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BACK TO 2011: ANCHE RENZI RISCHIA DI ESSERE SOSTITUITO DA UN GOVERNO TECNICO?

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I segnali ci sono tutti.

L’attacco a Renzi da parte di Bruxelles è ormai pressante: prima il Presidente della Commissione Juncker che lamenta di non avere un vero interlocutore in Italia, poi Weber, Capogruppo al Parlamento Europeo del PPE, che accusa il premier durante l’assemblea plenaria con queste pesanti parole: “Quando vediamo che l’Italia non è disposta ad aiutare la Turchia se non in cambio di una contropartita tutto ciò va a svantaggio dell’Europa, della sua forza e della sua credibilità. Renzi sta mettendo a repentaglio la credibilità europea a vantaggio del populismo“, infine il Vice Presidente della Commissione Dombrovskis che ammonisce che la flessibilità concessa all’Italia è a tempo e che l’Italia deve sbrigarsi a fare le riforme.

A ciò si deve aggiungere la tensione di questi giorni nei mercati riguardo le quotazioni delle banche italiane, tutte in ribasso, soprattutto CaRiGe e MPS che hanno perso in un mese rispettivamente il 50% ed il 45% del valore delle azioni, la rigidità mostrata nei confronti del salvataggio di Banca Etruria e delle altre coinvolte nel bail-in, con la Commissione che aveva avvertito minacciosamente prima che il piano fosse formulato che avrebbe potuto considerare aiuto di Stato l’utilizzo del Fondo Interbancario (intervento che avrebbe evitato il bagno di sangue degli azionisti/obbligazionisti) e la formulazione del c.d. rapporto Baltz (europarlamentare tedesco…) che costringerebbe le nostre banche, piene di titoli di Stato, a mettere da parte delle somme a riserva per il “rischio debito sovrano”.

La finalità di questi attacchi alla politica ed all’economia italiana sembra solo una: costringere Renzi a piegare la testa all’UE a trazione tedesca, come ha fatto Tsipras accettando la nuova stretta di austerità (che però qualche problema lo sta creando, nel silenzio complice dei media degli altri Paesi), ovvero farlo semplicemente fuori politicamente, sostituendolo con un Presidente del Consiglio più malleabile, magari sostenuto da un Governo tecnico, nel nome dell’emergenza. Guarda caso lo spread che finora se n’era stato buono intorno a soglia 100, nonostante il bail-in e le borse a picco, in pochi giorni ha toccato quota 130; un monito a Renzi ed all’Italia che ha nel finanziamento del debito pubblico il suo punto debole e quindi utilizzabile per ricattare l’Esecutivo.

I giornalisti italiani più vicini alle posizioni europee hanno già bacchettato il Premier per la sua lite con Bruxelles ed i suoi strali all’Europa del rigore, accusandolo di prendere una posizione anti-tedesca, per cercare il consenso facile dei populisti, Vedremo se a breve ci sarà qualche editoriale che comincerà a suggerire che l’esperienza di questo Governo è ormai finita e che la spinta delle riforme si è esaurita: sarebbe questa l’anticamera del nuovo “fate presto”.


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