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Austerità – un idea pericolosa secondo Mark Blyth

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Austerity is a dangerous idea, dice Mark Blyth l’economista scozzese che sta turbando l’élite finanziaria di mezzo mondo. Questa cosa del “Dobbiamo risparmiare come ogni buon padre di famiglia” la sentiamo ogni giorno, ma mai un paragone è stato più sbagliato di questo. Blyth dice che in tempi del boom sarebbe una cosa saggia risparmiare e rallentare il flusso monetario onde evitare gli shock sistemici, ma in tempi come questi vi pare che dovremmo rallentare ancora di più?

 

Ho trovato questo video molto interessante, Mark Blyth mette a nudo le teorie sull’austerità divulgate dagli euroinomani, come direbbe il nostro amico Diego Fusaro. Blyth ha quel charme tutto suo e molto scottish ma ha anche un inglese altrettanto scozzese e difficilmente comprensibile, quindi vi aiuto un po’! Steve Paikin, l’intervistatore, è esattamente l’opposto ovvero un giornalista d’economia del tipo mainstream, un progressista (ossia di sinistra) e che come vedrete dalle reazioni spesso si trova in completo disaccordo con Blyth.

Un riassunto:

Mentre è visto come una cosa di buonsenso di prendere misure di rigore per combattere le conseguenze delle crisi economiche, Mark Blyth dice che è una idea pericolosa, praticare misure di austerità in situazioni di recessione o stagnazione  economico. E ne ha piena facoltà, difatti è Professore di Politiche Economiche Internazionali alla IVY League Brown University di Rhode Island. Ovviamente il professore ha ricercato il fenomeno dell’austherity comunemente praticata da anni e quasi in tutto il mondo. Lui fa una semplice equazione, dice infatti che dobbiamo immaginare che tutti contemporaneamente decidono di risparmiare, cosa succederebbe? Non rimane abbastanza liquidità nel sistema economico. Ovvero non ci sarebbe valuta che circola da un paese all’altro, insomma tutto il flusso monetario si fermerebbe. Ragazzi guardiamoci attorno, è esattamente quello che è successo! In realtà il suo pensiero va oltre, immaginiamo cosa succede col debito, c’è meno liquidità quindi il peso del debito è maggiore, anzi visto che non potremmo pagarlo i tassi d’interessi lo faranno lievitare maggiormente. Meno soldi significa che il debito si allarga! E questo in un processo non proporzionale, ovvero il debito si allarga tanto di più e Mark fa proprio l’esempio di una grande economia come quella Italiana. Ricordiamoci che il paradigma della stabilità dei prezzi prevede proprio l’adozione di misure d’austerità per contenere il debito e garantire la stabilità di prezzi dei beni e servizi. Se prendiamo difatti il trattato numero 3 di Maastricht troviamo l‘obiettivo della piena occupazione, ma questo è solo un possibile e auspicabile prodotto attuativo del funzionamento ottimale. Le tre premesse strutturali del sistema che ne rappresentano in modo assolutamente esplicito le uniche tre variabili indipendenti, alla cui garanzia è preposta la BCE ed al cui servizio è instaurato il sistema monetario sono:

 

  1. Logica di mercato e centralità assoluta dell’Impresa (nelle relazioni sociali e nei rapporti economici)
  2. Competitività complessiva del sistema a livello adeguato al ritmo(!) dei processi globali
  3. Stabilità dei Prezzi e conseguente tenuta del valore assoluto dell’€uro!!!

 

Quindi proprio il trattato di Maastricht ci dice che la piena occupazione non è il primo obiettivo, ma solo conseguenza ideale dell’attuazione dei vincoli! E in termini reali significa che è più importante la stabilità dei prezzi che non la piena occupazione. Anzi l’UE ci dice che un tasso di disoccupazione attorno al 9% garantisce proprio questa famigerata stabilità dei prezzi e di conseguenza del valore della moneta.

Le misure di austerità sono ingiuste, chi sono quelli che devono appoggiarsi sui servizi dello Stato? Di solito quelli che sono sul fondo della distribuzione del reddito, quelli che non hanno altre possibilità che non affidarsi allo Stato per sostenersi. Mentre quelli al vertice sono quelli, (lo dice Mark!) banditi della finanziarizzazione dell’economia degli ultimi 30 anni, quelli che quindi non hanno un rapporto col basso dove queste misure vengono sentite. Ora la cosa più assurda in tutto questo è che proprio questo vertice è quello che ha prodotto il debito e che ne ha beneficiato. Quindi quelli che non ne hanno tratto alcun beneficio sono esattamente quelli che lo dovranno pagare. Questo produce una sorta di politica tossica e molto pericolosa, nella quale quelli che dovrebbero pagare non vogliono, mentre quelli che non dovrebbero vengono costretti. Le conseguenze sono quelle che si possono osservare nelle elezioni Italiane, ma possono essere anche molto peggiori, questo è quello che ci racconta la storia attuale. (Nota bene, questo video è del 27 marzo 2013, siamo al ridosso del governo Monti e poco prima del governo Letta, Mark Blyth si riferisce infatti al pasticcio delle elezioni 2013, quando fu indotta da Giorgio Napolitano una commissione dei “10 saggi” e si rimase in una sorta di stallo fino a fine Aprile, quando finalmente fu sciolta la riserva e fu annunciata la lista dei ministri dal nuovo presidente del consiglio, appunto il Bilderberghino Enrico Letta.)

 

Quindi il nostro amico Mark combatte l’austerity da tanto e questo in maniera scientifica come ricercatore, alla pari di Stiglitz o Ashoka Mody. Infatti sul suo sito internet lui stesso si definisce un “autore, maestro, commentatore politico e agitatore di massa” http://markblyth.com/. Uno dei suoi paragoni più noti è quello dove dice che dobbiamo immaginare che noi tutti siamo consumatori, anche dei servizi dello Stato, immaginiamo ora che abbiamo un budget di vita (reddito vitale), ora qualcuno ci dice che vengono adottate misure di austerità, quindi un risparmiatore penserà che in futuro il governo spenderà meno soldi e quindi lui pagherà meno tasse, allora deve spendere i soldi subito per “curare” gli effetti della recessione. Questo è semplicemente nonsense, senza senso e contro ogni legge di mercato, ma questo è esattamente quello che ci vogliono far credere (o lo credono veramente?). Quindi le sue conclusioni sono, se si sa che queste misure sono veramente unfair (sleali, ingiuste), che se si adottano tali misure contemporaneamente si induce automaticamente alla crisi e crea una situazione politica altamente tossica, allora perché lo facciamo?

C’è una parte irrazionale, in tutto questo e guarda caso non è affatto nuova, come evidenzia Mark nelle sue ricerche, dicendo che si potrebbe dedurre questa attitudine anche fino indietro al pensiero liberale e alla definizione di proprietà, (risorgimento, rivoluzione francese). Ovviamente la lettura di una politica liberale nel senso più classico va in questa direzione, (limitazione dello Stato, libertà individuale ecc.). In pratica se fossi un uomo ricco non posso fidarmi dello Stato, ma devi! Perché se ce un uomo ricco su 500 poveri, allora questo è costantemente visto con invidia, ecco perché ti serve lo Stato, perché c’è questa ingiusta distribuzione e allora lo Stato deve proteggere questo individuo. Ora uno Stato che è forte abbastanza per proteggere la proprietà o di tenere lontano gli attaccabrighe dalla tua porta, è anche forte abbastanza di toglierti quello che hai. Il problema è che per proteggerti lo si deve anche pagare in forma di tassazione. Ovviamente tu (uomo ricco di prima), non vuoi pagare tasse o il meno possibile e allora ecco dove serve il debito pubblico, perché il governo pagherà te per finanziare loro. Il problema però è che se tutti i ricchi comprassero titoli di debito pubblico, non ci sarebbe un vero investimento (esempio infrastrutture). Ora quello che succederà è che esplode il debito, la capacità dell’economia si riduce e andremo a finire in un gran casino. Ed è questo il motivo perché la politica liberale classica ama il debito pubblico da un lato, ma dall’altro ha un enorme paura in riguardo. Noi in pratica siamo ancora ancorati a questo paradigma, senza alcuna base scientifica, che però ci accompagna nella storia economica già da oltre 400 anni.

 

Su scala globale non tutti i paesi sono inclini a queste politiche austere, basta pensare all’India, la Cina o il Brasile, ma il loro problema è che sono economie fortemente rivolte all’export, quindi si potrebbe pensare che i paesi dell’austerità potrebbero cavarsela perché non tutti sono repressivi. Il problema comincia quando (ipoteticamente) una grande economia pratica l’austerità. Mettiamo che gli USA smettessero di importare Mercedes, Buitoni o acciaio cinese, questo restringimento non verrebbe tollerato dall’economia globale. Ricordiamoci cosa è stato il propulsore della grande crisi, quando simultaneamente le più grandi economie USA, GB e Germania, si sono contratte, il risultato fu devastante. Allora in Giappone furono uccisi funzionari e membri dell’élite finanziaria, oggi il solo governo caduto è quello di Berlusconi, sostituito dal governo tecnico imposto, quello di Mario Monti il tecnocrate. Non meravigliamoci se la gente vota il Movimento 5Stelle, l’unica opzione è scegliere tra antipolitica/antisistema e il sistema che ti domanda di restare altri 5 anni miserabile, senza lavoro ne possibilità, intanto poi staremmo tutti meglio. Ce stato qualcuno che diceva che poi saremmo tutti morti e questo qualcuno era John Maynard Keynes!

 

Il problema europeo delle banche “zombie”! Mark Blyth ci spiega come il problema dell’austerità è grave soprattutto in Europa dove abbiamo un sistema bancario 3 volte quello americano, con due volte il rapporto d’indebitamento (banking leverege), ma con una banca centrale immobilizzata. Dove la FED può semplicemente rilevare gli asset tossici ricapitalizzando la banca, la BCE può solo parlare ma in effetti non può agire in alcun modo. Quindi ci troviamo con delle zombie-banche, piene di asset morti e queste non possono ovviamente riavviare il processo di crescita. Ora tutti questi paesi con le loro banche sotto forte leva finanziaria, non hanno una propria valuta e quindi non possono svalutare la moneta, riequilibrando la moneta. Non ce inflazione, non si può svalutare quindi l’unica opzione che resta è la deflazione, soprattutto salariale. Ci sarebbero delle possibilità come uscire da questa situazione stagnante, ma l’UE non è disposta a prendere queste misure. Qui Mark fa un esempio di austerità al momento giusto, il Canada ha “risparmiato” le proprie risorse negli anni di maggior crescita, ottenendo un surplus di 8%, negli ultimi anni. Questo seguendo esattamente le teorie di Keynes rivelatesi correttissime, anche sulle misure di restringimento in tempi di congiuntura.

 

Quello che spesso sentiamo è che se spendiamo adesso allora indebitiamo i nostri figli, ma se non investiamo adesso allora quello che lasciamo è un economia ristretta che non ammette futuro, ci lasci meno possibilità e saranno più poveri. In compenso saranno un po’ più “solventi”, ora nella valutazione di costi e benefici non mi sembra che questa sia la miglior opzione. Se guardiamo al caso lettone, hanno ricominciato a crescere quando hanno finito di fare “austerity” nel 2010. Forse ci sono anche tanti paesi che non dovrebbero essere nell’€uro, perché non aiutarli ad uscire così che possono risorgere e reintegrarsi? In quanto agli americani, se l’Euro diventasse una vera riserva, cosa che non succederà così velocemente, sarebbe veramente interessante anche per loro.

 

Sull’argomento di spese folli e utili, non dimentichiamo che Boeing nasce dall’ingegneria bellica, come anche internet, l’utilità di un’invenzione spesso è data dall’utilizzo della tecnologia, anche deviando completamente dal motivo per cui è stata concepita. Quindi se prendiamo e tagliamo follemente tutte le spese “inutili” dello Stato, dobbiamo valutare che tagliamo la ricerca, l’invenzione, l’innovazione e questo non produce benessere. Ricordiamoci sempre che la mia spesa è il reddito di qualcun’altro! Quindi l’alternativa all’austerità è semplicemente di smettere di farlo, questo è molto ma molto più furbo e la seconda cosa è di investire intelligentemente nel nostro futuro e di riconoscere che non tutto il debito è un debito cattivo. Stiamo arrivando al punto dove saremmo costretti ad essere furbi basta pensare al cambiamento climatico e tutte queste cose. Questo non significa di stampare soldi a cottimo e far tutto subito, anzi ma se pensiamo allo sviluppo demografico che non ci permetterà di poter sostenere un futuro sistema pensionistico, allora comprendiamo che abbiamo bisogno di riforme su scala globale, ma non dobbiamo fare tutto e subito. La migliore cura contro il debito è la crescita!

 

L’ultima riflessione Mark Blyth la fa sulla riduzione delle tasse per tornare a crescere. Lui dice ricordiamoci che sotto Eisenhower l’aliquota per i ricchi (l’élite finanziaria) era del 91%, poi fu abbassata a 87% e l’America non è mai stata più forte. Susseguentemente si abbassarono le tasse, a 50% poi a 30 e oggi in effetti nessuno paga di più di 17% e con più l’America ha tagliato le tasse più diventò piccola, più debole e più arrabbiata.

Insomma ragazzi sempre più economisti ricercatori si esprimono chiaramente contro l’austerity, evidenziando con prove empiriche che questo tipo di politica non ha alcun fondamento né scientifico, né pratico. Ovvio che chi ha “risparmi” ovvero i cosiddetti asset, vuole un inflazione bassa, enfatizzando la “stabilità dei prezzi”, ma questo amici va a carico nostro, come ci ha illustrato egregiamente Mark Blyth, del quale consiglio il libro per chi legge l’inglese:  https://www.amazon.it/Austerity-History-Dangerous-Mark-Blyth/dp/019982830X


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