Crisi
LE BANCHE NON HANNO PIU’ ALIBI…..OGGI HANNO ANCHE LA LICENZA DI UCCIDERE! (di Cesare Ortis)
“Le banche hanno un posto speciale nel sostegno alla crescita. Se forti, saranno, sono il suo pilastro. Ma vogliamo anche banche che tornino a essere vicine al sistema produttivo come prima della crisi; non c’è che un modo: saper discernere l’impresa meritevole anche quando i dati non sono a suo favore” così tuonava Mario Draghi poco tempo fa all’ABI per evitare che la “mancanza di credito possa ridurre la capacità di ripresa delle imprese”.
E anche Renzi, in uno dei suoi vari show, inserisce una battuta sul tema: “le banche non hanno più alibi per non dare credito alle imprese” e visto il successo e gli applausi della platea precisa: “Il sistema bancario italiano, dopo l’innovazione di Draghi e della Bce, non ha più alibi per non dare credito alle aziende. Chiediamo con determinazione agli istituti di credito di intervenire sul credito alle imprese e di far girare la liquidità della Bce. C’è bisogno che il sistema bancario faccia ciò che la Bce ha messo in campo”.
La realtà, come al solito, in Italia è ben diversa dalla propaganda che tanto sembra piacere alla maggioranza degli italiani: Bankitalia “a dicembre calo dei prestiti resta a -1,6%. Giù i tassi sui mutui” (tra l’altro i mutui vengono concessi solo se controgarantiti per il 300%, per un importo pari al 60% del valore, a chi dispone di uno stipendio a tempo indeterminato, per un rapporto rata/reddito pari a ¼ epurato da bollette e spese mensili e preferibilmente con qualche fideiussione da dei garanti). Non mi stupirei, poi, che appena si intravedrà uno 0,0001% di inversione di tendenza su valori ormai ridicoli, tutti saranno pronti a scrivere titoloni, mentre i politici di professione si sprecheranno con le loro solite dichiarazioni.
Ed ora, invece, le banche in associazione con Equitalia arrivano ad uccidere con una leggerezza allarmante nel silenzio dei media compiacenti (forse fanno più gola gli spazi pubblicitari commissionati che parlare di quanto le Banche stanno distruggendo il tessuto economico produttivo del Paese); per la verità non è la prima volta, come quando, poco tempo fa, a un commerciante venne rifiutata la copertura di un assegno di soli 1300€ (saldo dei capi acquistati da mettere nella vetrina del proprio negozio) e così uscito dalla filiale, s’impiccò in aperta campagna ad un albero. Venne pure aperta una inchiesta, il cui esito naturalmente è sconosciuto . ….E chissà quanti altri episodi di cui non abbiamo coscienza ci sono stati e ci saranno.
Oggi va di moda parlare del Troiaium, che qualcuno chiama Italicum; o dei nuovi contratti di lavoro sul lavoro che non c’è, perché, si sa, a ogni governo piace cambiare le carte in tavola e così dopo Maria Antonietta Fornero si gira la ruota nuovamente; oppure è interessante il dibattito su Masterchef, fossi Bruno Vespa ci dedicherei un plastico; e perché non uno speciale sulla tresca amorosa all’Isola dei Famosi tra Alex Belli e Cristina Buccino?
E così i veri problemi che assillano e fanno chiudere o delocalizzare le aziende ogni giorno nessuno ne parla, lasciando la forza produttiva di un Paese in balia delle Banche alle quali i governi permettono di applicare tassi fino al 24,90% senza considerarla usura, quando il tasso BCE è 0,05%! E questo accade nel silenzio dei giornali, dei sindacati, dei rappresentanti di categoria, dell’API, della Confindustria e soprattutto degli italiani. Tanto, ai soliti noti, problemi di credito o di tassi non ci sono: ai parlamentari un bel mutuo allo 1,57% gli viene offerto su un piatto d’argento, agli editori dei giornali un bel prestito ponte anche di 500 milioni di Euro al tasso euribor (0.15%) non glielo nega nessuno e senza alcuna garanzia ovviamente.
Nessun governo ha voluto affrontare seriamente la questione dei tassi di finanziamento in Italia né tantomeno quelli di usura, un macigno che contribuisce a rendere giorno dopo giorno le aziende italiane sempre meno competitive, obbligate quotidianamente ad elemosinare uno scoperto, una copertura di un assegno, la grazia di poter lavorare! E guai a ribellarsi, nemmeno se un perito del tribunale ti dovesse certificare l’usura, pena la revoca degli affidamenti o di quella poca elasticità concessati a caro prezzo e senza liquidità, con i costi e la lentezza della giustizia vi ritroverete davanti a una schiera di avvocati pronti a saltarvi addosso e con l’azienda fallita (e badate bene che per certificare l’usura in Italia significa che la Banca tra costi, interessi, balzelli, penali ha preteso importi ben superiori alla soglia d’usura in concorrenza con gli strozzini).
Considerare le aziende in Italia una risorsa, un’attività che attraverso il lavoro e la produzione contribuisce a ridurre la disoccupazione, aumentare il PIL onesto e pulito, ma soprattutto contribuire a ridurre il debito pubblico attraverso le imposte è diventata una eresia! Una attività da abbattere e ostacolare in ogni maniera.
Difficile affrontare e risolvere il problema? Non so, il governo italiano è molto impegnato a scrutare la ripresa in atto e a svendere le ultime aziende italiane rimaste, ma con Guido Crosetto non ci abbiamo messo molto a fare una proposta di legge, decisamente complessa e articolata, costituita da ben solo 1 articolo presentata un anno fa, ma, si sa, i problemi reali non interessano e giacerà nei vari scaffali del parlamento:
Art.1
(Disposizioni in materia di usura)
- Il comma 4 dell’articolo 2 della legge 7 marzo 1996, n 108, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente:
«4. Il limite previsto dal terzo comma dell’articolo 644 del codice penale, oltre il quale gli interessi sono sempre usurai, è stabilito dal tasso Euribor a 12 mesi, aumentato di 8 punti ».
@CesareOrtis
P.S. In questo periodo molti mi hanno invitato a scrivere due righe su vari argomenti, ma non ho mai aderito convinto che ormai anche scrivere sia diventato inutile proporre soluzioni, dibattiti, spunti di confronto (cfr. cesareortis.wordpress.com). In Italia non cambia niente, anzi, nonostante il peggiorare mensile della situazione da ben 3 anni, campeggia l’indifferenza, nonostante l’inizio di una crisi che non vede soluzioni, ma un lento continuo declino perseverando su questa rotta. Antonio M. Rinaldi è più ottimista di me e non ho potuto dirgli di no!
Nota di Scenarieconomici.it: accogliamo calorosamente Cesare Ortis e glo ringraziamo per questo post di peso, sperando rinnovi in seguito il desiderio di scrivere
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