, una riattivazione mirata per la Francia.
  • La BCE può legalmente acquistare solo il debito di un paese? È estremamente complicato e politicamente improbabile. I trattati europei (art. 123) vietano il finanziamento monetario diretto degli Stati (cioè la BCE non può “stampare soldi” per pagare i debiti di un paese). La BCE ha giustificato i suoi passati programmi di QE sostenendo che erano necessari per la stabilità dei prezzi in tutta l’Eurozona, non per salvare un singolo paese. La richiesta di Bardella di un QE “alla francese” si scontra frontalmente con il mandato della BCE.
  • Le “contropartite” offerte da Bardella sono credibili? Sarebbe utile per l’Italia? Bardella offre una “conversione” alla disciplina di bilancio: 3% di deficit e 100 miliardi di risparmi. Tuttavia, la credibilità di questo piano è minata dal fatto che una parte significativa di quei risparmi dovrebbe provenire da un taglio unilaterale al contributo che la Francia versa all’Unione Europea. Questa mossa, di per sé, scatenerebbe un conflitto immediato con Bruxelles e gli altri 26 stati membri, rendendo la “negoziazione” di cui parla molto difficile. Per il nostro apese comunque una politica del genere sarebbe estremamente positiva.
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