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Attacco al convoglio dell’ambasciata USA in Sudan

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Il Segretario di Stato Antony Blinken ha confermato martedì che un convoglio diplomatico statunitense è stato colpito da un intenso fuoco d’arma nella capitale del Sudan, in seguito a diversi giorni di combattimenti tra l’esercito e un gruppo paramilitare rivale in lotta per il governo della nazione.

Nelle dichiarazioni rilasciate dal Giappone, Blinken ha definito l’attacco, che secondo i rapporti internazionali comprendeva almeno 100 colpi sparati contro il convoglio dell’ambasciata statunitense, un attacco “sconsiderato” e “irresponsabile” e ha invitato entrambe le parti del conflitto a mantenere la sicurezza del personale diplomatico americano.

Ha confermato che nessuno degli americani è rimasto ferito e che il convoglio ha subito il fuoco nonostante portasse chiaramente targhe diplomatiche e una bandiera statunitense. Si ritiene che gli aggressori siano affiliati alla milizia sudanese Rapid Support Forces (RSF) di Khartoum, soprattutto se si considera che gli aggressori della stessa milizia erano probabilmente dietro un precedente attacco all’ambasciatore dell’UE nella sua stessa residenza.

L’ambasciatore statunitense in Sudan John Godfrey non è stato ferito nel raro incidente, né viaggiava nel convoglio statunitense quando è stato colpito.

La RSF è stata coinvolta in una battaglia con le forze armate del Paese per diversi giorni, con due generali rivali a capo del conflitto civile, e mentre il bilancio delle vittime sale, superando i 185 morti a partire da martedì. Il Segretario generale dell’ONU António Guterres ha avvertito che il conflitto, che si sta intensificando, “è ormai catastrofico” per i civili ed è un disastro umanitario in corso.

Blinken, inoltre, nel briefing stampa di martedì ha detto di aver parlato per telefono con i capi militari di entrambe le parti rivali. Ha informato il comandante delle forze armate sudanesi, generale Abdel Fattah al-Burhan, e il comandante della milizia RSF, Mohamed Hamdan Dagalo (noto come Hemedti), che devono garantire la sicurezza dei civili, del personale diplomatico e degli operatori umanitari.

Inoltre, secondo Axios, “Blinken ha detto di aver proposto ai due generali un cessate il fuoco umanitario di 24 ore in Sudan, che consentirebbe la consegna degli aiuti e potrebbe essere la base per una cessazione più stabile delle ostilità”. Però per ora le

L’esercito sudanese ha inizialmente dichiarato di aver accettato una pausa di 24 ore nei combattimenti a partire da martedì, ma sembra che la situazione sia già precipitata, dato che RSF ha subito accusato le forze armate sudanesi di “non aver rispettato” l’accordo. Nuovi combattimenti stanno nuovamente scoppiando. La situazione rimane fluida e poco chiara, secondo il NY Times:

In un comunicato, l’esercito ha accusato le Forze armate di cercare di usare il cessate il fuoco “per coprire la schiacciante sconfitta che riceverà entro poche ore”. Ma i media in lingua araba hanno riferito che il capo dell’esercito, il gen. Abdel Fattah al-Burhan, ha accettato l’accordo.

Durante il fine settimana, quando forti spari ed esplosioni hanno scosso la capitale, al personale dell’ambasciata statunitense e ai cittadini americani presenti nel Paese è stato detto di “rifugiarsi sul posto”, dopodiché sono iniziate le evacuazioni d’emergenza mentre la situazione precipitava.

Di seguito è riportato un grafico che mostra quanto il Sudan sia stato soggetto a colpi di stato nell’arco di decenni…


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