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BANCA D’ITALIA SPINGE GLI ISTITUTI DI CREDITO VERSO L’IMMOBILIARE.

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Cari amici,

ammetto che non capisco quale sia la direzione presa dalle banche centrali europee, dalla commissione europea e dalla Banca d’Italia in relazione alla gestione degli NPL, perchè, invece di lavorare con i debitori  ed eventualmente con il Tesoro, per superare il problema delle sofferenze, si cercano soluzioni che puniscono ulteriormente i debitori e che aumentano la risciosità del sistema bancario.

Mi riferisco al documento attualmente in consultazione sul sito della BI relativo agli investimenti immobiliari delle banche.

Praticamente la proposta in discussione vuole demolire uno dei cardini di sicurezza nel sistema bancario, cioè la limitazione al’acquisto ed alla detenzione di immobili e di partecipazioni azionarie. Queste classi di attivo sono state tradizionalmente limitate negli istituti di credito, avendo come limite i mezzi propri , perchè si tratta di investimenti a lungo termine, d un attivo oggettivamente “Immobilizzato” (si chiamano beni immobili non per nulla) che sono in contrasto con la durata breve-media di gran parte del passivo degli istituti di credito. Storicamente gli istituti di credito pieni di immobili e partecipazioni societarie sono delle bombe a tempo, come ci ricorda la storia con i casi della banche saltate dopo la prima guerra mondiale, ma questo tabù viene a saltare con la finalità dichiarata di aiutare la banche a “Digerire” gli immobili derivanti dagli NPL.

Ecco quindi il via libera a partecipazioni nelle REOCO, termine inglese per Real Estate Owned COmpany, che dovebbero gestire gli immobili destinati all’asta, e di società di gestione, con i limiti del possesso diretto che saltano purchè il possesso avvenga ” in un arco di tempo ragionevole, tenuto conto dell’obiettivo di preservare il valore di realizzo”.

Lasciamo che chi è più bravo di noi si stracci le vesti sul tema. NOi, sommessamente, osserviamo che:

  • “L’arco di tempo ragionevole”, rebus sic stantibus, potrebbe variare dall’uno ai cento anni, perchè tutto dipende da quale fu il valore dato a garanzia dei beni e dai beni stessi: ad esempio se sono uffici vuoti o complessi industriali in disuso si tratta di aspettare una vera ripresa economica. Nel frattempo il bilancio bancario resta zavorrato e rischioso..
  • La sensazione è che, dato che il business bancario non rende più molto, si autorizzino gli istituti di credito nel trasformarsi in società immobiliari, con la scusa della gestione degli NPL. Va tutto bene, ma gli azionisti sono d’accordo su questo surrettizio cambiamento dell’oggetto sociale?
  • Naturalmente il fatto che questi immobili provengano sia da speculatori, sia da piccoli imprenditori rimasti in mutande è un aspetto perfettamente secondario per Banca d’Italia. Del resto Palazzo Koch non è mica un istituto di carattere sociale, anzi, la sua finalità è quasi predatoria del sistema economico, perchè, se no, sarebbe stata nel tempo fermamente anti euro. Avremo quindi più famiglie sul lastrico, ma questo è di nessun interesse per nessuno.

Quindi una soluzione che non va nel senso di una maggiore solidità delle banche , di una tutela dei sofferenti, ma che invece tutela gli interessi dei alcune categorie professionali specifiche. Essendo contro l’interesse del pubblico, ma coerente con indicazioni che vengono dall’alto,  questa riforma sarà sicuramente approvata.

 


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