Attualità
Babbo Natale è populista, la Befana è rigorista di Massimiliano Lenzi.
Babbo Natale è populista, la Befana è rigorista. In questi giorni di tensioni e dibattiti continui sulla manovra del governo grillo-leghista, sui bracci di ferro con Bruxelles, su Salvini e Di Maio da una parte ed i Moscovici dall’altra, con Mario Monti, senatore a vita, che accusa i leader di 5 Stelle e Lega di populismo, una domanda – complice il clima natalizio che sale nel Paese tra alberi addobbati, presepi allestiti, canzoni ovunque, in tono Merry Christmas – ci assale: ma Babbo Natale sarebbe stato rigorista o populista?
Insomma, sarebbe dalla parte di Monti e Moscovici o da quella di Salvini e Di Maio? Un interrogativo che ci aiuta a sciogliere l’Oxford Dictionary che definisce il termine populismo come quel muoversi che “si sforza di piacere alle persone che sentono che i propri problemi sono trascurati dalle élite”. Chi più dei bambini e degli adulti, sotto Natale, si sente trascurato se non arrivano i regali, indipendentemente dal fatto di essere stati buoni o cattivi?
I regali sono lo sforamento del deficit tra comportamenti e desideri che Babbo Natale appaga comunque, almeno una volta l’anno. Perché nella Dichiarazione di indipendenza americana, che non era scritta certo da bischeri, tra i vari diritti c’è anche quello alla Felicità (dove la maiuscola non è un refuso). E chi, tornando alla definizione del dizionario di Oxford, più di Babbo Natale si sforza di piacere alle persone che magari durante l’anno si sono sentite un pochino trascurate?
Non c’è dubbio, Babbo Natale è un populista, si attende per lui nell’ordine: critica del prof. Mario Monti, telefonata di Moscovici per lo sforamento nel rapporto regali/meriti e magari pure una tirata d’orecchie dalla Merkel perché questo Babbo Natale dovrebbe fare i compiti a casa prima di spendere nei doni. Tutto inutile perché Babbo Natale, nonostante tutto, continua a piacere.
Certo, a volte magari ha qualche rallentamento con la slitta, può capitare che si dimentichi un regalo ma è pur sempre il simbolo del diritto di provare a far festa una volta all’anno, a prescindere. Nell’attesa i rigoristi possono consolarsi con la Befana. Sì perché lei, la vecchia con la scopa, non è certo populista. Semmai rigorista. Pensate soltanto a questa cosa insopportabile del portare il carbone ai bambini (e adulti) che si sono comportati male. Non è carina. La speranza è tanto grande e la vita così breve, perché metterla sempre sul piano delle punizioni? Ai buoni, certo, nella calza la Befana infila i dolci, ma i buoni in fondo sono sempre gli stessi.
E poi, chi li sceglie? Lei. Che manichea. Vuoi mettere la laicità di Babbo Natale. Lui che quando arriva, il 24 dicembre notte, le feste sono appena cominciate mentre lei, la Befana, capita tra il 5 ed il 6 di gennaio e tutte le feste se le porta via. Non c’è dubbio: Babbo Natale è populista e la Befana è rigorista. La calza con un po’ di carbone portata da Bruxelles all’Italia altra non è che il dettaglio di questo nuovo bipolarismo natalizio. In fondo, ad ascoltarli bene Luigi Di Maio e Matteo Salvini, in queste settimane e mesi rammentano un vecchio spot di pandori e panettoni degli anni Ottanta dove un signore burbero (ma simpatico) sbottava: “E chi sono io, Babbo Natale?”. Che populista, questo babbo. Ah, se lo vedesse la Befana…
Massimiliano Lenzi, IL TEMPO, 23.12.18
Massimiliano Lenzi
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