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Quando i fautori del globalismo vanno in crisi scatta l’attentato? Le assonanze di Barcellona con il caso Jo Cox

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Da aggiornare con Barcellona 08/2017

La cosa che in assoluto mi intriga di più è come ci sia una regia dietro agli attentati che hanno attanagliato l’EUropa in questi anni. Mi riferisco alla prassi ormai consolidata dei supposti terroristi di lasciare i propri documenti nei luoghi e soprattutto nei mezzi usati per colpire. Chiaramente esiste un disegno che se non fosse tanto stupido da apparire semplicemente come un falso qualcuno potrebbe anche crederci.

Tale prassi va invece chiamata col suo nome: depistaggio e la cosa importante è capire chi sta dietro a detta mistificazione (solo tre possibilità: [.i] i terroristi, [.ii] gli stessi stati che subiscono gli attentati o [.iii] paesi nemici che vogliono indebolire un proprio competitore-nazione?)
Gli italiani ci sono già passati. Si chiamava strategia della tensione ed era finalizzata ad aggregare il popolo votante attorno alle decisioni del governo spesso giunto al limite della deriva dittatoriale, avendo poi l’effetto di evitare stravolgimenti politici indesiderati (leggasi, nel caso, l’ascesa della sinistra comunista in Italia) spesso in occasione di grandi svolte e/o di crisi economiche se non politiche. La pratica di lasciare documenti in giro – in mezzi pubblici, borselli – per indirizzare opinione pubblica e indagini è già stata ampiamente utilizzata in Italia durante la lotta alle Brigate Rosse, per poi arrestare soggetti non precisamente colpevoli. Non trovate strane assonanze con gli attentati EUropei di questi anni? Quasi tutti gli attentati recenti hanno visto i supposti colpevoli lasciare propri documenti in giro e poi (spesso, come a Barcellona) morire*….

Ma restiamo al titolo: Jo Cox fu uccisa all’antivigilia del voto decisivo del Brexit, quando era chiaro che i Leave erano in vantaggio. La morte della militante pro Remain da parte di un grave squilibrato con turbe psichiche permise un semplice riavvicinamento tra Leave e Remain, sappiamo come è poi andata a finire (…, come l’attentatore dei militari nelle vie di Parigi delle scorse settimane, che chiedeva da mesi di essere incarcerato perché si sentiva perseguitato e aveva paura di fare male agli altri, naturalmente fu lasciato libero, ndr). Anche in tale caso i globalisti vedevano un immane pericolo: l’uscita di Londra dalla EU minava alla radice il loro progetto principe, appunto la moneta unica e l’Unione Europea.
Pochi hanno notato che oggi la Catalogna rappresenta di fatto un problema per i globalisti tanto grande quanto il Brexit. Per due motivi fondamentali che, aggregati, la rendono un bomba ad orologeria in grado di spiegare – e magari anche risolvere – il vero problema della gente che in EUropa si impoverisce con stipendi sempre più bassi: appunto, la moneta unica e l’EU, le vere ragioni della deflazione salariale post crisi soprattutto nei paesi periferici (casualmente, proprio ieri la Spagna ha superato la soglia del 100% del rapporto debito/PIL, era al 45% ad inizio 2008).


[i recenti attentati sembrano tanto puntuali da sviare l’attenzione dai veri problemi…]

Appunto, i motivi che rendono la Catalogna un grande potenziale problema per l’EU sono da una parte il referendum per la secessione dalla Spagna di ottobre prossimo e dall’altra le recenti, enormi rivendicazioni salariali (circa +30% di aumento) da parte di lavoratori organizzati dell’aeroporto del Prat, proteste che se raggiungessero il loro obiettivo sarebbero in grado di dimostrare che c’è stata un’indebita deflazione salariale in EU, soprattutto nei paesi mandati in crisi dall’austerità e/o dagli eccessi/effetti associati.
Lasciando da parte il referendum sull’indipendenza di Barcellona – che creerebbe un terremoto in terra iberica in grado di imporre anche la legge marziale per impedirlo (…), ossia minando la stabilita EU alla radice -, le rivendicazioni salariali dei lavoratori della sicurezza dell’aeroporto di Barcellona sono parimenti tremende per chi desidera mantenere lo status quo, leggasi le elites globaliste. Tali rivendicazioni partono non a caso dalla capitale catalana, una città che per l’afflusso di turisti ha costi europei ma… stipendi iberici (ossia, nel caso 900-1100 euro mensili; ricordate la polemica degli scorsi mesi in cui gli abitanti di Barcellona si lamentavano dell’incremento dei costi della vita a causa dell’afflusso di turisti, ndr). Da qui la richiesta di aumento di stipendio a livelli pre crisi dei lavoratori catalani, 1400 euro/mese (la riduzione delle retribuzioni post 2008 è stata causata dall’avvento di simil cooperative che con la scusa della crisi hanno assunto i lavoratori prima assunti direttamente dai datori ad una frazione degli stipendi originari per fare lo stesso preciso identico lavoro, solo con turni più massacranti, ndr).

 A chi è avvezzo al mondo spagnolo non è un sfuggito come tutti i seguitissimi talk show locali si siano messi apertamente dalla parte dei lavoratori dell’aeroporto di Barcellona, dando loro ragione. Molti si sono spinti addirittura negli scorsi giorni a criticare la mossa del governo che, imponendo arbitrati obbligatori e la copertura del 90% del servizio interrotto per sciopero, ha di fatto minato i diritti costituzionali, in un paese dove la Carta è intoccabile (lo spettro di Francisco Franco ancora incombe…).
L’attentato di ieri va inquadrato in tale contesto. Se dovessi fare l’oracolo mi verrebbe da dire che la serie non è terminata, fino ad ottobre la situazione resterà critica.
Anche perché seguendo l’esempio dei lavoratori del Prat anche i controllori di volo di AENA di tutta la Spagna hanno fatto rivendicazioni salariali simili, idem i tassisti Malaga che hanno iniziato una protesta contro l’equivalente di Uber locale.

Occhio alla data…

Una valanga. In poche parole: la Spagna è una bomba sociale pronta ad esplodere, con la gente al limite della sopravvivenza con stipendi deflazionati a livello da fame pronta a scatenare proteste organizzate per farli risalire a livelli pre crisi. Vi siete chiesti cosa succederebbe se questo capitasse? L’inflazione in Spagna raddoppierebbe o triplicherebbe. Ma non in Germania e Francia, dove non c’è stata deflazione salariale, almeno per i residenti storici e certamente non nulla misura vista in terra iberica (e in Italia).
Ossia l’euro salterebbe per il suo peccato originale, ampiamente previsto da tutti gli economisti: semplicemente, non è in grado con un unico tasso di interesse ed un unico cambio di soddisfare le esigenze di tutti i paesi, ad es. di Berlino che vuole zero o quasi inflazione e la Spagna che ne avrebbe 4 o 5 volte tanto.
Un cortocircuito in grado di dare la scarica finale per la fine della moneta unica ossia del progetto principe dei globalisti.
Dunque, ecco puntuali gli attentati.

Saluti

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* L’unico che si salvò nel post attentato fu il famoso Amri, partito da Milano e dopo un viaggio in mezza Europa – viaggio davvero ben organizzato se è vero che passò da Chambery quando il presidente francese Hollande era in visita in ufficiale – tornato a morire a Sesto San Giovanni inopinatamente ucciso dalle forze italiane (controspionaggio?), con grande disappunto tedesco.


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